Un po’ di storia
Cominciamo dal nome, anzi meglio da quell’aggettivo, sinoira, che deriva da “sina” ovvero cena in piemontese. In pratica una merenda abbondante, quasi una cena. Una tradizione che rimanda al Piemonte contadino di metà Ottocento, giornate passate nei campi, ritmi di lavoro scanditi da poche pause: il pranzo, spesso consumato in campagna, senza tornare a casa. E poi, verso la fine del pomeriggio, la merenda sinoira – con formaggio, salame, magari una frittata, un po’ di frutta di stagione – e un bicchiere di vino. A fine ‘800 anche borghesi e nobili proponevano merende sinoire soprattutto d’estate, nelle loro ville in campagna.
Da quella pausa per rifocillarsi nel lavoro dei campi, la merenda sinoira nel Piemonte degli anni ’50 - e fino agli anni ’80 - del Novecento si trasforma in una pausa di gusto da consumare nelle piole - le osterie - sotto un pergolato, nelle bocciofile, in qualche trattoria dopo una gita in montagna. E si arricchisce con cose buone da mangiare senza bisogno di “mise en place”, in modo conviviale, condividendo lo stesso piatto: affettati, acciughe al verde, i tomini al verde o elettrici al peperoncino, peperoni, uova sode, insalata russa, giardiniera e vitello tonnato, tinche e zucchine in carpione… Insomma, tutte le specialità della tradizione pop piemontese, e per finire bunet, persi pien (pesche ripiene), o frittelle. Con un dolcetto o una barbera ad accompagnare.
Poi arrivano aperitivi e apericena, e il rito si perde un po’. Oggi ritorna in una chiave nuova, ma senza perdere la sua cultura, il contesto del territorio, la storia. E senza cambiare nome.
La Merenda Sinoira d’Autore
L’hanno definita una jam session culinaria e di fatto sono variazioni di ritmo sul filo conduttore della merenda sinoira della tradizione. Quartier generale il Castello di Roddi, nel cuore delle Langhe, diventato una vetrina della eccellenze piemontesi e sede del Truffle Hub, laboratorio d’eccellenza virtuale nell’ambito della Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba. Da qui, sul set digitale allestito nelle cucine del castello, la Merenda Sinoira viene riletta dai grandi chef di 7 aree del Piemonte in 10 show culinari online, che dal 30 novembre al 21 dicembre andranno in onda sui canali digitali di VisitPiemonte, il portale della promozione turistica regionale e della Fiera del Tartufo, coordinatori del progetto che coinvolge le ATL locali, chef, enoteche, produttori e sommelier in 10 puntate digitali. Obiettivo, rivisitare la merenda sinoira abbinando il tartufo ai prodotti regionali e ai grandi vini piemontesi.
Le 7 aree locali individuate sono il Torinese, l’Alessandrino, il Cuneese, le Langhe Monferrato e Roero, il Novarese, il Biellese, Valsesia e Vercellese, il Verbanio-Cusio-Ossola e Laghi. Una sperimentazione digitale per legare le eccellenze del food e il territorio, e farli conoscere e apprezzare dal pubblico anche virtualmente. Facendo sistema insomma, secondo quella che ormai sembra essere la formula magica di questo periodo complicato (e non solo).
Gli appuntamenti e i protagonisti
Si comincia lunedì 30 novembre con le Valli dell’Ossola, e si arriva nel Torinese dal 21 dicembre. Passando per le enoteche dei Nebbioli, dei vini del Monferrato, del Nizza, del Gattinara e chef celebrati come - giusto per fare un po’ di nomi - Michelangelo Mammoliti della Madernassa di Guarene, Pasquale Laera del Borgo Sant'Anna di Monforte d'Alba, Davide Palluda dell'Enoteca di Canale, Luca Zecchin, Gabriele Boffa, Andrea Larossa, Marta Grassi del Tantris di Novara, Massimo Camia di La Morra, Christian Costardi, Mariangela Susigan della Gardenia di Caluso…
Sarà davvero interessante scoprire come tanti chef prestigiosi rivisiteranno la merenda sinoira con gli abbinamenti di vino giusti, e senza mai perdere di vista il territorio e i suoi prodotti. Bel riconoscimento, digital e contemporaneo, per un rito contadino del food nato in campagna, più o meno due secoli fa.
La merenda sinoira d’autore è su www.visitpiemonte.com / www.fieradeltartufo.org e sulle pagine Facebook, Instagram di VisitPiemonte e Fiera del Tartufo Bianco d’Alba
a cura di Rosalba Graglia