Tutta la verità sul grano Senatore Cappelli, tra miti e fake news

30 Mag 2024, 15:07 | a cura di
Il grano non è tutto uguale. È infatti necessario cominciare a pensare al grano come a un vitigno, dunque adatto, a seconda della varietà, a determinati areali. Il Senatore Cappelli, ad esempio, non conviene coltivarlo ovunque

Abbiamo intervistato Claudio Pozzi di Rete Semi Rurali, associazione che si occupa della reintroduzione nelle aziende agricole e sul mercato di varietà di grano adatte a un’agricoltura di basso impatto, per comprendere cosa ci sia di vero (e soprattutto non vero) attorno alla narrazione del famoso grano duro Senatore Cappelli. Rete Semi Rurali sarà presente durante un seminario organizzato da Forni & Fornai.e 2024, che si terrà sabato 1 e domenica 2 giugno, per la prima volta tra Bologna e Monghidoro.

Intervista a Claudio Pozzi

Chi è il padre del Senatore Cappelli?

Il genetista Nazareno Strampelli. Anche se Strampelli fu soprattutto un grande innovatore per il grano tenero, rilasciando quasi un centinaio di varietà grazie alle migliaia di incroci che eseguiva. La varietà Cappelli fu senz’altro la costituzione più importante di inizio Novecento per il frumento duro, ottenuta nel 1915 (ecco perché parlare di "grano antico" non ha granché senso, ndr) per estrazione di piante scelte all’interno della popolazione nord-africana Jeanh Rhetifah e via via moltiplicate e selezionate fino al 1923.

Perché si chiama così?

In onore del senatore Raffaele Cappelli, anche se la varietà conosciuta da tutti come “Senatore Cappelli” è stata registrata recentemente all’anagrafe semplicemente come “Cappelli”.

Perché è diventato così famoso?

Verso la fine degli anni quaranta, il Senatore Cappelli si diffuse rapidamente fino a coprire oltre 650.000 ettari, che rappresentavano quasi il 50% della superficie italiana a frumento duro, grazie soprattutto a tre caratteristiche: l'ampia adattabilità, il maggior numero di semi per spiga (40-60) e l’ottima qualità della semola. Il successo di questa varietà fu tale che l’80% delle varietà italiane registrate fino agli anni novanta derivarono direttamente o indirettamente dal Cappelli.

È vero che c'è un monopolio del grano Cappelli?

No è un'informazione inesatta. La varietà Cappelli è in pubblico dominio e nessuno potrà impedire agli agricoltori che riseminano il seme aziendale o ne producono la pasta di esercitare questo diritto. L’iscrizione al catalogo e il contratto tra CREA e SIS (Società Italiana Sementi spa), infatti, riguardano solo la commercializzazione del seme e non la proprietà della varietà o del suo nome.

Quindi non esistono i presupposti per dire che il Cappelli sia sottoposto a privative o esclusive se non nella commercializzazione del seme.

Va sottolineato che chi scrive di produrre o trasformare Cappelli senza avere in azienda una fattura di vendita del seme da parte di SIS deve avere la certezza di quello che dichiara. Questo vale per tutte le varietà.

Senatore Cappelli
Il Cappelli è un grano adatto alla coltivazione in qualsiasi contesto?

No. La sua resa qualitativa, ad esempio, è piuttosto bassa sulle colline toscane perché la bianconatura del chicco (quando la cariosside presenta zone farinose anziché essere completamente vitrea, ndr), inevitabile in questi areali, induce alla produzione di poca semola, semola che tra l'altro è poco adatta alla produzione di una pasta di alta qualità.

Dunque non ha granché senso coltivare il Senatore Cappelli in Toscana?

Dipende, in riva al mare la sua coltivazione porta a ottimi risultati. È un'ulteriore conferma della necessità per gli agricoltori di acquisire autonomia o comunque controllo e competenza nella produzione locale di sementi che siano il più possibile adattabili al proprio contesto pedoclimatico, superando le pratiche legate ai nomi e alle varietà.

Esistono varietà coltivabili ovunque?

Tutte, ma poi tocca vedere la resa in campo. Sicuramente ci sono delle varietà di grano o delle popolazioni che hanno una più ampia adattabilità, come ad esempio il Timilia che è un grano a ciclo breve. Anche il Gentil Rosso, uno dei pochi che merita l'appellativo di “grano antico”, è adatto a un vasto areale, fondamentalmente perché il Gentil Rosso non è una varietà ma una popolazione, pur essendosi inizialmente diffusa da un ambiente tosco-emiliano poi si è spostata in una vasta zona della Penisola ed è stata coltivata un po' ovunque nei secoli. Ma in genere quando i genetisti selezionano delle caratteristiche di un seme, fanno in modo che si adatti bene in certi determinati areali (lo stesso Strampelli ha creato tantissime altre varietà, a seconda dell'areale in cui sarebbero poi state coltivate). Il Verna, ad esempio, è stato progettato per essere coltivato in alta collina o in bassa montagna, a sei-settecento metri. O il Cappelli non è stato creato per essere coltivato ovunque, è nato per essere coltivato nel Tavoliere delle Puglie o in areali climaticamente simili.

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