“A breve le macchine rimpiazzeranno il tuo lavoro”. Chissà se qualche copywriter ha già trovato questo messaggio premonitore in uno dei suoi biscotti della fortuna, che da qualche tempo contengono bigliettini prodotti dall’intelligenza artificiale. La rivoluzione arriva dagli Stati Uniti, dove un’azienda di New York ha iniziato a utilizzare ChatGPT per produrre un numero potenzialmente illimitato di aforismi per i tipici dolcetti dei ristoranti cinesi. La società si chiama OpenFortune e sta agitando un settore caratterizzato da poche storiche aziende, responsabili sia della produzione dei biscotti che del loro contenuto, a volte scritto ancora in prima persona dai proprietari coadiuvati da piccoli team di copywriter.
L'AI scrive i messaggi dei biscotti della fortuna: un settore diviso
Quello dei biscotti della fortuna è un business enorme che riguarda circa tre miliardi di dolcetti ogni anno, e ora si trova di fronte a un bivio: alcune aziende hanno già deciso di utilizzare i nuovi messaggi scritti dall’AI, mentre altre rifiutano quest’innovazione sostenendo che tecnologie intelligenti non siano sinonimo di messaggi intelligenti. Il Wall Street Journal ha analizzato i vari punti di vista dei produttori, che spesso sono coinvolti in prima persona nel processo creativo.
Charles Li, proprietario di Winfar Foods, azienda di Chicago che fornisce biscotti della fortuna a oltre undicimila ristoranti negli Stati Uniti, passa ore e ore a creare insieme al patrigno gli aforismi da inserire nei dolcetti e sostiene che adottare l’intelligenza artificiale consentirà loro di risparmiare sempre più tempo, per questo ha scelto di utilizzare i servizi di OpenFortune. Al contrario, Kevin Chan, co-proprietario della Golden Gate Fortune Cookie Factory a San Francisco, ritiene che i messaggi scritti dall’intelligenza artificiale siano “un segno di una società che si muove troppo in fretta”. Chan ha cominciato a scrivere i messaggi da adolescente per aiutare la madre e spesso attinge dagli aforismi di Confucio. Per riassumere il lato più romantico del suo mestiere che sembra destinato a scomparire ha detto: “I biscotti della fortuna sono una forma di meditazione e le persone oggi hanno bisogno di meditare. Noi siamo umani, i computer sono solo computer”.
Il problema del contenuto
Wonton Food, un’azienda di New York che rifornisce più di quarantamila ristoranti, scrive i propri aforismi fin dagli anni ’70. Per abbassare le possibilità che un locale abbia due biscotti con messaggi uguali, ogni anno ne sceglie cinquemila diversi dal proprio database, che ne conta oltre quindicimila. Molti di questi sono stati ideati da Donald Lau, un ex banchiere diventato prima copywriter e poi dirigente dell’azienda, che ne scriveva più di cento ogni anno per alimentare l’archivio. Dopo il pensionamento di Lau, Wonton Food ha deciso di affidarsi ai metodi tradizionali e assumere nuovi scrittori sostenendo che, una volta applicate le restrizioni per evitare messaggi offensivi, l’intelligenza artificiale sia in grado di produrre più che altro messaggi criptici o noiosi. Shawn Porat, Chief Financial Officer di Open Fortune, e il suo socio Matt Williams, dicono che il loro obiettivo non è quello di interferire con la tradizione, ma di migliorare un processo creativo che valutano lungo e complesso e non si rinnova da più di un secolo.
Porat sostiene anche che la tendenza di ChatGPT di fornire occasionalmente risposte criptiche la rende una tecnologia perfetta per questo lavoro, proprio perché a volte il messaggio contenuto nei biscotti della fortuna è poco chiaro e lascia spazio a diverse interpretazioni. In Italia subentra un ulteriore problema, quello della traduzione difficoltosa degli aforismi che a volte perdono il loro significato originale, altre sono del tutto sgrammaticati. Con l’utilizzo dell’intelligenza artificiale questa complicazione potrebbe essere parzialmente risolta, magari utilizzandola proprio per scriverli direttamente in italiano.
I biscotti della fortuna non sono una tradizione cinese
A differenza di quello che potremmo pensare, i biscotti della fortuna sono un’usanza occidentale ereditata nel diciannovesimo secolo dal Giappone, e in Cina è piuttosto difficile trovarli. Secondo il Museum of Food and Drink i biscotti sono stati importati negli Stati Uniti, nello specifico in California, da immigrati giapponesi e successivamente sono stati adottati dai ristoranti cinesi. Anche se diversi storici sono divisi sull’effettiva origine, la versione più accreditata è quella della ricercatrice Yasuko Nakamachi che ha ricostruito le radici dei biscotti negli tsujiura senbei – cracker della fortuna – che erano più grossi e con un impasto più scuro di sesamo e miso, accompagnati da un messaggio scritto su un foglietto di carta infilato nella piega.
a cura di Maurizio Gaddi