La pasta italiana è diventata improvvisamente molto calda nella politica polacca (ok, terribile gioco di parole, ma abbiate pazienza con me...). Mercoledì 3 ottobre, Janusz Kowalski, vice ministro dell'Agricoltura e dello Sviluppo Rurale della Polonia, ha pubblicato un'infografica sul suo X (ex twitter) account in cui ha esaltato le virtù della pasta polacca (makaron, in polacco): cosa plausibile quando si ha il compito di sostenere la produzione agricola nazionale. Tuttavia, ha anche sostenuto che è meglio della pasta italiana. Dice il post del ministro: "Acquista prodotti polacchi da trasformatori polacchi. Grazie a questo, sostieni gli agricoltori polacchi. Scopri perché la pasta polacca fatta con uova polacche e farina polacca è sicuramente meglio della pasta italiana. Se siete d'accordo, condividete".
Makaron o Pasta Italiana?
Allegata un'infografica che dovrebbe analizzare e confrontare i vari aspetti dei due prodotti. Mentre il makaron polacco è fatto di grano tenero polacco, la pasta italiana è fatta di grano duro. Il primo contiene uova (ovviamente polacche!), il secondo no. Mentre il makaron polacco è "arrotolato tradizionalmente", la pasta italiana è "pressata" (ovvero estrusa). Per questi motivi – dice il ministro – la pasta italiana richiede lunghi tempi di cottura e rimane dura. Tuttavia, questo va bene per gli italiani che, ci viene detto, "scelgono la pasta dura da farina di grano duro" e "usano principalmente la pasta come secondo piatto" (che in Polonia indica il piatto principale dopo un primo piatto di zuppa). I polacchi, invece, "amano il makaron che cresce durante la cottura ed è tenero ed elastico". Inoltre, "i polacchi consumano principalmente makaron nelle zuppe".
Anche il nome polacco viene dall’Italia
L'insistenza nel chiamare anche la pasta italiana "makaron" è probabilmente spiegata dalla strategia di confronto di due prodotti che un numero sempre più crescente di polacchi considera abbastanza diversi, così come sono molto diversi sia dalla pasta polacca che da quella italiana i molto popolari ramen giapponesi (e circolano in rete meme che mostrano come la pasta giapponese batta sia quella polacca che quella italiana).
Le fake-news del ministro polacco
L'infografica di cui sopra brilla per le sue evidenti inesattezze: un sacco di pasta italiana è fatta con grano tenero, e un sacco di pasta italiana contiene uova (le tagliatelle, per esmepio?). Né il ministro sembra consapevole che la parola polacca makaron derivi dall'italiano Maccheroni (maccaroni, in alcuni dialetti), rivelando dunque l'origine straniera della “pasta polacca” medesima. Inoltre, la pasta sarebbe in gran parte considerata un primo (primo piatto, una categoria che include anche zuppe che seguono un antipasto) e precede un secondo (secondo o piatto principale). Queste distinzioni sono abbastanza evidenti per la classe media: polacchi metropolitani e cosmopoliti che frequentano i numerosi ristoranti italiani che punteggiano il panorama gastronomico polacco. I commenti al post, infatti, prendono in giro il suo contenuto e il suo autore.
Solletico alla pancia polacca
Kowalski per lo più preferisce lasciar correre i commenti senza rispondere, con alcune eccezioni. Quando Michał Płociński, del quotidiano liberal-conservatore Rzeczpospolita, ha sottolineato la “durezza” dell'infografica, il vice ministro ha risposto: "Quindi capisco che sostenere l'economia polacca è una fonte di ridicolo per te?" È probabile che Kowalski sperasse che il suo pubblico fosse costituito principalmente da persone che non sono spesso esposte a cibi stranieri e che quindi possano considerarne l’uso come un'espressione di elitarismo che andrebbe di pari passo con la mancanza di rispetto per la "vera Cultura” polacca causata da influenze negative occidentali.
Il governo italiano non replica
Non sorprende che alla vigilia di importanti elezioni i politici facciano leva su tutti i tipi di questioni scottanti per mobilitare i loro potenziali elettori. Il cibo, con il suo valore emotivo e il suo ruolo nel definire l'identità individuale e comunitaria, non viene risparmiato da queste dinamiche. L'X post di Kowalski sembra essere un buon esempio di ciò che può essere definito gastronazionalismo: l'uso di un cibo per promuovere l'identità nazionale a scapito del cibo di altri Paesi. Poiché il cibo è la terza voce dell’import dall'Italia (dopo metalli e macchinari), ha senso che il vice ministro usi come strumento di battaglia politica un prodotto così popolare. Finora il governo italiano non ha reagito; non è chiaro se ne sia a conoscenza o se la dichiarazione di Kowalsi sia troppo esilarante per essere presa sul serio, o se invece il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni non voglia aprire una querelle con un governo guidato da un partito con cui condivide molte prospettive politiche. Tra le altre notizie, la Polonia è diventata il primo esportatore mondiale di wafer e waffle, con un 15% del mercato globale e posizionandosi davanti all'Italia (12,8%), al Canada (9,3%) e alla Germania (9,2%).
Gastronativismo e politica interna
Il punto, però, è che non si tratta solo di gastronazionalismo. Il post di Kowalski rivela infatti anche una buona dose di quello che definisco gastronativismo, l'uso del cibo come strumento ideologico per stabilire il "noi" contro il "loro" (le opposizioni). Mentre la Polonia andrà alle urne il 15 ottobre per eleggere il suo nuovo Parlamento, il dibattito pubblico sta diventando sempre più acceso, con la coalizione conservatrice al governo guidata dal PiS (Prawo i Sprawiedliwość , Legge e giustizia) che cerca di rimanere al potere e le opposizioni che si sforzano di porre fine alla “regola PiS” che dura dal 2015. Janusz Kowalski appartiene al partito Suweranna Polska, alleato del PiS nell'attuale governo. Inoltre, quest'ultimo incidente ha diversi precedenti. Il governo, per esempio, si è schierato con gli agricoltori locali per fermare il transito del grano ucraino attraverso il territorio polacco, una misura che è stata adottata per sostenere l'Ucraina mentre la Russia minaccia i porti del Mar Nero. Tuttavia, si scopre che grandi quantità di grano non si limitano a passare attraverso la Polonia, ma in realtà sono vendute all'interno del Paese deprimendo il prezzo del grano polacco. Gli agricoltori hanno organizzato numerose proteste e il governo, la cui base è fortemente rurale, si è schierato con loro al punto da causare attriti all'interno dell'Unione Europea. Non sorprende che la posizione della Polonia sulla questione sia stata sostenuta dall'Ungheria, guidata dal populista e anti-UE Viktor Orban, e dalla Slovacchia, dove un politico populista filo-russo si è distinto nelle ultime elezioni. Negli ultimi giorni è stato raggiunto un accordo sul grano ucraino, ma la questione è diventata un tema importante nelle settimane precedenti le elezioni. Sinceramente, a questo punto non vedo l'ora di vedere se qualcuno apparirà sulla TV pubblica polacca (la voce del governo) mentre mangia makaron. In zuppa, naturalmente.
*Fabio Parasecoli, per molti anni nella redazione di Gambero Rosso, è docente di Food Studies nel Dipartimento Nutrition and Food Studies della New York University