Cappuccino batte birra: i giovani inglesi spendono più in caffetteria che al pub

8 Set 2024, 09:11 | a cura di
È merito della "cultura delle coccole" se Millenials e Gen Z non rinunciano al loro caffè quotidiano, nonostante l'impennata dei prezzi. I più tirchi? I boomer

Più di 700 sterline l’anno spese in caffè (oltre 830 euro): è il prezzo che i Millenials britannici sono disposti a pagare per la loro tazza quotidiana, che scende a 676 sterline per la Gen Z. Il più popolare? Il caffellatte, seguito dal cappuccino e dal flat white, stando a quanto emerge dall’indagine commissionata da McDonald’s, che sul suo format cafè ha puntato molto. E intanto la birra al pub perde sempre più punti.

Quasi 30mila sterline in caffè per i più giovani

Il prezzo medio di una tazza di caffè a portar via attualmente si aggira sulle 3,40 sterline nel Regno Unito. Una cifra che si fa sempre più significativa ma che non sembra scoraggiare gli appassionati consumatori, che nel corso della loro vita spenderanno quasi 29mila sterline per bevande take away (quasi 35mila euro). La tappa al bar è irrinunciabile: nonostante molti posti di lavoro mettano a disposizione caffè gratis, i dipendenti prediligono uscire e investire in una tazza migliore. I più tirchi? I boomer, che spendono appena 250 sterline l’anno in bevande di caffetteria (nonostante una capacità di spesa mediamente di gran lunga superiore a quella dei più giovani).

Caffè batte birra: abitudine più sana e altrettanto conviviale

Altro trend, le bevande vegetali. Soprattutto quella all’avena, la più gettonata, scelta non solo da vegani o intolleranti al lattosio ma anche da molte persone che non amano il sapore del latte vaccino mescolato al caffè. Molti tra i Millenials e la Gen Z, poi, hanno iniziato ad abbandonare il vecchio rituale della birra post lavoro, tradizione che secondo il Guardian potrebbe presto scomparire. La giornalista del Times Hannah Evans, per esempio, ha scritto di aver diminuito parecchio le uscite serali con i colleghi, in favore delle passeggiate con pausa caffè: meglio una tazza calda con una fetta di torta, abitudine «sana e conviviale». La sua spesa media al bar? 200 sterline al mese.

La cultura delle coccole

Passare al bar di fiducia, anche solo per un caffè d'asporto, è fondamentale. La giornalista trentunenne Sidonie Wilson quasi tutte le mattina esce a comprare il suo caffè da 3,50 sterline insieme al fidanzato. Nonostante in casa abbia due macchine da caffè (più una di riserva), una moka e un montalatte. «Sì, sono dipendente dal caffè» ammette, spiegandone il motivo: «Quell’effetto dopamina che ottengo comprando un flat white, non importa a quale prezzo, è quasi altrettanto forte del caffè stesso. Come tutti i Millenials, sono completamente immersa nella cosiddetta cultura delle coccole». Ovvero la voglia di concedersi piccoli piaceri della vita, come un caffè o una bella maschera per il viso, per aumentare quelle microscopiche gioie quotidiane che possono fare la differenza.

La nuova frontiera della socialità

Bridget Harrison , 53 anni e collega del Times, la pensa diversamente, dimostrando la grande differenza culturale tra le due generazioni. «Non c’è niente di affascinante nelle caffetterie. Il rumore delle macchine espresso, la fila, l’attesa mentre qualche barista barbuto cerca di fare la perfetta foglia sul cappuccino. È solo una tazza di caffè, per la miseria!» scrive la giornalista. Che evidenzia un problema non da poco, quello dello spreco di materiale per le tazze usa e getta: è vero che esistono da tempo quelle riutilizzabili, ma la maggior parte delle persone continua a optare per le opzioni in carta, arrivando a 2.5 milioni di bicchieri l’anno secondo la ricerca condotta dall’House of Commons environmental audit committee.

Il punto, però, è che ad Harrison, così come tante altre persone della sua generazione, proprio non va di spendere soldi e tempo per un flat white. Ma le cose, nel Regno Unito, sono cambiate già da un po’, complice anche la tendenza ad abbandonare l’alcol, o quanto meno a mettere in dubbio il suo ruolo nella vita sociale: lo chiamano sober curious movement ed è la tendenza di molti ragazzi della Gen Z a provare alternative a vino e birra per i momenti di convivialità. Per esempio, una passeggiata con sosta in caffetteria: niente di meglio di un cappuccino caldo per recuperare le chiacchiere tra amici. Con vantaggi per la salute e anche per il portafoglio perché, nonostante il prezzo di una colazione non sia così basso, sarà comunque inferiore a quello di un aperitivo.

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