La Cina diventa orizzonte concreto per il Prosecco Doc. Nonostante la nota difficoltà di approccio culturale nel conquistare l'interesse di un consumatore che, per fare un esempio, ai pasti accompagna bevande calde, proprio in Cina la crescente attenzione al mondo e alle mode occidentali sta facendo sì che un pubblico femminile, e soprattutto giovane, mostri interesse per le bollicine italiane. E siccome sia Cava sia Champagne sono qui da anni, anche il Prosecco Doc vuole spazio. Il piano del Consorzio guidato da Stefano Zanette di aprire un ufficio di rappresentanza a Xi' An (città da 8,5 milioni di abitanti, quasi quanto l'intera Lombardia) appare quindi una mossa coraggiosa. Vedremo se lungimirante. Personale cinese, assieme a quello italiano, sarà chiamato a fornire informazioni a operatori e consumatori in lingua locale, così come sarà il tramite per la formazione sulla Doc. Infatti, una partnership con la facoltà di Enologia dell'Università locale prevede l'attivazione di corsi da 3 a 36 ore, a partire dal prossimo aprile.
Economicamente, la Cina vale oggi quasi 15 mila ettolitri di Prosecco Doc, appena l'1% del totale esportato, rispetto al 33,6% del Regno Unito, al 18% degli Usa e al 17,1% della Germania. In Cina, l'obiettivo del Consorzio, come spiega il direttore Luca Giavi, è triplicare i volumi portandosi a quota 45-50 mila ettolitri in tre anni. Lo sforzo in termini di risorse per tentare questa scalata è importante: 500 mila euro, considerando che è già da due anni che si investe su questo mercato. Il canale di vendita nel mirino è l'horeca, compreso il variegato mondo del catering. Nel confronto coi competitor in Cina, il Prosecco spumante ha visto crescere il prezzo medio del 29,5% nel 2015, un dato in linea con gli aumenti dello Champagne (+22%), e in decisa controtendenza rispetto al Cava, sceso del 10%.
A cura di Gianluca Atzeni