È avocado mania
Per comprendere la dirompenza del trend basta pensare che per i fan dell'avocado - una comunità internazionale trasversale, in prevalenza femminile – è stato già coniato l'appellativo avocado lover. Un po' come per quei gruppi musicali pop che fanno strage di teenager, pronti a etichettare il fenomeno con un brand di immediata riconoscibilità, a tutto vantaggio del merchandise e di quel senso di appartenenza che porta incassi. In modo analogo, il numero degli estimatori del frutto per secoli limitato al consumo abituale sulle tavole del Centro America, e che per la moderna scienza nutrizionale può fregiarsi dell'appellativo di superfood, si moltiplica ogni giorno (nell'ultimo anno si stima un +18% delle vendite globali e il trofeo di cibo più “instagrammato”), spinto pure dalla diffusione repentina di locali dedicati esclusivamente alla proposta di pietanze e ricette a base di avocado. Così oggi, e da qualche mese, parlare di avocado bar significa addentrarsi tra smoothie detox e toast antiradicali liberi, avocado burger e guacamole con nachos che risolvono qualsiasi aperitivo. E il format, che la sua fisionomia originale la deve alla prima esperienza avviata ad Amsterdam appena tre mesi fa, già intercetta una moda di cui sentiremo parlare a lungo, com'è stato in passato per temakerie e sushi nippo-brasiliano, e ancor più di recente per il ceviche di importazione peruviana (ormai diffuso anche nella variante hawaiana, il cosiddetto poke). Fenomeni di tendenza gastronomica destinati a imperversare per qualche stagione prima di normalizzarsi, spesso filtrati dall'esperienza delle grandi capitali internazionali e poi approdati in Italia, solitamente piuttosto attardata nel recepirli.
Il format. Il successo dell'avocado bar
Storia un po' diversa, quella dell'avocado alla conquista di un posto nell'Olimpo dei foodies, che si gioca per ora nell'arco di pochi mesi, prende avvio sul versante europeo dell'Atlantico e vede l'Italia scendere in campo da protagonista della prima ora. E quindi, fermo restando il modello lanciato dal The Avocado Show di Amsterdam, i nomi coinvolti a seguire suonano molto familiari alla nostra latitudine. Ma cominciamo dall'inizio, con un breve excursus sulla vicenda olandese: prima ancora di aprire i battenti nel quartiere alla moda di De Pijp, The Avocado Show contava già 14mila follower su Instagram; poi, da marzo, è stato tutto un trionfo di torte salate e brioche, toast e burger, frullati e insalate, e il numero dei like su Facebook ha già superato quota 50mila. Difficilmente il menu prevede cotture – fatta eccezione, per esempio, per l'avocado fritto – e invece accontenta un po' tutti, vegetariani e vegani, amanti del pesce e palati onnivori in cerca di un break nutriente e originale. A volo d'uccello peschiamo dal menu ingredienti come hummus e pane ai cereali, quinoa e salmone affumicato, melograno e pollo, jalapeno e cheddar, burrata, cioccolato, banana. Un melting pot di culture gastronomiche unite nel segno dell'avocado, rigorosamente da agricoltura sostenibile e certificata, specifica il sito ufficiale, in arrivo da coltivazioni cilene, peruviane e sudafricane.
