Sembra non volersi arrestare l’ondata di sfortuna per l’agricoltura italiana; è il maltempo che imperversa sulla Penisola negli ultimi mesi il principale responsabile di ritardi e danni alla produzione. E proprio a pochi giorni dall’incontro Uiv e Ismea, riuniti a Montalcino per stilare un bilancio sulla vendemmia 2014, la bomba d’acqua che nella giornata di venerdì 19 settembre ha flagellato la Toscana costringe nuovamente a contare i danni.
Pioggia e grandine, accompagnate da una violenta tromba d’aria, hanno colpito principalmente l’area intorno a Firenze e la rinomata zona dell’Empolese Valdelsa, territorio d’elezione per la produzione del Chianti. Nei comuni di Vinci e Fucecchio, dov’è in corso la vendemmia, i viticoltori non riusciranno a portare a termine la raccolta: annata compromessa e danni strutturali ai filari, con piante divelte e sostegni in ferro piegati soprattutto nella zona del Montalbano.
Ma è tutto il comparto agricolo a risentire della violenza della perturbazione che in meno di 24 ore è riuscita a spazzare via interi ettari di ortaggi tra Massarosa e Vecchiano - nell’area della Versilia votata all’orticoltura - scoperchiare capannoni, danneggiare macchine agricole e abitazioni rurali, compromettere in alcuni casi la stagione olivicola, per un computo dei danni che ammonta a settanta milioni di euro (solo per i vigneti nei comuni di Vinci, Cerreto Guidi, Scandicci, Fucecchio, Signa, San Miniato e Carmignano si registra una perdita superiore ai 200mila quintali d’uva, per un ammanco economico di circa 20 milioni di euro).
È un gergo di battaglia quello che usa Coldiretti senza mezzi termini, riferendo di grandine che “ha mitragliato tetti e muretti, spaccato vetri e linciato il verde”. Mentre Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana, è intenzionato a chiedere lo stato di calamità, ma riflette anche sulla necessità di varare misure assicurative che tutelino gli agricoltori da condizioni climatiche sempre più incerte. E il presidente della Cia Toscana, Giordano Pascucci, si unisce alla richiesta dello stato di calamità e soprattutto chiede il “ritorno del 100% dei danni. La frequenza di questo tipo di calamità (bombe d’acqua, grandinate, vento forte) che stanno martoriando sempre più spesso la Toscana e che colpiscono zone circoscritte ma con danni totali per le singole aziende, impongono di passare a nuovi strumenti di risarcimento che mettano al riparo le aziende agricole. Gli attuali strumenti non sono più sufficienti e le aziende agricole toscane rischiano per una bomba d’acqua di cinque minuti di vedere distrutto il lavoro ed il reddito di un anno intero. La situazione non è più sostenibile.”