Il vino in Turchia è una trama complessa di gusto, cultura, religione. E politica. Basta vedere la diversità nei consumi di Istanbul tra la sponda europea, i ritmi con i quali saltano i tappi nei locali eleganti di Beyoğlu, e la parte asiatica. In mezzo c’è un limite non solo geografico: il Bosforo.
Nel Settembre del 2013 il governo di Erdoğan ha emanato leggi ancora più restrittive: proibita la vendita di alcolici nei negozi dopo le 10 di sera, vietata qualsiasi pubblicità di alcolici anche all’interno dei locali e negata perfino la somministrazione nei locali che si trovano entro 100 metri da scuole o istituti religiosi. In mezzo a questi ostacoli, alla quale va aggiunta la luxury tax che incide in modo pesante soprattutto sui vini importati, il consumo del vino è in crescita.
Siamo stati a Istanbul per la seconda tappa del Top Italian Roadshow. Da pionieri, considerando che molte manifestazioni sono state annullate negli ultimi anni a causa dei vincoli imposti. I nostri seminari (guidati da Lorenzo Ruggeri e Gianni Fabrizio della guida Vini d’Italia) hanno accolto un pubblico attentissimo e preparato: particolarmente apprezzati i vini rossi di buona concentrazione e sostenuto tenore alcolico.
“Il consumo è molto orientato verso vini rossi, almeno il 70%”, ci racconta il giornalista Atakan Aya. La produzione interna è in grande espansione, dopo aver puntato sui vitigni internazionali, sta riscoprendo un ricco patrimonio di varietà: dal bogazkere al kalakic karasi. “Qui in Turchia la gente conosce Toscana e Piemonte, pochissimo il resto d’Italia. C’è l’abitudine a bere superalcolici, soprattutto il Raki (liquore aromatizzato all’anice; ndr) ma la cultura del vino sta crescendo”, commenta Çağrı Burak Sağlam, food & beverage Sales Supervisor di Eataly Istanbul.
Nei primi 8 mesi del 2014 l’Italia ha esportato vini verso la Turchia per una quota di 2,2 milioni di euro, il volume è di 7 mila ettolitri. Nello stesso intervallo del 2013 1,5 milioni di euro e un volume di quasi 5 mila ettolitri. Chiude Uryan Doğmuş, chef e proprietario del ristorante Gile:“Negli ultimi 5 anni la ristorazione di Istanbul ha cambiato marcia, molti chef sono andati all’estero e ora stanno rinnovando la cucina turca, spingendo verso la ricerca del prodotto e nuove tecniche. La domanda di addetti preparati sta crescendo tantissimo”. E da febbraio il Gambero Rosso, grazie all’accordo con Usla (International Hospitality and Culinary Instute), avvierà corsi di cucina italiana amatoriale e professionale.
a cura di Lorenzo Ruggeri