Heston Blumenthal ha annunciato le sue intenzioni creando l'hashtag #hestonatcrown: nel periodo natalizio il Fat Duck di Bray, nel Berkshire (a meno di un'ora da Londra), chiuderà i battenti e dopo un breve periodo di vacanza riaprirà dall'altra parte del mondo, precisamente a Melbourne, in Australia. A differenza del Noma di René Redzepi, che lascerà in Danimarca armi e bagagli per dedicarsi alle materie prime giapponesi, lo chef britannico ha intenzione di traslocare l'intero concetto che ha reso noto il suo ristorante. Compreso il nome. A febbraio 2015, infatti, tutta la brigata riprenderà il lavoro abituale, solo che lo farà in un altro emisfero. L'avventura australiana ha però il sapore di una start up. Stando alle dichiarazioni di Blumenthal, quello che per sei mesi sarà l'esatta copia del Fat Duck, si trasformerà poi in un ristorante con il brand Dinner by Heston Blumenthal (lo stesso brand che va alla grande a Londra, nel Mandarin Hotel) e rimarrà in pianta stabile nel Melbourne’s Crown Casino, lo staff rientrerà in Inghilterra dove poi tutto tornerà alla normalità.
E la tendenza nomade dell'alta ristorazione sembra contagiosa. Nell'estate 2014 anche un altro grande ristorante intraprenderà un precorso. Questa volta sponsorizzato da BBVA, la banca di Bilbao e una delle più grandi in Europa, per tutto i Sud America. Si tratta del migliore ristorante del mondo secondo la classifica 50 Best Restaurants in the World. Lo spagnolo El Celler de Can Roca (Girona), di Joan, Josep e Jordi Roca, intraprenderà un tour gastronomico, una sorta di street food trip d'altissimo livello, tra Messico, Colombia e Perù. Che durerà diverse settimane. Insomma, il mondo della ristorazione sembra quello che più degli altri e in modo decisamente concreto sta sfruttando la globalizzazione, andando di persona a presentare se stesso in giro per un mondo che sta diventando sempre più piccolo e soprattutto sempre più aperto a iniziative di questo genere. Che sia questa una delle tendenze gastronomiche di questi anni?