Continua il viaggio alla scoperta dei premi speciali della guida Oli d’Italia 2022. Oggi incontriamo Angelo Oliverio dell'azienda Jannìa vincitrice del premio miglior monocultivar. Angelo e Francesca Oliverio hanno recuperato un uliveto secolare di famiglia di 3 ettari con l'idea di continuare l'attività con gli uliveti altrimenti abbandonati nell’area della pre-Sila. La cultivar è tipica, la Pennulara impiantata dai monaci Basiliani intorno all’anno 1000.
Quali sono state le tappe principali nella vostra storia che vi hanno portato a questi risultati?
Abbiamo avuto la fortuna di riscoprire l'uliveto di famiglia e rimanere folgorati da questa coltura meravigliosa, tenace e longeva. È meraviglioso per noi lavorare su esemplari secolari perfettamente in salute, che abbiamo rispettato e studiato geneticamente per capirne il potenziale.
Da qui sin da subito ci siamo avvalsi dell'esperienza di un agronomo specializzato in olivicoltura, Thomas Vatrano, che collabora anche con l'Università degli Studi di Catanzaro, e di una squadra di potatori appassionati guidati da Pasquale Loria (altro produttore appassionato del posto) con i quali ci siamo confrontati continuamente nelle diverse fasi del ciclo vegetativo e produttivo.
Come si raggiunge un tale livello di qualità?
Fondamentali si sono rivelati la raccolta a inizio invaiatura e la tempestività con cui dopo la raccolta le olive sono state molite (entro 2 ore). Non ultima la professionalità del lavoro del frantoio Gracia del Vurdoj, che ha garantito il metodo continuo con estrazione a freddo e con temperature di gramolazione intorno ai 25 °C.
Come si muove l'azienda sul fronte commerciale?
Da piccoli produttori, cerchiamo di promuovere in prima persona il nostro olio presso quei ristoranti, enoteche e alberghi attenti alla qualità. Cerchiamo di promuovere la cultura dell'olio evo anche attraverso il nostro sito e i nostri social con la vendita diretta al consumatore finale, con l'idea che si debba partire innanzitutto dalla consapevolezza di chi lo acquista.
Quali sono, a vostro avviso, le azioni necessarie per poter migliorare il comparto olivicolo?
Diffondere la cultura e la consapevolezza dell'olio evo, che fa parte della nostra identità e storia. Questo andrebbe fatto anche attraverso degustazioni comparative al grande pubblico, per presentare oli di regioni diverse con caratteristiche diverse. Non ultimo, come avviene per il vino, il consumatore può scoprire che l'abbinamento al giusto olio evo può non solo valorizzare, ma addirittura cambiare le percezioni sensoriali di un piatto. C'è spazio per tutti i produttori italiani in un comparto che ha davvero tanto potenziale inespresso.
Come andrebbe cambiata o migliorata secondo voi la comunicazione dell'extravergine di qualità?
Se ne dovrebbe parlare di più soprattutto come prodotto nutraceutico: non solo come "semplice" condimento, ma come alimento estremamente salutare e importante nella prevenzione di tante patologie. Del resto la prevenzione inizia a tavola.
Qual è il vostro approccio al concetto di sostenibilità ambientale?
Spesso il buon senso di chi ci ha preceduto ha in sé la soluzione. Evitare il chimico in concimazione, rispettare l'ecosistema lasciando crescere l'erba e le piante spontanee nell'uliveto favorendo la biodiversità. Inoltre, cercare collaborazioni vicine e di qualità, evitando così emissioni di carburante eccessive nelle diverse fasi di trasporto. Favorire dove possibile il lavoro manuale a quello meccanico. Si potrebbe fare ancora di più sfruttando le energie rinnovabili, ma questo è un processo lungo e oneroso che cercheremo di attuare appena sarà nelle nostre forze.
Angelo Oliverio - San Giovanni in Fiore (CS) – via Maruzza, 1 - 333 8342935 – jannia.it
a cura di Indra Galbo