La Prima della Scala. E il menu del “dopo Teatro”
Sarà un weekend di festa per Milano, con la prima della Scala che apre il lungo fine settimana di Sant'Ambrogio, ufficializzando l'ingresso nel periodo delle festività natalizie. E quest'anno, a battezzare l'inizio della nuova Stagione dell'Opera sarà l'Attila di Giuseppe Verdi, con la direzione musicale di Riccardo Chailly - da 40 anni alla Scala - e la regia di Davide Livermore. Dunque ancora una scelta che valorizza il grande repertorio lirico italiano anche nei suoi passaggi più sperimentali, con l'obiettivo di celebrare a pieno la magnificenza del dramma verdiano attraverso soluzioni scenografiche spettacolari, com'è nelle possibilità del teatro moderno (che nello specifico di Livermore cala l'Attila nell'orizzonte di un Novecento distopico, come anticipato dal regista). Ma, si sa, la Prima alla Scala – insieme salotto e vetrina della società che conta, da più di due secoli - non è solo affare per melomani: alla rappresentazione del 7 dicembre seguirà la cena di gala alla Società del Giardino, officiata da Daniel Canzian per cinquecento fortunati ospiti. Col menu che ripercorre la successione degli atti, ispirandosi all'opera in scena, e quindi intrecciando suggestioni calate in Italia dal Nord Europa con specialità della tradizione romana, come il panzerotto cacio e pepe che apre i giochi. Mentre il primo atto si consumerà nel segno dell'omaggio alla città, nell'apoteosi meneghina del risotto con stimmi di zafferano e scaglie di panettone, che è anche il ricordo di uno dei piatti preferiti di Giuseppe Verdi (non le briciole di panettone, però... Licenza poetica dello chef). Emozionato per l'opportunità di guidare un servizio eccezionale, Canzian ha raccontato di aver letto con attenzione il libretto per cogliere dettagli di cui fare tesoro (c'è pure l'omaggio alla cucina friulana con il Toc' in braide riferito al passaggio ad Aquileia del feroce condottiero), alle prese con un palcoscenico che certo lo emoziona anche in quanto allievo di Gualtiero Marchesi.
Gualtiero Marchesi alla Scala
Perché indubbiamente è quella del grande chef di cui tra qualche settimana ricorrerà il primo anniversario dalla scomparsa, le memoria gastronomica dei giorni nostri più legata al Teatro della Scala. Per la passione e la competenza con cui Marchesi “frequentava” il mondo della lirica, e in linea più immediata perché nel 2008 il maestro aveva scelto proprio la Scala per tornare nella sua Milano, con l'idea di tenere insieme più anime: caffetteria, bistrot, ristorante per servire il pubblico del teatro e la città, combinando le ambizioni di una cucina prestigiosa e la necessità di proporre un modello di ristorazione agile e di respiro internazionale in un salotto nevralgico della città (con la stessa idea, da qualche giorno, stanno lavorando Fabio Pisani e Alessandro Negrini per Voce di Aimo e Nadia, alle Gallerie d'Italia affacciate sul medesimo salotto). Così nascevano Marchesi alla Scala e il Marchesino (con un Daniel Canzian al debutto), negli ambienti eleganti dell'edificio progettato dal Piermarini, ridisegnati da Ettore Mocchetti.
Il pop up del Marchesino. Con il risotto del Maestro
In concessione a Marchesi per 10 anni, ironia della sorte scaduti pochi mesi dopo la morte dello chef, e per decisione di un bando europeo nuovamente affidati alla gestione della Marchesi Milano srl, che nei primi mesi del 2019 svelerà il nuovo concept destinato a rinnovare l'immagine del Marchesino nel rispetto di chi lo ha ideato. In occasione della Prima, però, il ristorante aprirà eccezionalmente, e vestito a festa, con le installazioni floreali del flower designer Vincenzo Dascanio. Un modo per rendere ancora una volta omaggio alla memoria di Marchesi – sarà servito solo il risotto allo zafferano dello chef, in abbinamento a bollicine e macaron Ladurée (nuovo partner del Marchesino) – con la complicità di Anatolij Franzese, ultimo cuoco ad affiancare il Maestro. Ma soprattutto un'occasione per rendere partecipi la città e i milanesi del grande spettacolo della Scala: dalle 12 alle 20, da venerdì 7 a domenica 9 dicembre, il ristorante sarà accessibile nella forma ideata da Dascanio, una grotta estemporanea decorata di composizioni floreali in rosso, che richiamano i colori del celeberrimo teatro.
a cura di Livia Montagnoli