Svizzera, evasione fiscale e hackeraggio. Gli ingredienti ci sono tutti per farne il nuovo giallo vitivinicolo dell'estate. È questo lo strano caso di Dominique Giroud, il viticoltore più famoso della Svizzera, arrestato per aver manomesso i computer di due giornalisti del broadcaster “Radio Television Suisse” e del quotidiano “Les Temps”. Un rompicapo vitivinicolo, che ha già fatto il giro del mondo col nome di l'Affair Giroud. Ma per capirlo a fondo bisogna fare un passo indietro. Precisamente di tre anni, quando il vigneron fu accusato dai giornali nazionali di una maxi evasione fiscale, in seguito a dei lavori di ristrutturazione della propria cantina. Da allora è iniziata la diatriba con la stampa fino al presunto hackeraggio finalizzato a far sparire delle notizie che lo riguardavano. Insieme a lui son finite in manette altre tre persone (un detective privato, un hacker professionista e un agente segreto federale) che lo avrebbero aiutato nella manomissione.
Ma le indagini potrebbero portare a nuovi colpi di scena, fino a mettere in discussione gran parte del sistema vitivinicolo del Canton Vallese. Pare, infatti, che prima dell'arresto di Giroud, il presidente dell'associazione vallesana dei produttori e dei commercianti di vino, Paul André-Roux, abbia dato le dimissioni dall'incarico, senza apparenti motivi. Alla luce di ciò che è accaduto, c'è chi crede che sia stato costretto a farlo, visto che sul suo tavolo era finito anche il nome di Giroud coinvolto in un altro reato fiscale, assieme al viticoltore Cédric Flaction, accusato, tra le altre cose, di taglio eccessivo o irregolare dei vini che vendeva. Si apre, così, un vero caso vitivinicolo svizzero, nonostante il consigliere di Stato vallesano Jean-Michel Cina inviti a non demonizzare l'intero settore.
A cura di Loredana Sottile