Ci sono voluti 20 anni, un lungo lavoro di diplomazia e compromessi, una buona dose di ottimismo e tanta pazienza, ma alla fine i due consorzi dell’aceto balsamico di Modena, quello Igp e il tradizionale Dop, si sono stretti la mano. Una svolta storica che vede uniti per la prima volta i produttori delle due risorse simbolo dell’agroalimentare modenese, un epocale cambio di passo e di cultura per il territorio legato al balsamico, che porterà nel futuro a risvolti positivi a livello economico, sociale e di immagine, a ottimizzare le forze e le azioni. Era ora.
È finita la guerra dell'aceto balsamico
Nel maggio dello scorso anno è nato Le Terre del Balsamico, un progetto congiunto di valorizzazione dei due balsamici certificati, un consorzio di secondo grado senza scopo di lucro creato dalle due realtà consortili dell’oro nero modenese. Gli obiettivi: la salvaguardia, la diffusione e la promozione delle due produzioni Dop e Igp e del comune territorio, di pari passo allo sviluppo di nuove opportunità commerciali del prezioso condimento simbolo dell’agroalimentare modenese e italiano, uno dei prodotti più esportati al mondo (il 92% di quanto realizzano le acetaie è distribuito in 130 Paesi), e tra i più imitati. A rappresentare il nuovo ente Enrico Corsini, presidente del Consorzio di Tutela Aceto Balsamico Tradizionale di Modena Dop, e Mariangela Grosoli, presidente del Consorzio Tutela Aceto Balsamico di Modena Igp, che della nuova realtà consortile sono rispettivamente presidente e vicepresidente. Gli altri scopi di Le Terre del Balsamico sono – spiega il presidente Enrico Corsini – «la ricerca scientifica e la formazione degli operatori, il miglioramento dei processi e dell’organizzazione delle produzioni e il supporto per lo sviluppo dei temi della transizione ecologica e della sostenibilità economica ed ambientale».
Le guerre civili del balsamico modenese
Sono lontani i tempi in cui i due consorzi si facevano la guerra: volavano stracci. «Ormai è passato tanto tempo, tutto archiviato – sorride Corsini, che prima di diventare presidente del consorzio dell’aceto Dop è stato assessore provinciale dell’Agricoltura, dal 1999 al 2004 – ma 20 anni fa la situazione era difficile, il clima era teso – ricorda – ricevevo le delegazioni dei due consorzi del balsamico di Modena in stanze diverse perché non si parlavano. La tensione si è fatta sentire soprattutto dopo che il tradizionale ha ottenuto la Dop, nel 2000. La situazione è andata migliorando negli ultimi 10-15 anni, in particolare da quando anche il balsamico di Modena dell’altro consorzio ha conseguito la certificazione. Una volta ottenuta la legittimazione delle nostre realtà e attività, abbiamo cominciato a parlare e a lavorare insieme, fino a dare vita il 5 maggio del 2023 a Le Terre del Balsamico».
“Frizzanti più del vino!”
Anche quella del Consorzio del balsamico modenese Igp è storia lunga e complicata. «Non siamo vino ma eravamo più frizzanti del vino! – ironizza Mariangela Grosoli –. Il consorzio si è costituito nel 1993 per poter presentare la domanda della certificazione europea, c’erano molti meno produttori, appena 11 aziende contro le oltre 50 attuali – racconta – Fino al 2001 non ci sono stati grossi problemi, poi sono subentrate questioni interne, visioni diverse tra i soci del consorzio, che si è spaccato in due. Ogni fazione ha costituito un proprio consorzio, ciascuno con lo stesso peso, nessuno dei due rappresentativo e prevalente sull’altro». Una guerra civile. «Ottenuta l’Igp nel 2009, ci siamo resi conto che per poter mettere in pratica la certificazione, relazionarci con il ministero, gestire la situazione e i controlli dovevamo superare le divisioni e le problematiche. Nel giro di pochi mesi ci siamo riassociati e avviato un percorso comune. In questo percorso ci ha aiutato Origin, l’associazione dei consorzi di tutela, grazie alla quale abbiamo trovato tra noi produttori dell’Igp punti di incontro e finalmente nel 2013 abbiamo costituito il consorzio di tutela ricollegandoci, rifondandolo, a quello del 1993, riconosciuto nel 2014».
