Il riso della luna di Ángel León
Dal mare al cielo. Ángel León punta sempre più in alto: del resto, lo chef spagnolo ci ha abituati a progetti rivoluzionari, dimostrando negli anni che innovare in cucina senza penalizzare l’attività di ristorazione è possibile. Dopo il riso di mare, ricavato dalla Zostera Marina, pianta acquatica che cresce lungo le coste un po’ in tutto il mondo e che ricorda le piantine allineate di una risaia, è la volta di quello stellare, da consumare in orbita. Un progetto legato alla Deep Space Food Challenge, competizione indetta dalla Nasa per trovare soluzioni innovative e sostenibili in grado di migliorare l’alimentazione degli astronauti a bordo, garantendo cibo buono e salutare nello spazio e sulla Terra.
Com'è fatto il riso della luna
Si chiama "riso della luna" ed è una ricetta pensata per i futuri astronauti diretti su Marte, che non potranno ricevere più cibo dai tecnici della Stazione Spaziale sulla Terra. Dovranno, invece, portare con loro tutto il necessario, prodotti frutto di avanzate tecnologie alimentari e realizzati utilizzando meno risorse possibili. Non si sa ancora se il piatto dello “Chef del Mar” verrà inserito anche nel menu di Aponiente, dove invece comparirà a breve un’altra novità, la porchetta di mare. Ma torniamo al riso: si tratta di un prodotto realizzato insieme a Molino Roca, attraverso l’estrazione delle squame di pesce, generalmente gettate via ma in questo caso riutilizzate e bollite. Da queste, infatti, si ricava del collagene naturale che, insieme a riso e plancton marino costituisce la nuova specialità per gli astronauti.
Gli obiettivi della Deep Food Space Challenge
Un prodotto innovativo che restituisce valore a un elemento che generalmente è destinato a diventare scarto. Del resto, il fine ultimo della Deep Food Space Challenge è quello di portare benefici anche al sistema alimentare terrestre, individuando soluzioni di portata rivoluzionaria. Intanto, si pensa ai professionisti in missione, che hanno bisogno di un menu completo e funzionale, come aveva già spiegato Grace Douglas, scienziata alimentare presso il Johnson Space Center NASA a Houston, tra i membri della commissione che valuta le proposte. “Dobbiamo fornire cibo che soddisfi i requisiti calorici e nutrizionali dei nostri astronauti”, ha dichiarato, “ma vogliamo fare un ulteriore passo avanti. Vogliamo che la varietà, l’accettabilità e il contenuto nutrizionale del sistema alimentare superino la soglia del mero sostegno del corpo e soddisfino anche il palato, diventando veicoli di promozione attiva della salute psicologica e fisiologica degli esploratori”.
a cura di Michela Becchi