Sicilia Avocado. I frutti subtropicali dell'Etna
“Non molti sanno che Olanda e Belgio sono la piattaforma europea di riferimento per lo smistamento degli avocado in arrivo dall'estero” ci racconta Andrea Passanisi, che la passione per l'avocado ha saputo ricondurla all'amore per la sua terra, la Sicilia, oltre 15 anni fa. Dal 2000, alle pendici dell'Etna, Andrea dirige l'azienda che non ti aspetti tra agrumi e vigne di nerello, Sicilia Avocado: “Ho iniziato con 1500 piante, oggi ne abbiamo migliaia, commercializziamo almeno 120 tonnellate di avocado ogni anno tra Italia, Francia e Polonia e facciamo parte di un consorzio di produttori etnei che coltiva frutti subtropicali, avocado, kumquat, mango, passion fruit”. Del resto, ci dice, i primi esemplari di avocado piantati in Sicilia risalgono agli anni Cinquanta, quando l'Università di Catania cominciò a sperimentarne l'attecchimento sul suolo siciliano. Con successo, “ma allora il mercato non era ancora pronto”. Oggi, invece, proprio l'area di Giarre si è imposta per microclima favorevole, ideale struttura del terreno (vulcanico e ricco di minerali), qualità dell'acqua e controllo scrupoloso della produzione biologica tra i centri d'eccellenza nella coltivazione di avocado. Che finisce per la maggior parte sul circuito Gdo a 30 ore dalla raccolta, ma pure nelle case di tanti italiani che hanno scelto la garanzia del (quasi) km 0, tramite e-commerce e con consegna assicurata in 48 ore. Sull'avocado Andrea, che collabora con la facoltà di agraria di Catania, è un'enciclopedia vivente: “La produzione inizia alla fine di settembre e si protrae fino alla fine di aprile. In estate non troverete frutti freschi, è il periodo della fioritura. E ogni cultivar (sono più di dieci) ha la propria stagionalità”. Proprio come le arance. Ottobre è il momento del Bacon, buccia sottile e lucida, poi arriva il Fuerte - tra novembre e febbraio – fino ad arrivare all'Hass, “la nostra punta di diamante”: buccia rugosa e colore verde intenso alla raccolta (da dicembre ad aprile), che vira verso il violaceo a maturazione e regala una polpa cremosa, con aromi di nocciola e pistacchio. Ancora una specifica, “l'avocado non matura sulla pianta a causa dell'alta percentuale di fenoli”, ecco perché il frutto appena raccolto necessiterà di un periodo di almeno 10 giorni prima di essere pronto per la tavola: “Un problema che non si pone per i frutti in arrivo da viaggi transoceanici, spesso mal conservati e qualitativamente inferiori”. E, aggiungiamo noi, proprio l'aumento della richiesta ora rischia pure di mettere a repentaglio l'ecosistema messicano, per lo sfruttamento indiscriminato di terreni nella regione produttrice del Michoacan, dove la produzione è triplicata in modo repentino, portando alla scomparsa di quasi 700 ettari di foresta all'anno (senza contare l'elevato fabbisogno di acqua per la coltivazione del frutto).
Avocado superfood. Perché fa bene
Ma perché l'avocado è entrato di diritto tra gli ambitissimi superfood? Ricco di grassi e piuttosto impietoso per computo di calorie - sono circa 170 quelle contenute in 100 grammi di prodotto – il bilancio di pro e contro del frutto appartenente alla famiglia delle Lauracee restituisce un risultato decisamente incoraggiante: a fronte di un'alta percentuale di grassi monoinsaturi – quelli, per intenderci, che contrastano il livello di colesterolo cattivo nel sangue e operano da protettori dell'apparato cardiovascolare – e una più ridotta quantità di grassi polinsaturi (omega3), l'avocado contiene pochissimi carboidrati e per questa combinazione è un buon regolatore della glicemia, quindi ottimo per i diabetici. Per lo stesso motivo è spesso consigliato nelle diete dimagranti, anche se dev'essere consumato con moderazione (ed è sconsigliato, per esempio, a chi soffre di insufficienza renale, per l'alto contenuto di potassio). Altre qualità - che l'accomunano però a ingredienti di grande diffusione sulle nostre tavole, dalle fragole al broccolo verde, alle arance – sono l'apporto di vitamina A ed E (antiossidanti e antiradicali liberi), K e D, di fibre che rallentano l'assorbimento degli zuccheri, di glutatione, valido alleato contro l'invecchiamento cellulare. Fa bene anche alla vista, grazie alla presenza di luteina (un carotenoide), ed è consigliato in gravidanza per l'elevato apporto di folati. E come se non bastasse, le ricerche più recenti hanno dimostrato il rilascio di un ormone che controlla l'appetito, inducendo senso di sazietà. Panacea di tutti i mali sicuramente no, ma ben conciliabile con una dieta sana.
