Aspettando Milano
In Italia non è ancora arrivato, ma presto l'attesa sarà ripagata dalla prima apertura (di una lunga serie?) a Milano. E intanto Starbucks continua a far parlare di sé, confermando un'attenzione tutta particolare proprio per il Paese dove più ha faticato per fare breccia, aspettando che i tempi per l'arrivo di “frappuccini” e bibitoni di caffè americano fossero maturi. La catena statunitense di caffetterie più famosa nel mondo da tempo vanta uno dei brand di maggior appeal sul mercato globale e solo qualche mese fa confermava la seria intenzione di provarci anche in Italia, dove scardinare quel crogiuolo di tradizioni e abitudini - pure un po' stantie, per dir la verità – che accompagnano gli italiani al bancone del bar non sarà impresa facile. Nel frattempo il Paese è pervaso da una rinnovata attenzione per gli specialty coffee, segno che qualcosa sta davvero cambiando, e certo Starbucks non ha intenzione di sottrarre estimatori al rito dell'espresso mattutino, piuttosto, dalla primavera 2017, si proporrà al pubblico milanese come valida alternativa a tutto tondo. Inutile demonizzarne intenti e offerta a priori, come abbiamo cercato di spiegare in passato.
L'accordo con Princi
Anche perché il gruppo di Howard Schultz, Ceo della catena americana, che per lo sbarco in Italia si affida al progetto di Antonio Percassi (lo stesso che curerà l'arrivo di Wagamama in Italia, è notizia di pochi giorni fa), sembra intenzionato a inanellare una serie di alleanze importanti, che l'arte gastronomica del Belpaese cercano di metterla in mostra, al servizio della crescita internazionale del brand. È il caso dell'accordo stipulato con Princi, il marchio di bakery made in Italy più conosciuto nel mondo, fondato dall'imprenditore calabrese Rocco Princi proprio a Milano trent'anni fa. Una panetteria con consumo al tavolo che in tempi non sospetti importava in Italia un modello di business particolarmente apprezzato all'estero, che non a caso, dopo l'apertura di cinque punti vendita nel capoluogo meneghino, ha determinato lo sbarco di Princi nel Regno Unito, per confrontarsi con la vivace scena di bakery londinese forte della qualità e del fascino che il mondo riconosce all'Italia “creativa”, subito ribattezzato “the Armani of bread”.
Ecco perché Schultz, a capo di un gruppo che dichiara 19 miliardi di ricavi ogni anno, ha voluto Princi nella joint venture internazionale siglata ieri a Londra (ma è della partita anche il fondo AngelLab di Angelo Moratti, che ha favorito il collegamento con Percassi quando si è trattato di raggiungere l'accordo per l'apertura milanese).
Il pane di Princi da Shanghai a Seattle
L'accordo commerciale, secondo le prime indiscrezioni, è particolarmente ghiotto per la bakery milanese, e prevede la sua partecipazione in veste di fornitore esclusivo per i punti vendita Starbucks di profilo più alto (quelli che vendono caffè premium), a cominciare da New York e Shanghai. Un'opportunità irripetibile, dunque, per conquistare a suon di panini made in Italy nuovi mercati, sfruttando il traino di un partner importante che proprio sulla Cina sta scommettendo in modo massiccio. Proprio nella filiale di Shangai Princi sarà coprotagonista nell'allestimento di una Roastery mai vista prima, proponendo ai clienti un format che punta molto sul pane.
Tappa successiva a Seattle dove Princi aprirà un negozio con il suo marchio, proprio nel primo locale inaugurato da Starbucks, nel 1971, a conferma di quanto Schultz sia intenzionato a valorizzare il suo nuovo alleato. D'altronde il pallino per l'Italia, negli ultimi tempi, sembra essersi fatto piuttosto pressante.
a cura di Livia Montagnoli