È probabilmente il prodotto più discusso degli ultimi due anni. L'olio di palma, presente circa nella metà dei prodotti alimentari e cosmetici industriali in Italia, è nell'occhio del ciclone da tempo. Il quotidiano inglese The Guardian ha pubblicato una infografica interattiva che illustra l'intera filiera del prodotto, che inizia nelle piantagioni del sud-est asiatico e “finisce nella tua credenza”. Secondo i dati RSPO, organizzazione che si propone di promuovere lo sviluppo dell'olio di palma in chiave sostenibile, tra il 1990 e il 2010 sono stati circa 3,5 milioni gli ettari di foresta pluviale in Indonesia, Malesia e Papua Nuova Guinea ad essere distrutti a causa delle coltivazioni di palma da olio.
Infografica: dati, racconti, notizie
È proprio l'Indonesia il maggior produttore dell'olio incriminato, seguita dalla Malesia, che rappresenta il 39% della produzione di olio di palma mondiale. Ed è dall'Indonesia che proviene la storia di Laskar Harianja, un coltivatore 30enne di anasas, raccontata dall'infografica. Nel 2013 Laskar si trasferisce nella provincia di Riau, “a quel tempo si vedeva raramente il fuoco. Allora, le foreste erano pulite”, racconta. Nel 2014, tra febbraio e marzo, 21mila ettari di paludi di torba sono stati distrutti. Fra questi, la piantagione di Laskar.
Perché? Perché i terreni ricchi di torba – materiale organico composto da resti vegetali impregnati d'acqua – vengono prosciugati e rasi al suolo per far posto alle piantagioni di palma da olio. Questo non solo rilascia milioni di tonnellate di carbonio all'interno dell'atmosfera, ma secca anche il terreno, rendendolo più suscettibile.
L'infografica mostra, inoltre, le diverse posizioni circa il consumo sostenibile del grasso vegetale. Alcuni produttori credono infatti che sia possibile, attraverso normative severe e una gestione responsabile dei terreni, ottenere coltivazioni ecosostenibili. Ancora a favore dell'olio di palma, ci sono i produttori che affermano che questo prodotto possa essere sfruttato per risollevare le sorti economiche di alcuni paesi, dati i costi minimi che la coltivazione richiede. Ad oggi però, solamente il 16% dell'olio è certificato come sostenibile.
L'olio di palma nell'industria alimentare
Fra i grandi marchi dell'industria alimentare, Mulino Bianco ha recentemente lanciato due nuovi prodotti senza olio di palma. Sono i "Chicchi di cioccolato" e i "Fiori di latte", della nuova linea Mulino Verde. Una sezione speciale creata dall'azienda a seguito delle tante accuse ricevute, costituita da ben 26 prodotti "palma free".
Al di là del forte impatto a livello ambientale, l'olio di palma è al centro dei dibattiti salutistici in tema nutrizionale, tanto da portare diversi grandi marchi, Gentilini, Misura, Tre Marie, Esselunga, Coop e Galbusera, a prendere parte a un programma nazionale promosso dal Ministero della Salute per sostituire il grasso tropicale.
Vogliamo ricordare però, che non è sufficiente l'assenza dell'olio di palma fra gli ingredienti in etichetta per considerare un prodotto genuino e salubre. Un'attenta analisi deve essere eseguita anche sugli altri grassi, oli vegetali di semi vari, senza dimenticare quello di colza, ancora più dannoso per il nostro benessere. Continuiamo ad informarci su tutti i prodotti e, intanto, attendiamo il giorno in cui anche i grandi marchi cederanno al burro buono o all'extravergine di qualità.
a cura di Michela Becchi