Jre è l’acronimo di Jeunes Restaurateurs d’Europe, l’associazione nata in Francia alla metà degli anni Settanta per valorizzare il talento dei giovani ristoratori, e presente in Italia, con la sua nutrita delegazione, dal 1993. Solo qualche giorno fa, a Roma, i JRE d’Italia hanno festeggiato il 25esimo anniversario nel corso del congresso ospitato allo Sheraton Parco de’ Medici, suggellato dalle parole del presidente Luca Marchini (L’Erba del Re di Modena) e del fondatore Walter Bianconi, che 25 anni fa intuì le potenzialità di un’associazione fondata sulla professionalità di chi sapeva sopportare il ruolo di chef patron, fiducioso nelle proprie risorse imprenditoriali non meno che nel proprio talento in cucina. All’epoca la neonata associazione contava 11 ristoratori, oggi ha superato quota 80 (in Europa sono 350, dislocati in 15 diversi Paesi, alla guida un presidente italiano, Ernesto Iaccarino), con gli ultimi 6 ingressi salutati dalla platea dell’ultimo incontro romano: al gruppo dei giovani cuochi proprietari di un ristorante si accede non solo per indubbi meriti in cucina, ma anche - e soprattutto - per la capacità di mettere a sistema la gestione di un’attività complessa come può essere un ristorante, nonostante la giovane età (con un tetto massimo fissato a 42 anni imposto dall’associazione).
I nuovi JRE d’Italia
E dunque la famiglia si allarga con i nuovi arrivati: Oliver Piras e Antonella del Favero dalle Dolomiti di San Vito di Cadore, dove dirigono all’unisono l’Aga Resort; Manfred Kofler, anche lui tra le montagne (quelle che circondano Merano, in Alto Adige), con Culinaria im Farmerkreuz, a Tirolo; Roberto Tonola della Lanterna Verde di Chiavenna, di cui ha ereditato la gestione dal padre, recentemente scomparso; Davide Maci, da Como, dove oggi guida The Market Place, dopo molte esperienze all’estero; e ancora Nikita Sergeev, da Porto San Giorgio, nelle Marche, col suo ristorante L’Arcade. Più a Sud, nella Campania di Vico Equense, Fabiana Scarica e la sua Villa Chiara, ecosistema gastronomico a gestione familiare che regala una fuga dalla frenesia. Si è parlato molto anche di progetti in divenire, a Roma, di “Conoscere la storia per costruire il futuro”, come recitava l’ordine del giorno: dell’importanza della formazione di sala e cucina, della necessità di condividere le proprie esperienze per sostenere (anche con stage e borse di studio messe a disposizione dall’associazione) gli sforzi di chi nei prossimi anni darà linfa ai JRE d’Italia e al comparto della ristorazione nazionale. Perché il gioco di squadra esalta il valore del singolo. E viceversa.