Alla conquista d'Europa
L'avevano annunciato, ora è arrivato il momento. Un paio di mesi fa, con Andrea Rasca - che del Mercato Metropolitano è stato l'ideatore quando si è trattato di inventare un format gastronomico per lo spazio di Porta Genova, a Milano – approfondivamo le ultime vicende che avevano fatto gridare allo scandalo: il mercato dei grandi numeri di Expo invischiato in una richiesta di fallimento per debiti oltre il milione di euro. Rasca, in realtà, lo spazio di Porta Genova l'aveva lasciato agli ex partner di Qualitalia già a settembre 2015, per dedicarsi all'esportazione del brand in nuove città. Torino, per esempio, dove il Mercato Metropolitano arrivava a dicembre nell'ambito della riqualificazione degli spazi della vecchia stazione di Porta Susa; il motto, sempre lo stesso: il buon cibo italiano non è un lusso. E così, incassata la buona risposta del pubblico torinese, dove lo spazio potrebbe restare attivo ben oltre la prima scadenza prevista per la fine dell'estate, Rasca guardava al futuro, con un piano di business imponente: 20 aperture nei prossimi 3 anni. All'insegna del migliore cibo di strada italiano, ça va sans dire. Il primo step? Conquistare Londra, la città che in fatto di mercati gastronomici ha dettato legge nell'ultimo decennio, regina incontrastata e modello da imitare per tutta l'Europa.
Il Mercato Metropolitano a Londra
E proprio secondo tabella di marcia – ad aprile si parlava di giugno – l'arrivo nella capitale inglese di MM è anticipato dalle prime indiscrezioni della stampa locale. Il progetto è sempre lo stesso: una riqualificazione urbana degli spazi, attenzione ai piccoli produttori e agli artigiani, all'aspetto sociale e a quello del benessere, alle attività culturali con cinema, musica, educazione alimentare, arte. E interazione con gli attori del panorama gastronomico cittadino, nel nome di un riuscito mix tra farmer's market e street food. Niente di nuovo per Londra, insomma, ma l'appeal del made in Italy giocherà un ruolo fondamentale. Lo spazio è quello già individuato nei sopralluoghi dell'ultimo anno, compreso tra il celeberrimo Borough Market e Elephant Castle: una grande superficie coperta con area esterna (circa 4000 metri quadri in tutto), allestimento che privilegia il recupero di materiali industriali, nel rispetto dell'ambientazione che abbiamo imparato a conoscere a Milano prima, a Torino poi.
Le insegne
Tra le botteghe che apriranno a Londra, l'attenzione dei media inglesi è tutta per la pizzeria napoletana, ma della squadra faranno parte anche una panetteria, la macelleria, la torrefazione, un'area pescheria con somministrazione di crudi, fritti e piatti caldi, la bottega dei salumi e formaggi italiani, l'enoteca e una birreria artigianale, oltre agli stand di contadini, artigiani della pasta, produttori biologici. I prodotti confezionati a marchio italiano, invece, troveranno spazio sugli scaffali del market, anche in questo caso secondo formula mutuata dal progetto originale: lo spazio sarà gestito da Prezzemolo e Vitale, una realtà palermitana che gestirà il supermercato delle eccellenze al pian terreno dell'edificio. Il tutto corredato da un ricco programma di laboratori e attività culturali, che beneficeranno di un giardino/orto urbano coltivato in prossimità dell'edificio e, probabilmente, di un cinema e di un pop up hotel. La data di apertura? Fine giugno nel cosiddetto Borough Triangle. E l'investimento – in società con Peabody che è la società che sta sviluppando immobiliarmente tutto questo lotto triangolare, per un anno di gestione dello spazio, in attesa di attrarre ulteriori capitali - supera il milione di sterline. Si punta in alto.
E qualcuno non mancherà di notare il silenzio assordante dell'altra sponda, l'impero di Farinetti a cui il brand di Rasca ora “rischia” seriamente di far concorrenza: che fine ha fatto l'apertura annunciata di Eataly London?
a cura di Livia Montagnoli