Il Mercato Centrale a Milano e Venezia?
Il Mercato Centrale, così come l'abbiamo conosciuto a Firenze e da qualche tempo – con grande successo di pubblico – a Roma, cresce e si moltiplica. Davvero? L'annuncio in conferenza stampa di Ecv, il gruppo che in Italia guida il settore en plein air e che con l'imprenditore Umberto Montano ha creduto nella bontà del format, risale alla settimana scorsa. Ben cinque nuovi mercati in più città d'Italia, la maggior parte con il sostegno di Grandi Stazioni. Nel dettaglio, un raddoppio a Firenze, presso il centro commerciale I Gigli di Campi Bisenzio, due nuove sedi a Milano, una a Venezia; obiettivo a lungo termine Torino. Tempi previsti? Entro marzo 2017 a Firenze, e poi in sequenza a Milano (nell'ambito della ristrutturazione di un'ala importante della Stazione Centrale?) e Venezia. Investimento ingente, 3 milioni e mezzo di euro solo per la realizzazione del Mercato Centrale al primo piano del centro commerciale alla periferia del capoluogo toscano. Dati e non chiacchiere, quelli diffusi da un gruppo solido e in espansione costante, che nei prossimi tre anni potrà permettersi di investire 120 milioni di euro tra villaggi vacanze, ostelli e mercati, per l'appunto. Insomma, per i milanesi e i veneziani è già tempo di cominciare a esultare? Non proprio, non ancora.
Mercato Centrale. Come nasce (e vive) un format di successo
Almeno stando alle parole di Umberto Montano, che interpellato in merito dopo l'annuncio in grande stile del partner commerciale, non può far a meno di frenare gli entusiasmi. Per l'imprenditore toscano, infatti, non è tempo di lanciarsi in nuovi progetti, non prima di aver stabilizzato la situazione romana. Ecco perché, che l'intenzione di replicare il Mercato Centrale entro il prossimo anno sia fondata o meno (spetterà al tempo regalarci la certezza), ci sentiamo di condividere alcune riflessioni di Montano sul percorso del mercato sin qui, piuttosto utili per comprendere come si costruisce un format di successo. E quali problemi si trovi ad affrontare un imprenditore che dietro al progetto ci mette la faccia, spendendosi sul campo per portare a casa il risultato. Partendo dalla condizione principe sulla natura del format: “Noi non siamo un'impresa industriale. La forza del Mercato finora è stata quella di riuscire a mantenere una forte connotazione artigianale. E prima di pensare in grande dobbiamo essere certi che il modello di business funzioni senza perdere d'efficacia in servizio e qualità”. Certi che il cliente sia coccolato e felice, insomma. Tanto da guardare al mercato come uno spazio da vivere con cadenza abituale, e non come attrazione turistica costruita a tavolino.
I romani amano il Mercato
E bisogna dire, per riprendere i dati condivisi da Montano che più che al fatturato ora guarda alla composizione della clientela, che proprio con l'apertura capitolina il Mercato Centrale sembra aver fatto un passo in avanti nel raggiungimento dell'obiettivo. Sì, perché “mentre a Firenze il nostro pubblico si divide equamente tra turisti e fiorentini, le prime settimane di Roma hanno fatto registrare una presenza ingente di romani, che auspicavamo, ma ci ha comunque sorpreso”. La piazza, è necessario sottolinearlo per chi non vive nella Capitale, non era delle più semplici, in quella Cappa Mazzoniana finora ignorata dalla città e dai suoi abitanti (seppur molto suggestiva) e fin troppo distante dai binari della stazione per essere la scelta più comoda per i pendolari in transito a Termini. Eppure il Mercato è sempre pieno, ai banchi si dicono soddisfatti, la presenza romana raggiunge l'80% del totale di accessi (in termini di fatturato, aggiunge Ecv, a Roma si conta di arrivare ai 18 milioni nel 2017, contro i 22 registrati da Firenze nel 2015, al primo anno di attività).
Obiettivo: confermare l'identità
E allora la sfida non può che essere più onerosa: “Ora dobbiamo porci altre domande, gestire al meglio i prossimi mesi. Cosa succederà, per esempio, in estate, quando i romani vanno al mare o preferiscono ritrovarsi all'aperto? Riusciremo a portarli al mercato tutto l'anno?”. Ecco perché, ribadisce Montano, proiettarsi su nuove aperture al momento è prematuro: “Abbiamo l'obbligo di fare bene quello che facciamo. Il mercato non si misura in numeri, dev'essere guidato. E noi dobbiamo confermare la sua identità ogni giorno”. Certo, anche il patron del format non può nascondere l'interesse dimostrato da Grandi Stazioni per replicare il format in altre città. Come del resto è vero per altre richieste arrivate in passato: “Anche Torino, continuano a propormela. Ma sulla possibilità di aprire a Porta Susa, dove ha già provato il Mercato Metropolitano, sono restio. Non sono convinto che il posto funzioni”. Se poi gli si fa presente che anche sulla location romana le perplessità erano molte, preferisce glissare. Come dire che per il momento le chiacchiere finiscono qui. Vedremo come andrà il 2017. Quante nuove sedi dobbiamo aspettarci per il Mercato Centrale?
a cura di Livia Montagnoli