Decrescita, orti urbani, prodotti a km 0, OGM, veganesimo, crudismo, insetti edibili, food design, evoluzione del gusto, rifiuti, riciclo, spreco. Tanti temi, tutti insieme, tutti riconducibili alle tendenze gastronomiche più in voga e alle problematiche attuali che descrivono il nostro rapporto con il cibo. È questa l'ispirazione, molteplice, che accomuna le opere in mostra a Trieste, in palazzo Costanzi, a cura della Casa dell'Arte, dal 6 al 28 febbraio; e sarà il cibo ai tempi della crisi a movimentare il dibattito sull'evoluzione dello stile di vita alimentare di ognuno di noi, alle prese con nuovi stimoli in arrivo da lontano, mode globali, esigenze imposte dalla mutate condizioni economiche, sociali, culturali.
Non a caso gioca su una delle più consolidate abitudini alimentari il sottotesto dell'esposizione di arte contemporanea Immaginario oltre la crisi, con il motto “merenda=cose da meritarsi”. All'arte il compito di suggerire risposte e sollevare dubbi al di fuori della comunicazione convenzionale, per raccontare un futuro possibile, oltre le dinamiche di mercato, concentrato sulle esigenze e i desideri dell'individuo, soprattutto a tavola.
Il percorso di Palazzo Costanzi si nutre prevalentemente di contributi visivi affidati ad artisti italiani e internazionali (22 le personalità coinvolte), con un focus su progetti sociali inerenti al tema, come quello intrapreso all'interno del carcere di Trieste e Tolmezzo nell'ambito dell'iniziativa Città Viola o gli orti urbani del collettivo Spiazzi Verdi a Venezia. In particolare la riflessione si indirizza su una figura dei giorni nostri che segna l'evoluzione delle dinamiche tra produttore e consumatore, professionista e amatore, identificata col termine inglese prosumer. Il web ha avuto il merito (o il demerito?) di confondere i ruoli e abbattere le barriere su cui poggiavano la abitudini di consumo, e questo è vero anche per il settore alimentare. Sullo sfondo, la crisi, e i diversi modi di affrontarla in Italia e in Europa, così come ce la racconta la sensibilità degli artisti. Perché, per dirla con le parole di Virginia Wolf, prese in prestito dai curatori della mostra, “Non si può pensare bene, amare bene, dormire bene, se non si è mangiato bene”.