La Fondazione Gambero Rosso, creata con lo scopo di dare attenzione e risalto ai temi di ordine sociale e della ricerca, porta avanti questa rubrica dedicata alle donne, non tanto perché crediamo nelle quote rosa ma perché è fondamentale parlare e sensibilizzare sulla parità di genere. Ed è altrettanto fondamentale farci portavoce di donne che hanno raggiunto importanti obiettivi nel proprio settore. Qui l'intervista a Giovanna Prandini, Amministratore Delegato dell’azienda vinicola Perla del Garda, dove producono vini Lugana DOP sostenibili.
Intervista a Giovanna Prandini
Nella sua esperienza lavorativa quali sono stati – se ce ne sono stati - gli ostacoli che lei ha dovuto affrontare in quanto donna?
Nella mia esperienza aziendale non ho trovato ostacoli per il fatto di essere donna. Semmai un po’ di stupore da parte dei miei collaboratori in vigneto, quando ho deciso di estendere la direzione aziendale dalla cantina a tutta la filiera fino alla produzione delle uve. Le donne in agricoltura sono sempre più protagoniste nelle aziende a conduzione familiare ed è anche per questo che il nostro settore sta facendo passi da gigante grazie al cambio generazionale. Nella mia storia io penso sia stato premiante aver avuto sin da subito un atteggiamento di ascolto nei confronti dei collaboratori con maggiore esperienza rispetto alla mia sugli aspetti agronomici, spesso i migliori risultati vengono proprio da un confronto rispettoso e leale. Sul piano commerciale devo riconoscere che il mercato è molto laico: il merito viene premiato quasi sempre, talvolta solo sul piano culturale esistono ancora alcune reticenze.
Nel suo attuale ruolo quali leve gestionali sta utilizzando per facilitare il mondo femminile?
Oggi sono Presidente del Consiglio di Amministrazione e nella mia attività ho sempre riconosciuto alle dipendenti donne condizioni di flessibilità coerenti con gli impegni familiari o scolastici dei figli. In cantina la capo ufficio e responsabile accoglienza è una giovane donna, mamma di due bambini. In sede di selezione
del personale cerco di scegliere in modo oggettivo ed inclusivo, la differenza di genere è un elemento che arricchisce la sensibilità e la eterogeneità del team di lavoro: cerco di essere attenta a cogliere entusiasmo e dedizione, passione e cura per me valgono più di un curriculum con ottimi voti.
Quali proposte o modifiche proporrebbe alle autorità di governo per accelerare il raggiungimento della parità?
Personalmente sono favorevole alle quote rosa, nella mia esperienza il mercato è molto più onesto nel valorizzare il merito rispetto alle istituzioni che nominano per cooptazione. Dare l’opportunità di partecipare alle decisioni strategiche di una organizzazione pubblica o privata è un diritto che non può essere negato ad una donna a parità di condizioni e titoli. Prevedere pertanto una quota minima di donne in Parlamento o nel Consiglio di Amministrazione di un ente plurale è probabilmente ancora oggi una necessità in Italia perché ancora non è stata conseguita una cultura diffusa che riconosca pari dignità. Auspico in primis un investimento formativo sulle nuove generazioni affinché si distacchino da pregiudizi arcaici e le giovani donne possano vivere a pieno il proprio percorso di studi o lavorativo in base alla inclinazione personale senza condizionamenti.
Quali modalità e quali formule suggerisce per sensibilizzare e rendere consapevole il mondo maschile di questo gap? Un gap che, peraltro, ha conseguenze anche sul Pil.
Il mondo maschile italiano è già consapevole di questo gap, ciò che manca è agire insieme per colmare le lacune con il fine di: premiare il merito, formare cultura di impresa e rappresentare adeguatamente il patrimonio culturale che la società già esprime nelle istituzioni, chiamate a prendere decisioni per il futuro del nostro Paese.
Ci racconti un aneddoto (positivo o negativo) di una delle sue esperienze sul tema.
Mi capitò anni fa di essere invitata come relatrice ad un importante convegno: ero la più giovane dei relatori e per di più donna. Ricordo molto bene l’atteggiamento di supponenza di chi intervenne sul tema prima di me e la sorpresa di ascoltare una voce fuori dal coro. Uscii dal "mood" delle lamentele sul sistema Paese e sulla drammaticità delle migrazioni di giovani neolaureati all’estero, auspicando che si intervenisse sulla educazione civica dei giovani nonché sulla libertà di scelta per le giovani ragazze desiderose di approfondire gli studi in discipline Stem, o di misurarsi con il mercato del lavoro in altri Paesi. Dopo diversi mesi ricevetti una mail di una imprenditrice agricola che aveva letto le mie dichiarazioni sulla stampa e seguito con curiosità il mio percorso professionale, quella lettera personale di ringraziamento mi commosse e fu uno dei doni più grandi del mio percorso lavorativo.