Il Refettorio. Da Milano… All’America
Una decina di giorni fa, al termine di una cerimonia di premiazione carica di aspettative, lo scettro dell’alta ristorazione internazionale passava di mano da Massimo Bottura a Daniel Humm. Da Modena a New York, attraversando l’Atlantico per premiare l’efficienza di un’insegna impeccabile, non solo cucina da fuoriclasse, ma soprattutto gestione d’impresa perfetta. Ma sull’asse Italia-America lo chef della Francescana non sembra affatto stanco di investire, lui che ha trovato la compagna di una vita proprio oltreoceano, e che negli Stati Uniti, come in buona parte del pianeta, è considerato l’ambasciatore per eccellenza del made in Italy. E dei suoi valori. Anche quando gli ideali da perseguire travalicano il mestiere del cuoco, verso obiettivi più ambiziosi che sulla cultura gastronomica, come sull’estetica del buono e del bello, fanno affidamento per creare aggregazione, educare alla solidarietà e aiutare il prossimo. Tutto questo è il Refettorio, il progetto etico nato a Milano sotto la stella di Expo 2015 di cui c’è sempre un valido motivo per parlare. Specie ora, che dopo Rio, Modena, e presto, entro il mese di giugno, Londra con il Refettorio Felix (con il coinvolgimento di Alain Ducasse, Daniel Boulud, i fratelli Cerea, Isaac McHale, Claude Bosi, Clare Smyth e molti altri per servire oltre 2000 pasti nel mese del London Food), finalmente anche la possibilità di replicare sul territorio americano sembra più concreta. L’idea, bisogna dirlo, era nell’aria da tempo.
La Rockefeller Foundation per Food for Soul
Del resto la nascita della fondazione Food for Soul, all’indomani della chiusura di Expo, sanciva il desiderio di non disperdere le energie e gli stimoli di un’esperienza tanto importante, facendo appello a tutte le risorse per radunare il maggior numero possibile di donazioni, da destinare all’apertura di refettori ovunque ce ne fosse bisogno. E il suo sogno americano, Bottura lo condivideva giusto un anno fa con Robert de Niro, in occasione di una visita in Francescana. Nulla di fatto. Chi invece farà la differenza nella pianificazione di un’espansione negli States è la Rockefeller Foundation, impegnata nella lotta allo spreco, che in favore di Food for Soul ha recentemente versato un assegno di oltre 500mila dollari, con l’intento di contrastare lo spreco alimentare nelle comunità più povere d’America, e cioè, per dirla con le parole del neopresidente della fondazione Rajiv Shah, “la diffusione capillare di Food for Soul negli States ci aiuterà a sfamare più persone, offrendoci un nuovo modello per ridimensionare la povertà attraverso l’inclusione sociale”.
Due nuovi refettori entro il 2019
Così, ora è certo, tra il 2018 e il 2019 è prevista l’inaugurazione di due refettori a stelle e strisce, in attesa che il numero delle strutture possa crescere negli anni successivi, con sette ulteriori aperture nei confini statunitensi. Alla stampa americana Lara Gilmore e Massimo Bottura hanno anticipato qualche dettaglio a tal proposito, restringendo il raggio d’azione a diverse città al vaglio della Fondazione: il Bronx di cui già tempo fa si vociferava, ma pure Washington D.C., Detroit, Baltimora, Miami, Los Angeles, San Francisco, Seattle, New Orleans, Chicago. Ovunque ci sia una situazione disagiata su cui intervenire, meglio se in collaborazione con partner locali, portando la speranza di un refettorio. Come presto potrebbe accadere a Palermo, che, anticipa Bottura, sarebbe pronta ad accogliere un nuovo progetto, in collaborazione con il Comune e i 20 migliori ristoranti della città.
a cura di Livia Montagnoli