Greenpeace e la campagna a tutela delle api
Tutelare la salute delle api è uno degli obiettivi primari di tutte le associazioni ambientaliste contemporanee. Greenpeace, per esempio, ha da poco lanciato una campagna per chiedere al Governo italiano e alla Commissione Europea di prendere provvedimenti efficaci e tempestivi per difendere gli insetti, fondamentali per l’equilibrio degli ecosistemi e la produzione agroalimentare. Un declino già in atto dagli anni ’90, e che sembra inarrestabile: pesticidi chimici, malattie, parassiti e cambiamenti climatici sono fra le principali cause di questa perdita, nonostante le prime cautele messe in atto dall’Unione Europea.
Difendere le api, eliminando i pesticidi
Nel 2018, infatti, ben tre insetticidi della categoria neonicotinoidi – i più pericolosi per le api – sono stati messi al bando per salvaguardare animali e ambienti: l’imidacloprid e il clothianidin della Bayer, e il tiamethoxam della Syngenta, ma è ancora consentito l’uso di altri pesticidi e sostanze dannose. Fra i tre punti chiave presentati da Greenpeace alla Commissione Europea, c’è proprio l’eliminazione di tutti i pesticidi pericolosi per gli insetti impollinatori, principale causa della moria delle api. Ma non solo: occorre anche studiare e applicare nuovi standard, sempre più rigidi, per valutare i rischi da pesticidi, ed evitare così di mettere in circolo sostanze rischiose, oltre ad aumentare i finanziamenti per la ricerca, lo sviluppo e l’applicazione di pratiche agricole ecologiche e sostenibili.
Il problema della moria delle api e il caso della Croazia
Uno dei temi caldi del momento, quello della scomparsa delle api, problema portato alla luce più volte dalla stampa e dagli agricoltori stessi, e attorno al quale sono nati una serie di progetti e iniziative valide a tutela delle api (fra le ultime nate, Bee my Future, progetto di apicoltura urbana a Milano, 3Bee, che permette di adottare un alveare a distanza, e B-Box, l’arnia da balcone per fare il miele in città). Una questione irrisolta, tanto dibattuta quanto ancora poco conosciuta, e su cui è sempre bene fare un po’ di chiarezza: poco più di un mese fa, oltre 50 milioni di api sono morte in Croazia, nella contea settentrionale di Međimurje, al confine con l’Ungheria, per un sospetto avvelenamento da pesticidi, legato ai trattamenti fitosanitari delle colture di patate e colza. Attualmente, l’Istituto di sanità pubblica di Međimurje sta effettuando i test sul miele, mentre quello di farmacologia e tossicologia della facoltà di veterinaria di Zagabria sta cercando di risalire alle cause della tragedia, oltre a condurre un’analisi del suo impatto sulla salute umana.
Save bees and farmers: la petizione per le api dei cittadini europei
Nel frattempo, continua anche la campagna dei cittadini europei Save bees and farmers (“Salviamo le api e gli agricoltori”) con il sostegno della Commissione e del Parlamento Europeo, che hanno deciso di prolungare fino al 31 marzo 2021 la raccolta delle firme, per garantire a un numero maggiore di persone di partecipare. L’obiettivo è quello di arrivare a 1 milione di firme, così che il Parlamento sarà obbligato a rispondere alle richieste dei cittadini e a mettere in atto misure cautelali maggiori in difesa della biodiversità e degli ecosistemi. Un’iniziativa nata a favore degli insetti e dell’ambiente “sull’orlo del collasso”, come si legge nel comunicato, e che si propone di promuovere anche le piccole aziende che lottano per la sopravvivenza, prediligendo un’agricoltura naturale, senza uso di pesticidi o sostanze chimiche, e che rappresentano una vera ricchezza per le zone rurali e per il loro patrimonio culturale.
Quello che i cittadini chiedono è di eliminare i pesticidi sintetici entro il 2030, iniziando da quelli più pericolosi, per arrivare al bando totale entro il 2035, ripristinare gli ecosistemi naturali nelle aree agricole e riformare l’agricoltura, dando priorità a un modello agricolo su piccola scala, diversificato e sostenibile.
Per la petizione di Greenpeace, clicca qui – Per la petizione Save bees and farmers, clicca qui
a cura di Michela Becchi