L'invasione dei granchi blu. Zaia organizza una conferenza stampa “show” dove mostra un granchio blu dicendo che “spacca tutto e fa disastri", la Regione Veneto stanzia 80 mila euro per i primi studi, l'Arpav e Veneto Agricoltura posano 300 nasse per monitorarne la diffusione e la distribuzione e il Governo stanzia 2,9 milioni per incentivare chi si occupa della cattura e dello smaltimento dei granchi blu. Tutto giusto, ma ora la palla passa anche a chi fa informazione e ai consumatori perché – come insegna l'antropologo Marvin Harris – un cibo diventa buono da mangiare quando è anche buono da pensare.
L'invasione dei granchi blu? Un disastro annunciato
Un assunto condiviso pure da alcuni politici - ad esempio il deputato ferrarese di Fratelli d’Italia Mauro Malaguti propone di “creare uno stabilimento per la lavorazione e inscatolamento della polpa esportandolo oltre oceano” o il sindaco di Argenta Andrea Baldini ha proposto di inserire i granchi blu in guazzetto nel menu della Festa dell'Unità - e sempre più cuochi. Tra questi, Chiara Pavan e Francesco Brutto di Venissa che hanno inserito i granchi blu (e molte altre specie invasive) nel loro menu già nel 2020. “Da sempre le acque di zavorra delle navi mercantili sono veicoli di varie specie aliene ma ora con il cambiamento climatico queste specie trovano un ambiente favorevole al loro insediamento e soppiantano, in modo più o meno aggressivo, le specie autoctone”, spiega Chiara Pavan. “A questo va aggiunto l'overfishing che elimina i papabili predatori, lasciando campo libero ai granchi blu che si mangiano vongole, ostriche o i piccoli delle anguille, per non parlare dei danni che fanno alle reti. Qui in Laguna stiamo vivendo uno scenario apocalittico”. E aggiunge: “Premesso, non sono biologa ma sono anni che i biologi con i quali parliamo lo dicono, questo è un disastro annunciato”.
Inserire i granchi blu nei menu non basta più
Chiara e Francesco sono, infatti, anni che cercano di diffondere il verbo del granchio blu, cucinandolo in tutte le salse. “Dallo chawanmushi con bisque e polpa ai ravioli di granchio blu, dal chilli crab alla semplice crocchetta. Il granchio blu è ricco di polpa, un po' più dolce rispetto alle granseole o ai granciporri ma nel complesso è un buon prodotto. L'unica pecca è la difficoltà nello spolparlo perché ha il carapace molto compatto, devi lavorare di pinzette, ma nulla di più complicato rispetto ai crostacei ai quali siamo abituati”. È sufficiente, per affrontare l'invasione, inserirlo nei menu? “Non più. Noi cuochi possiamo agire a livello culturale, cucinandoli e non servendo specie in via di estinzione anche a causa dei granchi blu, ma ora sarebbe il caso di incentivare l’industria a lavorarlo e a metterlo nel mercato, a farlo diventare fonte proteica ad un costo accessibile. Un'amica sta lavorando con un'industria di trasformazione di Mestre per portare avanti il suo progetto Blueat che si occupa della trasformazione di questi granchi”.
Il progetto Blueat che fa granchio blu in scatola
A far parte della squadra di Blueat, e nello specifico di Mariscadoras Srl Società Benefit, cinque riminesi: Alice Pari, Giulia Ricci, Carlotta Santolini, Ilaria Cappuccini e Matilda Banchetti. Insieme stanno cercando di trasformare un’emergenza per l’ecosistema marino in una risorsa economica per il mercato ittico, attraverso i prodotti trasformati a marchio Blueat, dalla polpa di granchio blu in scatola, al sugo pronto. “Invece del tonno in scatola (non vogliamo addentrarci sulla sua sostenibilità) non sarebbe meglio iniziare a comprare del granchio blu in scatola?”, si interrogano Chiara Pavan e Francesco Brutto, che stanno organizzando il 3 ottobre una cena, o meglio una “cicchettata” a base di granchio blu, insieme al collega Jacopo Ticchi della Trattoria Da Lucio di Rimini, che per altro in questo periodo di fermo pesca (in zona è dal 29 luglio al 11 settembre) è tornata alla terra.