Prodotti dal carcere
Il Caffè Galeotto confezionato nella torrefazione del carcere di Rebibbia, a Roma, da dove arrivano anche i formaggi di Cibo Agricolo Libero, progetto ideato da Vincenzo Mancino per sollecitare le detenute della Casa Circondariale Femminile dell’istituto penitenziario. O il pane targato Fine Pane Mai, con forno e punto vendita lungo le mura del carcere, in via Bartolo Longo. Ma anche prodotti (e idee) che hanno attraversato l'Italia, come i cavoli e lo zafferano coltivati nel Galeorto della Casa Circondariale di Spini di Gardolo (Trento) o la pasta secca dell'Ucciardone di Palermo, prodotta dal pastificio GiglioLab inaugurato appena un mese fa all'interno del carcere borbonico, con possibilità di produrre 400 chili di pasta all'ora. Da farina da grani perciasacchi coltivati in un campo sperimentale nelle campagne palermitane. Queste e altre storie sono quelle che si riuniscono a Roma, il 2 e 3 giugno, in occasione del primo festival dell'Economia Carceraria, organizzata dalla Onlus Semi di Libertà alla Città dell'Altra Economia, con il sostegno del Gay Village.
Il primo festival dell'economia carceraria. A Roma
Un esordio importante per fotografare una realtà sempre più variegata di attività produttive e formative che trovano spazio nell'ambito della comunità carcerarie italiane, con progetti intra ed extra murari. E un festival che vuole promuovere la conoscenza del sistema di carcerazione, favorendo il dialogo su tematiche chiave per l'evoluzione del sistema carcerario italiano, come il contrasto della recidiva (che peraltro costituisce un costo insostenibile per lo Stato, in termini di sicurezza ed economici). Dimostrando così “la forza riabilitativa del lavoro e dei percorsi di formazione e istruzione come strumenti di valore legati alla dignità della persona”. Quindi saranno diverse le opportunità di confronto durante il weekend, con un calendario che alterna momenti di approfondimento – il convegno di sabato 2 giugno, alle 14 o la conferenza della 16, La Giustizia è un diritto – e intrattenimento, come la cotta pubblica di RecuperAle (domenica 3, alle 14), a cura del birrificio carcerario romano Vale la Pena, tra le realtà più impegnate sul campo a dimostrare il valore dell'economia carceraria. O la mostra di manufatti in ceramica creati nel carcere di Paliano (Lazio), e la proiezione di documentari e corti a cura di Paolo Di Virgilio. Ma il fulcro del festival sarà il mercato di Economia Carceraria, aperto dal mattino fino al termine delle due giornate, con il desiderio di dimostrare quanto i prodotti carcerari, scevri da logiche speculative di profitto, puntino alla qualità del risultato, soprattutto perché veicolano la voglia di riscatto dei detenuti. E dunque acquistarli diventa un gesto di responsabilità sociale, ma pure di grande soddisfazione individuale.
Cosa si mangia?
Molti degli espositori coinvolti proporranno prodotti gastronomici, testimoniando quanto le attività legate alla produzione di cibo siano funzionali ad attivare dinamiche di riscatto professionale e sociale. Tra le proposte in vendita (e assaggio nel corso delle degustazioni guidate del pomeriggio), anche il caffè della Coop Lazzarelle del carcere femminile di Pozzuoli, i taralli salati della cooperativa Campo dei Miracoli di Trani, olio, vino e miele a marchio Fresco di Galera dei detenuti di Sant'Angelo dei Lombardi, dall'Irpinia di Falanghina, Coda di Volpe, Fiano e Greco di Tufo. E poi i biscottini Cotti in Fragranza dai ragazzi dell'istituto minorile Malaspina di Palermo e i dolcetti scaramantici a forma di corno scacciaguai dell'Associazione Scugnizzi al lavoro con i ragazzi dell'istituto minorile Nisida di Napoli per produrre il tipico “ciortino”.
Festival dell'Economia Carceraria - Roma – Città dell'Altra Economia – il 2 e 3 giugno - https://www.facebook.com/events/220834388507830/
a cura di Livia Montagnoli