Ora, tralasciando quanto sia discutibile il (quasi) monopolio della multinazionale svizzera nel mercato del cibo – in buona compagnia con altri 9 big: Coca-Cola, Danone, General Mills, Kellogg, Mars, Mondelez, PepsiCo, Unilever e Associated British Foods, a tal proposito vi invitiamo a leggere l'ultimo rapporto di Ofxfam in merito alle loro politiche sociali e ambientali - è indubbio che il latte condensato sia stato un'invenzione geniale la cui paternità è contesa, e di certo non è del colosso attualmente presente in 186 paesi con più di 2000 marchi.
Un po' di storia del latte condensato
Lo si legge anche nel sito di Nestlè: “Fino al XIX secolo, il latte puro e fresco era un prodotto difficile da reperire nei centri urbani d'Europa. Spesso era veicolo di gravi malattie, perché inacidiva rapidamente a causa dell'ancora scarsa diffusione della refrigerazione. Anche il latte adulterato era un fenomeno dilagante e potenzialmente mortale. Di frequente veniva manipolato con l'aggiunta di gesso, acqua e altre sostanze. Questa era la situazione che Charles Page (che insieme al fratello George ha fondato nel 1867 Anglo-Swiss, la prima fabbrica europea di latte condensato, ndr) trovò al suo arrivo a Zurigo nel 1865, dove giunse in veste di viceconsole americano per il commercio. Eppure, la campagna svizzera che si offriva ai suoi occhi era popolata di mucche che ruminavano pacifiche su pascoli verdi e rigogliosi”.
Da qui l'idea di importare in Svizzera la novità alimentare americana, la cui paternità nel sito di Nestlè viene data a Gail Borden (per altro editore di giornali) intorno al 1850, e che Charles aveva visto distribuire alle truppe militari. Un'intuizione, quella di Charles, che si rivelò vincente, tanto che già nel 1868 la fabbrica di latte condensato vendeva oltre 374.000 casse di prodotto e, quando Charles morì nel 1873, il fratello George si ritrovò a capo di una multinazionale con 12 fabbriche in Europa e negli USA che esportava in tutto il mondo.
Che c'entra Henri Nestlé?
Henri Nestlé e Anglo-Swiss erano di fatto concorrenti. Sempre dal sito della multinazionale: “La modernità dello spirito imprenditoriale di Page si ritrovava per molti versi in un altro nuovo arrivato in Svizzera, il tedesco Henri Nestlé. Un'identica passione per la nutrizione e un analogo senso di responsabilità sociale spinsero Nestlé a inventare la sua Farine Lactée, preparato per lattanti che iniziò a vendere dal 1867 a Vevey”. Dopo pochi anni le due aziende, Nestlé e Anglo-Swiss, iniziarono a produrre più o meno gli stessi prodotti, partendo dal latte per offrire soluzioni nutrizionali innovative. Nonostante la rivalità le due aziende si fusero nel 1905, solo dopo la morte di George Page che si era sempre opposto a un accordo. Nacque così la Nestlé & Anglo-Swiss Milk Company, ovvero quello che poi diventò Gruppo Nestlé.
Perché 130 anni?
Se la matematica non è un'opinione ci riesce difficile far compiere al latte condensato Nestlè 130 anni. Da dove arriva questa cifra? A onor di cronaca è nel 1893 che nasce il latte condensato a marchio Nestlé, e solo venti anni dopo inizia la commercializzazione del prodotto in Italia. Sempre per essere precisi, l'iconica latta, ancora presente tra gli scaffali dei supermercati, arriva in Italia l'anno successivo, nel 1914. Si dovrà aspettare l'altra guerra mondiale per vedere il latte condensato tra gli ingredienti principali del gelato torinese, che spicca per la sua particolare cremosità.
Il latte condensato è la firma della tradizione del gelato torinese
Sembra che utilizzare il latte condensato per fare il gelato è una tradizione che arriva a Torino durante la Seconda Guerra Mondiale, nel ’45, quando in città il latte fresco scarseggiava e il comandante americano offrì ai gelatieri del Caffè Fiorio - oggi Fiorio ha punti vendita in città, ma ordinare un cono alla vetrinetta affacciata su via Bogino, annessa al caffè attivo dal 1780, rimane un rito per torinesi e turisti - il latte condensato made in USA da aggiungere al latte fresco: risultato un gusto e una cremosità particolari. Una consuetudine diventata la firma dei gelati di Alberto Marchetti (Tre Coni nella guida Gelaterie d'Italia 2023): “Un ingrediente che ho 'rubato' a mio papà. All'epoca, parliamo degli anni 70, c'era il comitato gelatieri a Torino e molta sinergia tra colleghi che decisero di portare avanti questa usanza. Io continuo ad usarlo, non il Nestlè ma il latte concentrato Tiber dell'azienda italiana Argenti, in una percentuale del 10% sul totale della ricetta. È un ingrediente che adoro e che mi ricorda l'anno in cui ho fatto il militare, lavoravo in mensa e ogni mattina la passavo a travasare e diluire latte condensato nelle tazze. Insomma ho un legame tale con questo prodotto che non ne potrei fare a meno”.