A quanto pare il problema non sta solo nelle sacche per trasportare il cibo pieni di batteri, ma anche nel modo in cui i principali attori del food delivery europeo si sono organizzati ai danni della concorrenza e dei lavoratori. In un comunicato stampa la Commissione europea ha rivelato che sta effettuando ispezioni senza preavviso presso le sedi di aziende che si occupano di ordinare e consegnare online cibo, generi alimentari e altri beni di consumo in due Stati membri, ma senza specificare quali. Il motivo dell'indagine sta nel timore che queste aziende abbiano violato la normativa antitrust dell'Ue legata ai cartelli e alle loro pratiche commerciali scorrette.
Un'indagine iniziata lo scorso anno
Le ispezioni odierne sono state condotte nel contesto di un'indagine per la quale la Commissione ha effettuato controlli già nel 2022. L'ambito dell'indagine, che inizialmente comprendeva la presunta ripartizione del mercato, è stato ora esteso a ulteriori comportamenti sotto forma di presunti accordi no-poach (ovvero quando le aziende si accordano per non assumere i dipendenti dell'altra) e scambi di informazioni commercialmente sensibili. Le ispezioni senza preavviso sono un passo preliminare per indagare su presunte pratiche anticoncorrenziali. Il fatto che la Commissione effettui tali ispezioni non significa che le aziende siano colpevoli di comportamenti anticoncorrenziali né pregiudica l'esito dell'indagine stessa.
La normativa europea antitrust contro i cartelli
La politica antitrust europea è normata fondamentalmente dall'articolo 101 presente nel Trattato sul funzionamento dell'Unione Europea che vieta gli accordi tra due o più operatori di mercato indipendenti che limitano la concorrenza. L'esempio più lampante di condotta illegale che viola l'articolo 101 è la creazione di un cartello tra concorrenti, che può comportare la fissazione dei prezzi e/o la ripartizione del mercato. Essendo i cartelli generalmente molto segreti e difficili da individuare, il programma di clemenza della Commissione incoraggia le imprese a consegnare le prove interne dei cartelli in cambio dell'immunità dalle ammende o di una sostanziale riduzione delle stesse.
La prima azienda di un cartello a richiedere il trattamento favorevole può ricevere l'immunità totale, se le informazioni fornite sono sufficienti per consentire alla Commissione di avviare un'indagine. La Commissione svolge anche indagini proprie per individuare i cartelli. Le persone possono segnalare alla Commissione qualsiasi conoscenza interna o sospetto di cartello attraverso lo strumento del "whistleblower". I partecipanti al cartello possono risolvere il loro caso riconoscendo il loro coinvolgimento nel cartello e ricevendo così una riduzione del 10% dell'eventuale ammenda.