Una scossa di magnitudo 6.1 ha colpito poco prima dell’alba di domenica 24 agosto il Nord della California, zona sismica ad alto rischio, non nuova a catastrofi naturali di questa portata (anche se il sisma è stato ritenuto il più forte degli ultimi venticinque anni). Stavolta l’area che conta i danni più ingenti – si parla già di un miliardo di dollari, ma difficile quantificare a causa del blackout che rallenta le comunicazioni – sembra essere la prestigiosa regione vitivinicola di Napa Valley, fiore all’occhiello della produzione californiana (e americana) di vini, a soli 6 chilometri dall’epicentro del terremoto, che ha coinvolto anche la vicina valle di Sonoma. Un rischio peraltro non sconosciuto ai tanti viticoltori del nostro Paese, spesso al lavoro in località vinicole su territori tutt’altro che al riparo da episodi sismici, a confronto con una natura imprevedibile.
Il governatore Jerry Brown ha dichiarato lo stato d’emergenza per l’area - proprio durante il periodo di vendemmia del pinot noir, già segnata dalla siccità dell’ultimo anno - mentre procedono le operazioni per la messa in sicurezza degli edifici danneggiati, che potranno far luce sulle effettive implicazioni per la fiorente economia di Napa, sicuramente preoccupanti in considerazione dell’elevato numero di crolli e incendi divampati in seguito alla rottura di tubature del gas e dell’acqua, che hanno causato la distruzione di case e strade e una novantina di feriti. Molte le aziende (su un totale di circa 500 produttori presenti nella valle) e le attività commerciali coinvolte e decine di migliaia di bottiglie e botti perse; sembrano invece illesi gli ettari di filari che identificano il paesaggio della regione.
Tom Montgomery, enologo per Br Cohn Winery a Glen Ellen, ha commentato le scene di devastazione che in queste ore si offrono alla vista di chi conta i danni (eloquenti le foto che stanno facendo il giro del mondo), dichiarando la sua preoccupazione per il vino in affinamento nelle botti e la perdita di circa metà “del nostro vino migliore”.
E in queste ore si rincorrono su twitter le voci di produttori e viticoltori del luogo, sconvolti da quanto accaduto: “Tutte le botti del nostro 2013 sono state spostate dal sisma” racconta David Duncan di Silver Oak, che perde anche una rara collezione di centinaia di bottiglie di Cabernet Sauvignon; danni anche alla collezione storica della Saintsbury di Richard Ward che conta almeno quattrocento bottiglie dell’annata 1981 distrutte. Il vino più a rischio sembra proprio quello delle annate storiche, ora sparso sul pavimento delle cantine. Ma la stima è lunga e complessa, ed è solo all’inizio.