Certo non si tratta di un mestiere facile: sveglia all'alba e lavoro duro. E poi serve passione tanto quanto competenza e attenzione. Quello del panettiere viene spesso usato come esempio quando si parla di mestieri faticosi, ma anche quando si parla di eccellenza. Il settore artigianale è in crescita e le posizioni lavorative aumentano ogni anno, ma le domande raramente trovano soddisfazione. Già qualche tempo fa avevamo parlato delle migliaia di pizzaioli richiesti e mai trovati e poi dal Sigep di Rimini un altro allarme era stato lanciato sulla mancanza dei pasticcieri artigianali. Rocco Princi ne è un esempio. La sua catena conta quattro locali a Milano e uno a Londra, dove è stato definito “l'Armani del pane”. Ora sta ingrandendosi ulteriormente trasformando in locale aperto h24 il suo punto vendita di Milano di fronte all’ex Teatro Smeraldo dove tra l’altro sta per aprire Eataly. Tutto bene, se non fosse per i problemi che arrivano dal personale. O meglio, dai problemi che arriverebbero dal personale se ci fosse... Sì, perché a fronte di 45 posizioni di lavoro offerte ne restano vacanti ben 40.
L'intervista, apparsa sul Corriere della Sera, parla chiaro: dopo un anno di ricerca solo 5 curriculum hanno soddisfatto le aspettative. Ma ecco come è andata nel dettaglio.
“Ho bisogno di assumere 45 persone” si legge nell'intervista. “Entro 20 giorni apro il mio nuovo locale a Milano. Da quando ho iniziato le selezioni, a marzo 2013, è passato quasi un anno e ho trovato solo cinque curriculum adatti! Comincio a preoccuparmi. Cerco giovani con passione e voglia di fare. Cuochi e camerieri. Li vorrei italiani e invece si candidano esclusviamente stranieri. Per la posizione di barman mi sono arreso: ho arruolato un ragazzo che lavorava in un hotel di Hong Kong”. Ma le figure professionali cercate da Princi non sono ad alta specializzazione, quello che cerca il panettiere è personale con passione e con un'altra caratteristica dato che il locale sarà aperto 24 ore su 24: “ho bisogno di persone disposte a lavorare su turni anche di notte. E poi di sabato e di domenica. E anche questo scoraggia molti”. Un incentivo potrebbe arrivare dalla politica aziendale e dagli stipendi “Si parte con il minimo contrattuale. Chi merita viene ricompensato. Io nei miei negozi ho gente che arriva a guadagnare anche 2.500/3.000 euro netti al mese. E non mi dispiacerebbe l’idea che i dipendenti più motivati diventassero azionisti dei punti vendita”. Ma non è abbastanza, a quanto pare, per convincere alcuni a smettere di lamentarsi e ad iniziare a lavorare.
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