Delivery food. La gallina dalle uova d'oro
Il successo del delivery food imperversa in tutto il mondo, trainato da piattaforme internazionali sempre più simili a grandi multinazionali che macinano fatturato e producono nuovi posti di lavoro (non senza qualche polemica su nuove condizioni contrattuali difficili da inquadrare, leggasi la rivolta dei driver di Foodora). Quel che è certo è che in parallelo con una rinnovata attenzione per il cibo sano e di qualità, anche i servizi di consegna a domicilio hanno dovuto evolversi con la messa a punto di nuovi sistemi, indubbiamente favoriti dal progresso tecnologico. Al tempo stesso sono sempre più numerose le attività che aderiscono al circuito, incoraggiate dalla possibilità di raggiungere un pubblico eterogeneo senza dover rinunciare a standard qualitativi impensabili fino a qualche tempo fa. Insomma, le condizioni perché il delivery food si aggiudichi un posto nella top ten dei business più redditizi sul mercato globale ci sono tutte (e molti continuano a investirci, da Amazon a Uber, alla interpretazione in salsa italiana di Moovenda, ai casi più curiosi, come il circuito dedicato alle università della start up colombiana Kiwi, protagonista a Roma proprio negli ultimi giorni).
Delivery food by Facebook
E non è un caso che questa corsa all'oro abbia destato anche l'interesse di Mark Zuckerberg e soci, che ancora una volta lanciano Facebook nella competizione, come in passato è successo in materia di informazione – con la possibilità di fruire delle notizie di attualità direttamente tramite piattaforma social – e recensioni gastronomiche. Ora l'obiettivo è quello di offrire ai propri utenti un servizio di delivery food quanto più diretto e intuitivo possibile, con la possibilità di ordinare cibo dalle pagine di ristoranti e locali che vogliono far parte del sistema. E la funzionalità è già attiva negli Stati Uniti, dove Facebook ha stipulato accordi con Delivery.com e Slice, servizi di delivery operativi in molte città del Paese. Sul modello americano, la piattaforma non nasconde l'eventualità di stringere alleanze nei singoli mercati, affidandosi al sodalizio con le società di consegna a domicilio locali, da Foodora a Deliveroo a Just Eat – per citare i big operativi in Italia - che garantiranno una rapida diffusione del servizio “social”. Con tutti gli aggiustamenti del caso: presto i menu dei ristoranti coinvolti saranno disponibili direttamente sulla piattaforma, così da agevolare in tutto e per tutto gli utenti interessati a usufruire del servizio, che potranno effettuare il pagamento con carta di credito senza disporre di un profilo sui singoli servizi di delivery.
Ordinare cibo su Facebook. Pro e contro
L'idea, capace di riassumere con poche parole la filosofia che ha guidato le ultime implementazioni alla piattaforma di casa Facebook, risponde a una semplice domanda: “Come possiamo rendere Facebook ancor più utile nella vita di tutti i giorni”? E Andrew Bosworth, responsabile dell'iniziativa per l'azienda americana, si è fatto portavoce di questa ennesima rivoluzione con la stampa statunitense. A lui il compito di spiegare il funzionamento del nuovo strumento, per quanto più che intuitivo: all'utente in preda ai morsi della fame sarà sufficiente cliccare sul pulsante Start Order per consultare le opzioni disponibili e aprire l'ordine. Col rischio, come evidenzia qualcuno, che Facebook sia sempre più in grado di anticipare i gusti e le esigenze di ognuno, sottoponendo gli utenti a un bombardamento pubblicitario ancora più mirato. Bello e cattivo tempo della rete. Prendere o lasciare.
a cura di Livia Montagnoli