La Fondazione Gambero Rosso, creata con lo scopo di dare attenzione e risalto ai temi di ordine sociale e della ricerca, porta avanti questa rubrica dedicata alle donne, non tanto perché crediamo nelle quote rosa ma perché è fondamentale parlare e sensibilizzare sulla parità di genere. Ed è altrettanto fondamentale farci portavoce di donne che hanno raggiunto importanti obiettivi nel proprio settore. Qui l'intervista alla chef Caterina Ceraudo.
Intervista a Caterina Ceraudo
Nella sua esperienza lavorativa quali sono stati – se ce ne sono stati - gli ostacoli che lei ha dovuto affrontare in quanto donna?
Conciliare impegni professionali e familiari è un quotidiano esercizio di equilibrismo, in particolare per le donne che lavorano in proprio. Io sono stata fortunata perché dopo la laurea in enologia e la specializzazione presso l’accademia di Niko Romito, ho potuto assecondare la mia passione per la cucina e inserirmi senza problemi nell’azienda di famiglia, dove ho messo in pratica, nel ristorane Dattilo, le mie idee. Ho sempre potuto contare sul prezioso sostegno della mia famiglia, e ora anche quella di mio marito che è il mio sous-chef. Gli ostacoli sono quasi tutti sociali poiché purtroppo mancano politiche di sostegno, soprattutto quello culturale. La cura delle famiglie è ancora solo nelle mani delle donne, che oltre al lavoro devono badare a troppe cose a livello personale, e per questo non possono assumere impegni importanti proprio per mancanza di tempo e disponibilità.
Nel suo attuale ruolo quali leve gestionali sta utilizzando per facilitare il mondo femminile?
Ceraudo e Dattilo sono per la maggior parte gestite da collaboratrici donne. Mia Sorella Susy e io (Susy si occupa del marketing dell’azienda e di tutto ciò che non riguarda la cucina in Dattilo) abbiamo un rapporto orizzontatale con le nostre collaboratrici, mai verticale. Molte lavorano con noi da tanti anni e cerchiamo sempre di essere attente ai loro bisogni. Il mio desiderio, e quello della mia famiglia, è da sempre quello di poter fare qualcosa per la tutela dell’ambiente e per la riduzione dell’inquinamento. Oggi, essendo anche mamma, mi sento in dovere di contribuire a rendere il futuro delle nuove generazioni migliore, per quanto possibile, permettendo a chi verrà di vivere in un pianeta migliore di questo. Abbiamo lavorato a più livelli -sia agronomici che enologici- per essere sostenibili: il vino è da sempre certificato biologico, così come l’olio. Nel nostro ristorante gli scarti e la materia prima stagionale sono gli elementi principali dei menu che creo e propongo. Conservare significa allungare la vita delle cose e dell’ambiente.
Quali proposte o modifiche proporrebbe alle autorità di governo per accelerare il raggiungimento della parità?
Il passo verso l’indipendenza è una questione legata al reddito poiché per ogni cambiamento della situazione familiare, come in caso di maternità, ci si pone il problema della sostenibilità economica: come è possibile avvalersi del supporti di una baby-sitter o di un aiuto domestico senza che questo infierisca drasticamente nel budget di una famiglia? Anche l’assistenza a genitori anziani grava in larga misura sulle donne alla stregua dei figli. Inoltre, non solo nell’ottica di fare cultura d’impresa, ma in generale di cultura sociale, il governo dovrebbe portare avanti programmi che insegnino ai bambini, sin da piccoli, che le differenze di genere non esistono, portando avanti politiche di parità.
Quali modalità e quali formule suggerisce per sensibilizzare e rendere consapevole il mondo maschile di questo gap? Un gap che, peraltro, ha conseguenze anche sul Pil.
Il mondo del lavoro e in particolare dell’imprenditoria femminile è complicato e pieno di ostacoli, avere un confronto diretto con tutti coloro che fanno impresa, aiuta a superare gli ostacoli e credere più in noi stesse. A mio parere le azioni concrete per superare il gap sono due: educazione a partire dalle scuole e formazione, anche nelle aziende.
Ci racconti un aneddoto (positivo o negativo) di una delle sue esperienze sul tema.
Ho un ricordo felice appena sono rimasta incinta di Anita, la mia seconda figlia. Molte chef donna, ma anche uomini, mi hanno chiamata per rincuorarmi, supportarmi e darmi dei suggerimenti per organizzarmi sul lavoro. Questo mi ha molto colpito perché le persone che hanno fatto prima di me questo percorso, hanno voluto regalarmi un loro pezzo di vita, per aiutarmi a vivere senza stress una situazione che certamente sarebbe stata molto impegnativa. L’ho trovato un gesto di grande umanità e solidarietà, i loro consigli sono stati davvero preziosi per me.