Il refettorio. Origine ed evoluzione
Alla fine dell'estate si pensava potesse già esordire a settembre. E invece, perché il refettorio di Massimo Bottura fosse pronto al debutto partenopeo, c'è voluto qualche mese in più. Un anno esatto dalla scintilla, raccontano insieme lo chef modenese e l’artista Mimmo Paladino, che il progetto l'ha ispirato: “Mi ha chiamato un giorno, mentre potavo le rose, proprio sotto a una sua scultura” ricorda Bottura “Devi assolutamente venire a vedere quello che sta succedendo qui, mi ha detto Mimmo, incontrare queste persone che hanno recuperato uno spazio bellissimo, portare a Napoli il tuo refettorio”. Con Paladino, Bottura ha condiviso la genesi del primo refettorio, a Milano, quando l'esperienza al Teatro Greco, in occasione di Expo 2015, ha cementato la squadra che oggi si ritrova a Porta Capuana, negli spazi bellissimi di cui sopra: recuperato sotto l'egida dell'associazione Made in Cloister, il chiostro di Santa Caterina a Formiello è oggi un centro culturale e aggregativo a disposizione di un quartiere popolare della città, a dimostrare che l'arte e la creatività possono rivelarsi potenti alleati nello sviluppo di un senso di comunità.
La bellezza è dignità
O come direbbe Bottura, citando Camus, che “con la bellezza non fai la rivoluzione, ma un giorno la rivoluzione avrà bisogno della bellezza”. La bellezza è il valore che tiene in piedi il progetto Food for Soul, il fuoco che alimenta l'esportazione del modello nel mondo – dopo Milano, Rio de Janeiro, Modena, Londra, Bologna, Parigi, ora Napoli, e presto anche Merida, in Messico, e San Francisco – ogni volta con caratteristiche peculiari per rispondere alle esigenze del contesto. Ma sempre tenendo fermo il principio essenziale: “La bellezza aiuta a ricostruire la dignità delle persone. Noi ragioniamo da cuochi, usiamo la nostra conoscenza e la trasmettiamo ai volontari; accogliamo le persone e ci preoccupiamo per loro come faremmo nei nostri ristoranti. Ma abbiamo deciso di farlo in spazi belli, col supporto degli artisti che hanno compreso la nostra rivoluzione”. Così sarà anche a Napoli, dove il progetto prende la direzione già sperimentata a Modena, quella dei tavoli sociali, con cadenza settimanale.
Social Tables a Porta Capuana
Si comincia il 16 dicembre, con la jam session che animerà il primo servizio, “ci saranno Gennaro Esposito e Pasquale Torrente, che ci segue ovunque, come quando è arrivato a Parigi con i suoi spaghetti, mettendosi a disposizione della cucina”. Poi gli appuntamenti al Chiostro riprenderanno a partire da gennaio, ogni lunedì: “Cominciamo con un giorno a settimana, poi si vedrà. Già in questo modo possiamo fare la differenza, cambiare la prospettiva delle persone più fragile, e di un'intera comunità”. Un segnale per un cambiamento possibile, “perché il progetto non ha un limite, piuttosto una partenza che ci fa guardare avanti con fiducia” fa eco Davide de Blasio, che della fondazione Made in Cloister è stato promotore, e oggi raccoglie i risultati di un progetto che procede e vele spiegate. Fino a marzo il chiostro ospiterà l'installazione site specific di Liu Jianhua, dal titolo Monumenti: 24 statue dorate disposte su piedistalli che dialogano con lo spazio e raccontano altrettante storie di migranti che vivono e lavorano nel quartiere di Porta Capuana. “Non avrei saputo immaginare un'opera più in sintonia con il messaggio di Food for Soul” sottolinea Bottura “vorrei che in tutti i refettori del mondo arrivasse una di queste statue, come simbolo della fragilità umana, e per ricordarci che noi possiamo essere la cupola che offre un riparo alla fragilità”.
La lotta allo spreco
Poi c'è l'impegno per contrastare lo spreco, principale causa d'inquinamento nel mondo, e piaga di un sistema produttivo disfunzionale. I prodotti a disposizione dei cuochi saranno forniti da Carrefour, che da tempo ha sposato il progetto, fornendo il surplus di cibo altrimenti destinato al macero. I cuochi, invece, arriveranno da tutta la Campania, “devo ringraziarli di cuore, perché tutti hanno subito accettato, mettendosi a disposizione”. Infine, c'è l'aspetto formativo dell'esperienza: oltre ai volontari della cooperativa Dedalus, saranno coinvolti in cucina (a coordinarli ci sarà la chef di Made in Cloister, Sabrina Russo) e nel servizio anche i ragazzi dell'istituto professionale Isabella d'Este Caracciolo. Un'opportunità per imparare dai professionisti del mestiere, e perché no scoprire un talento individuale. È già successo diverse volte, spiega Bottura, “per esempio a Rio de Janeiro, grazie al circuito Gastromotiva, che è nostro partner in Brasile”. A tavola, invece, siederanno italiani e stranieri in difficoltà del quartiere. La chiosa perfetta per augurare lunga vita al progetto? Le parole di Mimmo Paladino: “Siamo una brigata di folli, innamorati della bellezza”.
a cura di Livia Montagnoli