Non accadeva da quattro anni che il Brachetto d'Acqui rialzasse la testa sul fronte delle bottiglie prodotte. I dati presentati dal cda all'assemblea dei soci della Docg piemontese testimoniano una tendenza positiva che premia, come ritiene il Consorzio di tutela, la nuova strategia dei prezzi (abbassamento da 7 a 5 euro), a partire dalla grande distribuzione.
I numeri dicono che nel 2014 sono state prodotte oltre 170 mila bottiglie in più tra Acqui e Piemonte. "Siamo passati dai 4,16 milioni di bottiglie del 2013 ai 4,33 milioni del 2014, pari a un +4% sul totale della produzione", spiega a Tre Bicchieri il presidente Paolo Ricagno. Un risultato ottenuto soprattutto sul mercato interno, che ha una quota dell'80% e concentrato al Centro-Sud.
"In controtendenza con il noto calo dei consumi abbiamo finalmente fermato la discesa e iniziato la risalita sul fronte quantitativo. Ritengo che l'accordo di quest'anno, seppur tanto criticato nell'ambito dei produttori, abbia influito notevolmente su questi risultati". È chiaro che i ricavi non sono aumentati (5.300 euro netti a ettaro), ma questo è stato proprio il sacrificio chiesto a tutta la filiera per riconquistare i consumatori. "È l'inizio di un nuovo corso e nel 2015" aggiunge Ricagno "mantenendo invariati i prezzi potremmo pensare di lavorare a un aumento delle rese, oggi a 30 quintali per ettaro rispetto agli 80 consentiti dal disciplinare, per far aumentare produzione e redditi dei nostri associati".
Il potenziale produttivo dei 1.260 ettari del comprensorio è di 11 milioni di bottiglie, nei periodi di massimo sviluppo ne sono stati prodotti 8 milioni e il 2014 è risalito a 4,4 milioni "con la prospettiva e l'obiettivo" conclude il numero uno del Consorzio "di toccare i 5 milioni di bottiglie nel 2015".
a cura di Gianluca Atzeni