Intersect arriva a New York
I numeri non ingannano. In più di 16mila metri quadri, distribuiti su tre piani, Lexus vuole dimostrare al mondo la sua affinità con il lusso, l’innovazione e il design. Con questo obiettivo, qualche anno fa, è nato il progetto Intersect, un concept multidisciplinare già battezzato a Tokyo (2013) e Dubai, che da qualche giorno ha esordito anche a New York, nel cuore del Meatpacking District, nello spazio più ambizioso, e grande, di sempre. Dietro c’è la firma del designer Masamichi Katayama di Wonderwall, che per il marchio giapponese nato come costola di Toyota, ha già seguito i progetti precedenti. Tutto parte dal mondo delle automobili, com’è chiaro da numerosi riferimenti disseminati sui tre piani, per esempio l’espositore da parete con 1200 modellini di auto in miniatura; ma Intersect vuole essere soprattutto uno spazio da vivere, dedicato alla città. E per questo diventa casa della tecnologia, del design, dell’ospitalità (il concetto giapponese di omotenashi, la cultura dell’ospitalità), dell’intrattenimento… E del cibo. Intersezioni culturali, come suggerisce il nome, che puntano sulla collaborazione di nomi celebri, creativi, artisti, chef, chiamati a muoversi in un contesto esclusivo, ma non per questo negato al pubblico. Anzi.
Il cibo è ospitalità
Nella distribuzione degli spazi, al piano strada trova collocazione il Caffè, che affianca la boutique di design; al primo piano, invece, si sviluppa il cuore dell’offerta gastronomica, con ristorante e cocktail bar. Più su, l’area riservato agli eventi, un grande spazio per mostre, proiezioni, rappresentazioni del brand. E per strutturare la proposta di ristorazione, Lexus ha scelto di affidarsi a chi conosce bene la scena gastronomica newyorkese, delegando all’Union Square Hospitality Group di Danny Meyer la gestione di un ristorante che giocherà sull’effetto sorpresa, ospitando a rotazione chef di fama internazionale in arrivo da tutto il mondo. Ad accoglierli ci sarà il resident chef Nickolas Martinez, in arrivo da esperienze al Four Seasons e all’Atelier di Joel Robuchon, ma il menu del ristorante asseconderà l’attitudine dei cuochi che si avvicenderanno in cucina ogni 4-6 mesi.
Collaborazioni d’autore
Inizia (ha già iniziato) il francese Gregory Marchand, esponente della bistronomie parigina da Frenchie, che cura l’offerta del ristorante e del bar, oltre che del caffè al piano inferiore. E in carta le influenze francesi – quelle che hanno recentemente consegnato la prima stella a uno dei campioni della cucina francese in città, Daniel Rose a Le Coucou – non si fanno attendere: terrina di foie gras, gnocchi alla parigina con funghi, coda di rospo con sedano rapa, zabaione al caffè e aglio nero; mentre al bar l’offerta strizza l’occhio ai classici di un bancone internazionale, tra caesar salad e pastrami, e la pasticceria di Kaz Fujimura. Cocktail firmati da Andrea Morris e 50 posti a sedere in sala. L’idea è quella di offrire a chef internazionali ancora poco conosciuti in città un palcoscenico per esprimere la propria personalità, facendo del quartier generale di Lexus una piazza conviviale e creativa e condivisione di idee ben distante dall’immaginario di una concessionaria automobilistica. E da un punto di vista gastronomico è l’esperienza finora più ambiziosa concretizzata dal gruppo, che per lo spazio di Tokyo si affida alla proposta di bistrot giapponese di stampo moderno, mentre per Intersect Dubai ha studiato, senza il coinvolgimento di grandi nomi, il format Culinology, puntando sulla valorizzazione di prodotti artigianali e di stagione.
Ma Lexus non è nuova a collaborazioni con il mondo della gastronomia d’autore. In Italia, qualcuno ricorderà il progetto che due anni fa, in occasione del Fuorisalone milanese, coinvolse Yoji Tokujoshi nella realizzazione di un’installazione multisensoriale, con lo chef impegnato a creare piatti ispirati alla forza dell’acqua.
a cura di Livia Montagnoli