Il timore di una bocciatura da parte dell'Europa stava per diventare una realtà troppo scomoda da giustificare ai propri elettori tant'è che si è reso necessario il ritiro del ddl sulla "carne sintetica". A dare la notizia è stato il Foglio che ha reso nota una comunicazione del MASAF inviata al MIMIT che recitava: “Si richiede il ritiro della richiesta di notifica per un approfondimento delle tematiche oggetto del ddl, alla luce della discussione parlamentare in corso e delle modifiche che il testo potrebbe subire”. Un percorso di accettazione pubblica che il governo ha iniziato a fine marzo, ma nel quale molti esperti di diritto europeo avevano già evidenziato falle e problematiche.
I riferimenti normativi riguardanti il diritto europeo
Il problema però, in questo caso, è stato un altro: l'incongruenza tra le dichiarazioni e l'imprescindibile aspetto normativo europeo che non avrebbe permesso l'applicazione del ddl sui "cibi sintetici". Infatti è noto che la legislazione europea prevale su quella degli stati nazionali e in tal senso l'art. 288 comma 2 del Trattato sul funzionamento dell'UE parla chiaro in tal senso: "Il regolamento (ovvero l'atto giuridico dell'Unione Europea, ndr) ha portata generale … è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri". A tal proposito c'è da aggiungere che la legge europea può anche prevedere l'abrogazione e la modifica di norme in contrasto con gli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione. A dar man forte alla normativa europea ci pensa anche la nostra Costituzione che, nell'articolo 117, dice che "La potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali" e in questo caso l'ordinamento comunitario è composto da regolamenti per il settore agricolo e di sicurezza alimentare che siamo obbligati a rispettare.
Il passo indietro sull'agricoltura cellulare
Una retromarcia che si aggiunge ad altre uscite non proprio azzeccate come quella dello scorso maggio nella quale il ministro Lollobrigida ha citato un rapporto dell’OMS per attaccare la carne coltivata parlando di rischi per la salute, quando in realtà quel documento sosteneva tutt'altro. Non sottovalutabile anche il fatto di continuare a chiamarlo "cibo sintetico", un claim accattivante per il grande pubblico, ma estremamente scorretto nella forma e nel contenuto. Proprio su questo si è pronunciata anche la Fondazione Veronesi che dichiara testualmente: "Nel linguaggio comune, infatti, viene impropriamente utilizzata la definizione 'carne sintetica' che tende a snaturare la vera origine di questa carne. Per sintetico, infatti, si intende qualcosa che è risultato da una sintesi che avviene al di fuori di un organismo vivente. Cosa che attualmente non è".