La città di Bari, rinomata per la sua tradizione culinaria, è stata scossa da una serie di eventi che hanno gettato un'ombra sull'autenticità di uno dei suoi prodotti più iconici: le orecchiette. Nella Bari vecchia, la pittoresca via dell'Arco Basso, soprannominata proprio "la strada delle orecchiette", per via delle donne che vendono la tipica pasta fatta da loro in casa su bancali lungo la via, è finita al centro di uno scandalo che ha rivelato una realtà ben diversa dall'immagine idilliaca che i turisti si aspettano.
Orecchiette taroccate: la truffa che infanga Bari Vecchia
L'inizio della vicenda, come racconta il Corriere del Mezzogiorno, può essere fatta risalire alla denuncia di un turista, che in un video ha messo in guardia turisti, crocieristi e altri acquirenti, sull'autenticità delle orecchiette vendute nella via. Secondo l'autore del video, infatti, alcune sarebbero industriali anziché fatte a mano come può sembrare a prima vista.
Il video, diffuso sui social media, ha scatenato un'ondata di indignazione e ha attirato l'attenzione del giornalista Antonio Loconte, del quotidiano online Quinto Potere, che ha dedicato ampio spazio al caso, subendo anche minacce e intimidazioni per il suo lavoro di inchiesta. La scoperta di scatoloni pieni di orecchiette industriali, provenienti da Altamura, ha ulteriormente alimentato i sospetti.
Il Comune di Bari scende in campo
L'attenzione mediatica e le denunce hanno portato a un'azione congiunta del Comune di Bari e delle forze dell'ordine. L'amministrazione comunale, guidata dal sindaco Vito Leccese e dall'assessore allo sviluppo economico Pietro Petruzzelli, ha avviato un'indagine per far luce sulla situazione e per garantire la tutela dei consumatori e dell'immagine della città. L'obiettivo è quello di regolamentare la vendita delle orecchiette, preservando la tradizione.
Parallelamente, la polizia locale ha avviato anche un'ispezione di un "ristorante casalingo" sempre situato in via dell'Arco Basso. Le indagini, scaturite da un servizio della trasmissione "Mi manda Rai Tre", si sono concentrate sulle modalità di conservazione degli alimenti e sulla regolarità dell'attività, che da anni avviene in un appartamento del centro storico. Le immagini diffuse mostrano condizioni igieniche precarie, con cibo conservato in in modi per nulla adeguati. Anche se, l’Antitrust si è già espressa e ha chiarito che le attività di Home Restaurant si collocano in un contesto diverso, specificando che queste strutture non debbano sottostare alle
normative previste per i ristoranti tradizionali.
Nel 2019 reportage del New York Times
Non è la prima volta che si parla di "truffa delle orecchiette”: nel 2019, un caso simile finì in sul New York Times che in prima pagina pubblicò addirittura un reportage dal titolo "Call it a crime of pasta". L'inviato del giornale, Jason Horowitz, ricostruiva la vicenda, ricordando come le massaie di via dell'Arco Basso fossero una vera e propria "attrazione" per i turisti, fino a quando la Polizia locale non sequestrò le orecchiette a un ristoratore, in quanto prive dei requisiti di tracciabilità.
Un episodio che scatenò già allora un intenso dibattito a livello locale, tra chi difendeva quella tradizione come simbolo della città, auspicando che l'attività delle pastaie di Bari vecchia restasse com'era, e chi invece sosteneva la necessità di tentare una "messa in regola" delle loro attività.
La battaglia per la salvaguardia delle orecchiette autentiche
Le vicende di questo genere, purtroppo, non sono da sottovalutare, perché rappresentano un campanello d'allarme sulla necessità di proteggere le tradizioni culinarie italiane e i consumatori. L’amministrazione comunale si è impegnata a regolamentare la vendita delle orecchiette, coinvolgendo le associazioni di categoria e anche le “signore delle orecchiette” affinché si possano difendere anche la loro gestualità e la loro manualità.
L'obiettivo è quello di creare un marchio di qualità che garantisca l'autenticità del prodotto. Tuttavia, la battaglia per la salvaguardia delle orecchiette autentiche è appena iniziata e richiederà un impegno costante da parte delle istituzioni, dei produttori e dei consumatori per garantire che questo simbolo della cultura barese non venga snaturato dal mercato delle contraffazioni e dell'illegalità.