Mercato del Carmine. Il rilancio
Ottobre 2013. Sono passati quasi tre anni da quando l'amministrazione di Genova salutava l'apertura del primo mercato bioetico in città, il Mercato del Carmine, che dalla piazza che lo ospita, nel cuore del capoluogo ligure, prendeva il nome. Allora la struttura liberty in ferro battuto e vetro (che ricorda da vicino il più celebre San Miguel di Madrid ed è stata realizzata nel 1921) riapriva i battenti dopo anni di fatiscenza e abbandono, rivitalizzata dalla ristrutturazione di un gruppo di giovani architetti genovesi, nel nome di un'intelligente organizzazione degli spazi e del basso impatto ambientale, con ventilazione naturale e riscaldamento a impianto idraulico installato sotto la pavimentazione. Le chiavi di lettura che qualche tempo dopo avrebbero ispirato la rinascita del mercato gastronomico che oggi fa capo al modello del Mercato Centrale di Firenze c'erano già tutte, pur in uno spazio di dimensioni estremamente ridotte: prodotti a chilometro 0, valorizzazione delle specialità locali e delle filiere artigiane, abbattimento degli sprechi con asta giornaliera (subito prima della chiusura) per smaltire i cibi ad alta deperibilità, possibilità di consumare in loco i prodotti dei banchi, strumento di aggregazione per il quartiere, richiamo per il turismo.
Il progetto
E infatti l'entusiasmo per il progetto concretizzato dalla B.p.g. (Buono pulito e giusto) a capo del nascente Consorzio Mercato del Carmine era molto, soprattutto in merito al rilancio commerciale e turistico cui sarebbe andata incontro la zona. All'epoca all'interno del mercato trovarono spazio un banco ortofrutta, una macelleria con vendita di salumi, un'enoteca con vini regionali, la pescheria e il bar ristorante aperto fino alla mezzanotte con pietanza della tradizione a base di prodotti tipici. E anche un'area eventi per spettacoli, concerti e presentazioni di libri. Eppure del Mercato del Carmine in pochi hanno sentito parlare, a differenza di strutture riabilitate negli anni seguenti, dal mercato di Mezzo di Bologna al Mercato Testaccio di Roma, al celeberrimo Mercato Centrale di Firenze, pronto a raddoppiare alla stazione Termini di Roma. Perché? Trascorsi due anni, era l'estate del 2015, La Repubblica riportava una situazione radicalmente diversa, tra incassi mancati e banchi deserti.
Due anni dopo. Qualcosa non va
Alla stampa gli abitanti del quartiere e gli operatori del mercato non nascondevano la delusione per una scommessa fallita, soprattutto per l'incapacità di relazionarsi con il tessuto locale, anziché alzare i prezzi a dismisura nella speranza di intercettare un flusso turistico che non è mai arrivato (d'altronde la portata turistica di Firenze è di ben altra entità). Insomma, al mercato del Carmine si rimproverava proprio quell'attitudine gourmet che avrebbe dovuto farne un gioiello della rete mercatale cittadina. Senza contare le promesse non mantenute: niente aste per l'invenduto, un ristorante operativo a mezzo servizio e non sempre calibrato sulla qualità. E poche soddisfazioni per gli operatori che nel progetto avevano creduto dall'inizio, costretti a fare i conti con un registro in passivo e grandi difficoltà per pagare l'affitto. Intanto il quartiere risentiva del calo di interesse dopo la slancio iniziale, che molti avevano sperato potesse allontanare il degrado di una zona piuttosto abbandonata a se stessa, seppur nel centro della città.
Il mercato oggi. È la volta buona?
Ma sempre alla fine dell'estate scorsa gli ideatori del progetto, incassando il mea culpa, parlavano di un piano di rilancio che avrebbe fatto tesoro degli errori commessi per scommettere con più convinzione sulla filiera corta e sulla programmazione di eventi attrattivi. Oggi, a distanza di quasi un anno il mercato prova a tornare a galla con un programma di appuntamenti e laboratori che spazia dall'aperitivo serale alle lezioni di pesto al mortaio, a concerti, spettacoli e cene tematiche. E anche la pescheria (chiusa da mesi all'epoca del sopralluogo estivo) è tornata operativa con una nuova gestione, che il mercoledì alle 19 propone l'asta prevista in origine. Ma c'è anche il caso del distributore automatico di latte crudo dell'allevamento Giassetto di Masone, montato all'interno del mercato in tempi recenti, che da qualche settimana fa registrare un boom di richieste. Mentre il ristorante, da qualche mese, sperimenta una cucina autenticamente locale, offrendo ai clienti la possibilità di scegliere personalmente carne e pesce dai banchi adiacenti. Che sia l'inizio di un vero rilancio?
Mercato del Carmine | Genova | piazza del Carmine | dal lunedì al sabato | www.mercatodelcarmine.it