Baladin. Il presente e il futuro prossimo
Un anno fa, interpellato sulla possibilità di quotare la sua azienda (la più importante realtà di birra “agricola” italiana ancora indipendente, più volte insidiata dalle multinazionali del settore), Teo Musso prendeva tempo, senza escludere il suo interesse per l'argomento. Del resto all'epoca i progetti in ballo erano (e restano) molti: il ripensamento degli impianti – attrezzature hi tech e materie prime coltivate in Italia, tra Piemonte e Basilicata - l'imminente apertura del Baladin Open Garden – inaugurato nell'estate 2017, con grande sforzo economico – l'espansione all'estero, dove il birrificio di Piozzo è riuscito a costruire una rete di distribuzione che conta 41 Paesi, con particolare impegno nell'espugnare il mercato statunitense, e l'obiettivo di conquistare Cina, Russia e Giappone. La priorità, allora come oggi, quella di mantenere il sogno di Baladin indipendente, pur non rinunciando alle prospettive di una crescita aziendale per molti versi non più prorogabile (ricordando che il 20% della società appartiene a Oscar Farinetti). Dunque, un anno dopo, eccolo di nuovo a ragionare sul futuro prossimo in occasione di un'intervista rilasciata al Corriere della Sera: alla Borsa, Musso pensa ancora, e con più lucidità rispetto al passato.
La quotazione all'Aim, l'export, il raddoppio dei volumi
Possibile una quotazione, perché no, ma sul listino Aim, quello riservato alle piccole e medie imprese, per assecondare l'esigenza di espandersi senza snaturare la filosofia preservata in oltre 20 anni d'attività. Inutile negare, però, come Baladin sia riuscita gradualmente a diversificare l'attività, trainata dalla voglia di fare di Musso, che sul fare imprenditorialità con la birra ha molto da insegnare (nel 2017 Baladin ha vinto pure il premio Birrificio dell'anno di Unionbirrai): oggi il gruppo dichiara 25 milioni di ricavi aggregati (riporta Corriere Economia), con una crescita del 19% rispetto al 2016, dà lavoro a 200 persone e serve 6500 clienti diretti solo in Italia. L'obiettivo è quello di raddoppiare la quota di export, che oggi pesa sul fatturato il 17% del totale, portandola al 35% in tre anni (crescendo anche con la produzione, attualmente attestata sui 25mila ettolitri annui, “ma l'idea è quella di raddoppiare le quantità”). Per farlo – e certamente anche per preparare l'ingresso sul mercato finanziario - Musso annuncia una riorganizzazione societaria che semplificherà la gestione del gruppo.
Baladin e la ristorazione. Il lancio di Pop&Toast
Ma Baladin, dicevamo, non è solo produzione e distribuzione di birra: sotto il cappello del marchio, il gruppo produce cioccolato e succhi di frutta speziati (Bevifrutta), mentre sono 17 i locali dedicati alla ristorazione che portano il nome del birrificio, a cominciare dall'esordio sulla piazza romana del format burger&birra Open Baladin (era il 2009, prima solo Le Baladin di Piozzo, dove tutto è iniziato nel 1996), oggi replicato in diverse città d'Italia, ma anche all'estero, sulla terrazza di Eataly New York. Poi ci sono le incursioni più insolite nel mondo dell'ospitalità, concretizzate per la prima volta a Essaouira, in Marocco, con il Riad Baladin (10 camere e un ristorante italiano), e recentemente a Zanzibar, dove all'inizio del 2018 ha debuttato il Baladin Zanzibar Beach Hotel, un resort affacciato sul mare del Madagascar, con 8 lussuosi bungalow, 12 stanze, ristorante e birra alla spina servita al bar con vista sulla piscina. Il nuovo progetto, invece, ci riporta in Italia, e si chiama Pop&Toast, un marchio inedito uscito dal cilindro di Musso per promuovere la birra in lattina di Baladin (la linea Pop, lanciata nel 2017) sfruttando il traino di una proposta di ristorazione informale incentrata sulla nobilitazione del toast, con particolare attenzione sul pane, “un'alternativa italiana al kebab”, raccontava tempo fa Musso sulle origini dell'idea. Una catena in frachising che esordirà a Milano già il prossimo luglio (sul Naviglio Grande, la preview, qualche giorno fa, in occasione di Milano Food City), per raggiungere quota 20 locali in Italia entro il 2024.
a cura di Livia Montagnoli