Le mense scolastiche oggi. L'allarme dei Nas
Ora ci sono i dati, confermati dai Nas in conferenza stampa, il 20 giugno scorso: una mensa scolastica su quattro tra le migliaia coinvolte nei controlli di conformità per la qualità dei servizi di refezione non ha superato il test. Il che significa che l'indagine partita su segnalazione dei genitori ha rilevato su tutto il territorio nazionale oltre 600 situazioni di non conformità, disponendo persino il sequestro di una trentina di strutture per il mancato rispetto delle norme igienico-sanitarie e strutturali. E tra i principali problemi riscontrati è proprio la difficile tracciabilità di molte derrate alimentari destinate al consumo dei bambini a far parlare di sé. Sintomo di una gestione che troppo spesso non assicura trasparenza, tra casi di forniture di falso cibo biologico, cibi contaminati e un generale peggioramento del servizio nel triennio 2014-2016.
Che fare di fronte a risultati tanto evidenti? La soluzione può essere davvero quella prospettata qualche settimana fa a seguito di una sentenza del Tar di Torino che ammetteva il cosiddetto diritto al panino per la pausa pranzo a scuola?
Dalla classifica al decalogo
La querelle è ben lungi dal trovare una soluzione, mentre i genitori si organizzano in associazioni di volontari come la Rete nazionale Commissioni mensa, che un paio di mesi fa aveva stilato una classifica delle migliori mense d'Italia, coinvolgendo gli istituti di 40 città e assegnando un punteggio al servizio di refezione secondo parametri d'eccellenza, come l'utilizzo di prodotti bio, l'abbondanza in tavola di legumi, pesce, cereali alternativi, la varietà della proposta e le cotture sane. L'ultima sfida, arrivata sulla scrivania del ministro della Salute Beatrice Lorenzin, è il decalogo della buona mensa scolastica stilato dai genitori di venti città italiane.
L'apertura del Ministero a seguito dell'indagine dei Nas, infatti, ha riacceso la speranza di quelle migliaia di genitori che già da tempo chiedono l'approvazione e il rispetto di alcuni valori cardine della buona alimentazione: più biologico e meno insaccati (se non proprio l'eliminazione, nel rispetto delle indicazioni dell'Oms), cucine interne in ogni scuola, ma anche controlli incrociati tra commissioni, Nas e Asl per monitorare la situazione e, non meno importante, tariffe uniformi per usufruire del servizio da Nord a Sud della Penisola.
Normativa nazionale e controlli mirati
Le richieste di sempre, insomma, nel rispetto delle stesse prerogative qualificanti individuate per stilare la classifica dello scorso maggio. Ora però l'idea è quella di bypassare la competenza dei singoli Comuni per ottenere l'approvazione di un disciplinare condiviso in tutta Italia. Cominciando dall'istituzione di una commissione mensa in ogni scuola, legittimando il potere di controllo dei commissari, genitori volontari che spesso si trovano in situazioni sgradevoli quando le ditte che gestiscono il servizio impediscono di scattare foto a etichette e alimenti “sospetti”. E poi ci sono le questioni tecniche, che vanno ben oltre l'introduzione di criteri minimi nazionali per riequilibrare la dieta dei ragazzi. Quindi bene al bio e alla filiera corta, ma soprattutto controlli rigorosi degli imballaggi, delle etichette e dei centri cottura.
D'altronde si stima che ogni studente, al termine della scuola dell'obbligo, avrà accumulato ben 2000 pasti consumati in mensa. E allora si capisce perché quello che molti considerano allarmismo diventi una questione importante.
Qui il decalogo completo