Donatella a Oviglio. Storia di un ristorante stellato
Può il riconoscimento di una stella Michelin influenzare negativamente le scelte di un commensale? A sentir parlare Donatella Vogogna, titolare del ristorante Donatella, tra i più rinomati della provincia di Alessandria e meritatamente premiato dai critici della Rossa negli ultimi sette anni, è proprio così. Nel piccolo paese di Oviglio l’insegna è cresciuta fino ad attirare curiosità e apprezzamento della comunità internazionale, grazie alla cucina dello chef Mauro Bellotti, marito di Donatella e oggi allineato sulle sue stesse posizioni. Si lavora sodo al ristorante, i prodotti sono quelli giusti, l’ispirazione non manca, arriva la prima stella. E i concittadini alessandrini, spaventati dalla fama del ristorante e timorosi di andare incontro a prezzi non sostenibili cominciano ad allontanarsi, lasciando il posto ad una clientela gourmet che macina chilometri pur di sedere alla tavola del Donatella.
La svolta. La rinuncia alla stella per riavvicinarsi al cliente: bistrot a prezzi contenuti
Ma “noi vogliamo essere un ristorante su misura per la gente che ci vive accanto” ha dichiarato nei giorni scorsi la titolare al giornale spagnolo Abc: cucinare per l’ospite e non in cerca di una visibilità che i due hanno sempre rifuggito. E ora rischiano di attirare a sé come un boomerang, dopo il rifiuto della stella annunciato ufficialmente sulla pagina Facebook del ristorante. Il trionfo della normalità in un mondo assoggettato all’apparenza, il desiderio di dialogare con il territorio circostante, la ricerca di un riscontro diretto dai commensali più autentici e giudici più esigenti, i vicini della porta accanto.
Ma sono solo questi i motivi della rinuncia? La decisione non sembra avventata, maturata in seguito a riflessioni di tipo economico e mediatico, che denunciano la volontà di chiamarsi fuori dallo star system che è diventato il circuito dei ristoranti stellati. E poi si apre il capitolo prezzi, troppo elevati per la clientela locale, pretenziosi e fuori contesto nel piccolo comune di Oviglio. Che fare? Trasformare il ristorante in un bistrot, mantenere alto il livello della cucina e la selezione delle materie prime, ma tagliare fuori dal menu i prodotti più costosi, come il foie gras o alcuni tipi di pesce, così da riportare il costo medio di un pasto da Donatella intorno ai 35 euro, contro i 50-70 della spesa attuale.
Già dalla fine di giugno il ristorante lascerà il posto al bistrot e sarà l’inizio di una nuova esperienza di vita, forse meno blasonata ma più autentica. A questo punto c’è da chiedersi quanto sia reale il conflitto di interessi tra la politica Michelin e le ambizioni di una cucina di territorio che vuole continuare a dialogare con la realtà che la circonda.
I precedenti: Casa Julio in Spagna e il caso belga
Nel mondo si segnalano casi precedenti: qualche mese fa era toccato al ristorante Casa Julio, insegna rinomata di un piccolo centro nel territorio di Valencia, rinunciare alla stella dopo averla onorata per quattro anni. Pesante, anche nel precedente spagnolo, la perdita del rapporto con la clientela locale, la tiepida accoglienza per qualche accorgimento gourmet in menu, la perplessità per i prezzi elevati. Mentre sono le parole dello chef belga Fredrick Dhooghe – anche lui rinunciatario eccellente – a riassumere un sentimento a quanto pare comune: “ Voglio essere libero di servire un pollo arrosto senza che mi si dica che non è un piatto degno di un ristorante stellato.” Ma qui entra in ballo anche l’aspetto ideologico. E allora parliamone: quali caratteristiche dovrebbe garantire un ristorante stellato?