Turisti contingentati e città con biglietto d'ingresso: metà degli italiani vuole limiti all'overtourism

12 Ago 2024, 16:00 | a cura di
Gli italiani non sono contrari all'adozione di strategie di contrasto all'overtourism, come il pagamento di ticket e l'ingresso su prenotazione in alcune aree particolarmente affollate

Gli italiani sono d'accordo a limitare l'accesso nelle aree più turistiche, ma non è così semplice. Mentre le località più gettonate mettono in campo strategie antiaffollamento per gestire il flusso di visitatori in modo da limitare i disagi, la ministra del Turismo Daniela Santanché rilancia sui suoi canali social: «Non lamentiamoci di sovraturismo, lavoriamo per una gestione organizzata, come stiamo facendo»; eppure la convivenza tra residenti e ospiti non è semplice, e le tensioni stanno segnando quest'estate infuocata, scaldata da polemiche vecchie e nuove (come quelle dei balneari). Intendiamoci: non è un affare tutto italiano: Santorini vince la palma di capitale del turismo estivo di quest'anno con oltre 11mila arrivi in un solo giorno su un territorio di meno di 80 metri quadrati, ma la Penisola vive situazioni critiche in diverse aree, come in Salento (che regista prezzi alle stelle), nella Riviera Romagnola e in alcune città d'arte.

Santorini

Il tema è complesso, perché il valore del turismo, in un momento storico complicato (con l'industria in recessione e il rallentamento di agricoltura e costruzioni) è fondamentale nella nostra economia: la crescita delle presenze straniere è tangibile, e potrebbe portare il comparto alla cifra record del 15% sul Pil. Il problema però non cambia: più turisti, più incassi, più disagi per i cittadini. Dal mercato immobiliare inquinato dagli affitti brevi (cui a Barcellona si vuole mettere una stretta) alla mancanza di servizi per i residenti, dalla perdita di autenticità all'affollamento delle strade, dalla trasformazione dei centri storici, ai prezzi impazziti: i problemi non mancano. Tra le iniziative di contenimento di cui si parla di più, ci sono l'introduzione di un ticket d'ingresso in alcune zone calde, come già sperimentato a Venezia e altre strategie per limitare o controllare l'accesso in alcune zone. Iniziative che fanno discutere ma che trovano l'appoggio di buona parte dei cittadini. Lo rivela una ricerca di Jfc diffusa dall'ANSA in anteprima, secondo cui il 49% degli italiani è d'accordo con l'introduzione di metodi per la gestione dei flussi turistici a fronte di un 38,4% contrario. Per qualcuno - il 12,3% - si tratta di misure inutili, «non in grado di produrre benefici reali».

Libera circolazione in luoghi pubblici

Tra le ragioni dell'opposizione a misure di contenimento dei flussi ce ne sono alcune di principio: non è corretto limitare l'accesso a luoghi pubblici (per il 21,5% degli intervistati), non si può limitare la libertà delle persone (per il 16,9%). Del resto, ricorda la ricerca, si deve tenere a mente l'articolo 18 della Costituzione sulla libera circolazione sul territorio nazionale e anche il Codice Mondiale di Etica del Turismo, approvato dall'Unwto che sancisce il diritto al turismo. Tra i favorevoli a misure di contenimento c'è chi guarda alla sostenibilità dei residenti (il 19,2%), chi lo ritiene un modo per non far entrare troppa gente (17,2% ), chi per far stare meglio i turisti presenti (12,9%). Come detto, c'è poi una buona quota di persone che non crede che alcune misure possano portare alcun cambiamento.

Ticket d'ingresso e tassa di soggiorno

Il ticket d'ingresso introdotto da Venezia il 25 aprile scorso, incontra la reazione attenta degli italiani: per un quarto della popolazione il biglietto è un deterrente nella scelta della destinazione, ma sono molti di più (il 68,2%) quelli che valutano anche in base al prezzo del ticket – 5 euro – che incide significatamente nella scelta di visitare o meno la città. Nei fatti l'introduzione di questa tassa d'ingresso, più che gestire i flussi ha aumentato le entrate comunali, come ha spiegato Massimo Feruzzi, ceo di Jfc e responsabile della ricerca: «Alcune amministrazioni comunali, più che pianificare precise strategie di destination management per una corretta gestione dei flussi turistici, hanno deciso di provare a porre un limite al sovraffollamento nella maniera più semplice e anche più remunerativa, che è quella di innalzare il più possibile l'imposta di soggiorno o quella di sbarco, soprattutto nei periodi di alta stagione. Formula, questa, che si è rilevata essere sì funzionale ad aumentare le entrate comunali, ma assolutamente inefficace per arginare gli arrivi».

Critiche sul ticket anche da parte dell'economista Jan van der Borg, docente dell'università Ca' Foscari di Venezia e a Lovanio che qualche settimana fa in un'intervista a Repubblica affermava che secondo lui far contribuire alle spese chi visita non è un'idea sbagliata, «ma è stata implementata male, con un sistema pieno di esenzioni e dagli alti costi di gestione» che non ha portato i risultati sperati, raggiungibili più facilmente con un sistema di prenotazione più democratico, come già avviene in alcune zone come la Città proibita di Pechino o l'Alhambra di Granada, che cercano così di non superare la propria capacità di carico. Non è contrario però al pagamento di una quota di accesso, «Nei musei si paga, penso che un contributo si possa chiedere anche a chi visita un centro storico».

A proposito di quote da pagare per visitare le città, tra le riflessioni fatte nelle ultime settimane ci sono quelle sulla tassa di soggiorno, con l'ipotesi - ancora solo un'ipotesi, sottolinea il Ministero del Turismo in una nota - di aumentarla fino a 25 euro al giorno negli hotel extralusso; mentre, sul lato opposto, il Comune di Castiglione in Teverina ha lanciato l'anti-tassa di soggiorno, sorta di bonus per i biglietti di musei o sconto per degustazioni dei prodotti tipici della zona.

Divieti di circolazione e altre strategie

La parola chiave è limitazione: del numero degli ospiti, degli orari di accesso, della mobilità in entrata. Tra gli esempi riportati dalla ricerca, le targhe alterne fino alla fine di ottobre sulla Statale 163 Amalfitana, il divieto di parcheggio per i pulmann ad Amalfi e quello di comitive superiori a 25 persone e dell'uso di megafoni entrato in vigore il primo agosto a Venezia. Mentre nelle Cinque Terre si alza il prezzo del biglietto del treno che collega le varie località. Nel frattempo l'estate avanza senza risultati significativi. Rimandato tutto al prossimo anno?

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