Per la rubrica promossa dalla Fondazione Gambero Rosso e dedicata alla parità di genere, abbiamo intervistato Riccardo Felicetti, Amministratore Delegato di Pastificio Felicetti.
La Fondazione Gambero Rosso, creata con lo scopo di dare attenzione e risalto ai temi di ordine sociale e della ricerca, porta avanti questa rubrica dedicata alle donne, non tanto perché crediamo nelle quote rosa ma perché è fondamentale parlare e sensibilizzare sulla parità di genere. Ed è altrettanto fondamentale farci portavoce di donne che hanno raggiunto importanti obiettivi nel proprio settore. Qui l'intervista a Riccardo Felicetti.
Intervista a Riccardo Felicetti
C'è ancora un forte gender gap nelle aziende italiane. Quali proposte o modifiche proporrebbe alle autorità di governo per accelerare il raggiungimento della parità?
Non so se ci siano delle proposte da fare a livello governativo. Non sono nemmeno certo che le “quote rosa” in azienda risolveranno il problema di secoli di visioni e decisioni “maschili”. È necessario un profondo cambiamento di mentalità. Il rispetto per la donna e il suo ruolo in azienda non passa per regole imposte, ma per educazione e apertura mentale che debbono essere la base dì una serena convivenza, familiare e lavorativa.
Nella sua esperienza lavorativa è mai venuto a conoscenza di episodi discriminatori nei confronti di una donna? Se sì, quali interventi ha adottato?
Non credo di poter ricordare episodi esplicitamente discriminatori, ma di certo ho riconosciuto talvolta un’attitudine creata da consuetudini che vedevano certi ruoli “complessi” da ricoprire per una donna.
Nel suo attuale ruolo quali leve gestionali sta utilizzando per facilitare il mondo femminile?
Più che facilitare il mondo femminile, credo che si tratti di iniziare a considerare l’universo rosa non come “uguale”, ma come “felicemente diverso”, e fruire di questa diversità (e diversa visione) in ogni momento della vita dell’azienda.
Quali modalità e quali formule suggerisce per sensibilizzare e rendere consapevole il mondo maschile di questo gap? Un gap che, peraltro, ha conseguenze anche sul Pil.
Anche qui noto una particolarità che va sottolineata: perché debbo rendere consapevole il mondo maschile di questo gap? È l’azienda nel suo complesso che deve trasformarsi, se già non l’ha fatto, uscendo dalla categorizzazione per genere ed entrando nel mondo delle opportunità della persona, delle sue diversità e peculiarità in generale.
Quale messaggio o consiglio si sente di dare alle giovani generazioni in riferimento a questa tematica?
Un messaggio sempre valido: non temere chi è diverso, per sesso, colore della pelle, educazione o mentalità, poiché è dall’incrocio delle diversità che nascono le migliori idee nella società, e anche in azienda.