Dop e Igp insieme
Le Terre del Balsamico è la sintesi fifty-fifty tra soci Dop e Igp, «un punto di arrivo straordinario per la storia che c’è dietro – entra nel dettaglio Mariangela Grosoli – storia di divisioni, incomprensioni, campanilismi, distinguo, battaglie legali, ma per questioni interne e non di prodotto. I modenesi della Dop dicevano che il vero aceto balsamico è quello tradizionale, mentre quelli della Igp hanno creato il balsamico quotidiano, che si è sempre fatto. C’erano imprenditori che volevano le mani libere e chi invece sollecitava maggiori restrizioni. Da visioni così diverse è stato complicato fare questo passaggio, ma è un passaggio obbligato, l’unica strada possibile per fare promozione insieme, spiegare le differenze, tutelare il prodotto e creare uno statuto giuridico ad hoc. L’unione fa la forza» conclude il vicepresidente Grosoli.
Insieme alla fiera di Parma
Cibus 2024, il salone internazionale dell’alimentazione alle Fiere di Parma che quest’anno si è tenuto dal 7 al 10 maggio, è stata la prima uscita ufficiale di Le Terre del Balsamico e una chance importante: i due consorzi del balsamico modenese si sono mostrati per la prima volta insieme in un contesto comune e hanno presentato questa nuova realtà consortile, il progetto e gli intenti attraverso due masterclass dedicati all’uso del balsamico di Modena nella mixology, due talk show e degustazioni per far conoscere e riconoscere le caratteristiche dell’aceto Igp e di quello tradizionale Dop. Rappresentanti istituzionali e del mondo consortile hanno partecipato al primo talk show dell’8 maggio, L’autenticità ha un gusto unico. Tutelare il valore dell’autenticità al tempo del fake.
Un tema caldo dal momento che l’aceto balsamico è uno dei prodotti più esportati al mondo – il 92% di quanto realizzano le aziende viene distribuito in 130 Paesi – e tra i più imitati. Al talk show del 9 maggio, Modena e il Balsamico: raccontare il Gusto della Cultura e la Cultura del Gusto, erano presenti esperti del mondo della cultura e del giornalismo. «È stata un’occasione per confrontarsi con gli addetti ai lavori, far capire la complessità e la preziosità del mondo del balsamico – entra nel dettaglio Mariangela Grosoli – sia dal punto di vista delle tradizioni secolari alla base dei due aceti certificati, che hanno una matrice comune, sia dal punto di vista economico: il comparto produce annualmente circa 100 milioni di litri per un fatturato globale che sfiora il miliardo di euro. Affrontando come alleati i mercati aumentiamo la forza sia dell’aceto balsamico di Modena Igp, di uso più quotidiano, sia del tradizionale Dop, particolarmente adatto a un utilizzo in purezza».
La candidatura all'Unesco
La 22a edizione di Cibus – nel corso del secondo talk show – è stata anche l’occasione per parlare della candidatura della “Tradizione del Balsamico tra socialità, arte del saper fare e cultura popolare di Modena e Reggio Emilia” a Patrimonio Immateriale dell’Umanità Unesco, sostenuta dal ministero della Cultura insieme alla Regione Emilia Romagna. La domanda di riconoscimento del titolo è stata presentata nel 2019 da un comitato territoriale composto dai Consorzi di tutela delle tre filiere (dell’Aceto Balsamico di Modena Igp e dei tradizionali Dop di Modena e di Reggio Emilia) e delle due associazioni culturali legate al territorio del balsamico (la Consorteria dell’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena con sede a Spilamberto e la Confraternita dell’Aceto Balsamico Tradizionale con sede a Scandiano, Reggio Emilia), con il supporto della Regione Emilia Romagna e dei Ministeri dell’Agricoltura e della Cultura. «Il progetto è al vaglio del Ministero della Cultura – spiegano Corsini e Grosoli – una volta portata a termine l’approvazione della Cucina Italiana come Patrimonio Unesco verrà riattivato anche questo percorso».