Italiani e avocado bar. Da New York a Roma
E allora la domanda sorge spontanea: dove mangiarlo? A New York, un mese fa, ha inaugurato l'Avocaderia. L'insegna tradisce origini italiane, e infatti l'idea è venuta a tre connazionali emigrati negli States – Francesco Brachetti, Alberto Gramigni e Alessandro Biggi – per fare fortuna con un format di sicuro successo. Fuori dal locale di Brooklyn, nella food hall di Industry City, la fila non si è fatta attendere: in menu, come prevedibile, insalate e frullati, ceviche di tonno e avocado e toast, tutto disponibile per l'asporto e con frutta certificata in arrivo da una cooperativa messicana. Ma se volare fino a New York per un toast avocado, salmone e pico de gallo può risultare quanto meno oneroso, chi sogna di scoprire cosa si prova addentando un panino dove l'avocado sostituisce il pane potrà farlo a Roma, tra poco più di un mese (mentre a Milano si attende l'apertura di un Avocado Cafè a Isola: per ora ce n'è traccia solo su Facebook, ma l'avocado burger è già trend al Macha Cafè di viale Crispi).
Dalla Capitale, rione Monti, parte l'avventura dell'Avocado Bar, cinque ragazzi con le idee chiare, già consapevoli del bagno di folla che li attende al varco. Tanto che, mentre si lavora ancora per completare il primo punto vendita di via Madonna dei Monti - “dove la via incrocia la Salita del Grillo, in uno degli scorci più suggestivi e meno battuti del quartiere” - in cantiere c'è già una seconda apertura romana, “a Roma Nord”, e poi un piano di espansione a Milano, Napoli, Bologna. Il motivo è presto detto, ci spiega Francesco Santilli, ad della società: “L'avocado è molto gustoso, fa bene, incontra le esigenze di tante nicchie di consumatori, dai vegani agli amanti del buon gusto. E noi vogliamo essere il primo avocado bar d'Italia”. Da giugno il piccolo locale – una ventina di coperti, sgabelli alti e un bancone con cucina a vista, in uno spazio a dominante verde – aprirà da colazione a cena con una proposta che vuole intercettare il gusto di turisti e romani. “A colazione serviremo frullati e smoothies, ma stiamo perfezionando anche torte alla frutta, cioccolato, da abbinare magari a prodotti di gelateria artigianale. Pranzo e cena saranno un buon momento per scoprire ricette ancora sconosciute in Italia”. Come l'avocado burger, due metà di frutto sbucciato e farcito con pesce, carne o verdure; o le tartare proposte con avocado a diversi punti di maturazione. Gli immancabili toast e i wrap da passeggio, le insalate e il guacamole. Ma il menu cambierà frequentemente, per coccolare la clientela abituale. A questo si aggiunge la grande spendibilità sul versante delivery food: "Le nostre proposte si prestano molto al trasporto, ancor più del sushi”. L'avocado arriverà da coltivazioni sostenibili, “ci piace conoscere tutta la storia dei produttori da cui ci approvvigioniamo”, la altre materie prime dalla piazza capitolina. Da bere vini naturali e birra artigianale. Tutto è pronto per infiammare gli animi degli avocado lover.
The Avocado Show | Amsterdam | Daniel Stalperstraat, 61 | www.theavocadoshow.com
L'Avocaderia | New York | 254 36thStreet, Brooklyn | www.avocaderia.com
Avocado Bar | Roma | via della Madonna dei Monti, 103 | dal 22 giugno | www.avocadorestaurantbar.com |
Sicilia Avocado | Giarre (CT) | Località San Leonardello, via Pio XII, 7 | www.siciliaavocado.it | www.facebook.com/avocadobar.roma/
a cura di Livia Montagnoli