Zagat. Le origini
Nel 2011 Google provava a dire la sua nel mondo dell’editoria gastronomica acquistando Zagat per 151 milioni di dollari. Dagli anni Ottanta la guida era stata un punto di riferimento con le sue recensioni di ristoranti, in un panorama ancora poco presidiato da competitor che oggi passano soprattutto attraverso il mezzo digitale; un destino che l’acquisizione di Google lasciava intendere pure per il futuro di Zagat, che la nuova proprietà avrebbe traghettato nel mondo del web, così da restituirle forza e prestigio sul mercato dopo decenni di onorato servizio. Una disgressione storica, però, è necessaria per comprendere la portata del progetto alle origini, quando Nina e Tim Zagat cominciarono quasi per gioco a contestare il tradizionale sistema di critica gastronomica – quello, per intenderci, affidato esclusivamente ai professionisti del settore e alle guide specializzate, Michelin in testa – intuendo le potenzialità del giudizio del pubblico (che, ironia della sorte, negli ultimi anni ha a propria volta eroso l’autorevolezza di Zagat, amplificato dal principio dell’uno vale uno della rete, con lo strapotere di sistemi quali TripAdvisor e Yelp).
Da New York alla rete
Era il 1980: la prima guida alla ristorazione di New York riuniva il parere di 200 critici amatoriali su 100 insegne della città, assegnandogli i voti per cibo, qualità del servizio, ambiente, pulizia e costi. A suggellare la pubblicazione, il commento editoriale dei coniugi Zagat. Di fatto, l’origine di una critica gastronomica fatta dal basso, su base collettiva e user-generated. Scorrendo velocemente nella storia degli anni a seguire, già nel 1983 Zagat era in grado di distribuire 10mila copie: nel Novanta la pubblicazione diventò un vero e proprio lavoro per Nina e Tim, stimati avvocati newyorkesi. Nel frattempo il range d’azione aumentava, coinvolgendo pure Boston e Chicago, la guida acquistava credito e prestigio. I ristoranti cominciavano a tenere in grande considerazione il giudizio di Zagat, a rispettarlo, e temerlo. E all’apice del suo successo fu proprio l’esplosione dell’era digitale a determinare una sostanziale battuta d’arresto di fronte a competitor molto più solidi: Zagat non poteva più farcela da solo, la vendita a Google fu una soluzione a lungo cercata.
Zagat in Google
Ma fu subito chiaro che le aspettative iniziali sarebbero state disattese: se Google aveva sperato di esordire nel mercato delle recensioni online da leader (integrando i voti di Zagat sul proprio sistema di mappe), presto la strategia migliore sembrò quella di ridimensionare il perimetro d’azione, riducendo il numero delle città censite da 30 a 9. Nel frattempo il brand perdeva prestigio, con buona pace di Nina e Tim e le pubblicazioni cartacee annuali, all’inizio degli anni Duemila proposte in 70 città, andarono man mano diminuendo, fino all’unica guida superstite, per la città di New York. Nel 2016, l’ultima rivoluzione: un nuovo sistema di votazione, più semplice, per introdurre punteggi da 1 a 5 stelle e cercare di rinfrescare il sistema.
La nuova proprietà: The Infatuation
La notizia delle ultime ore, anticipata da rumors che si rincorrevano dall’inizio dell’anno, mette fine anche a questo capitolo della storia di Zagat, durato circa 7 anni: Google vende l’attività a The Infatuation, portale di recensioni online nato nel 2009 e oggi presente in molte città del mondo, celebre soprattutto per il suo account Instagram #eeeeeats, spesso criticato per recensioni considerate razziste e commenti non filtrati. Ma la nuova proprietà fa sapere che i due brand resteranno distinti, e Zagat potrà contare sulla propria piattaforma indipendente, che sotto l’egida di The Infatuation potrà ricominciare a crescere, sviluppando un portale online davvero in grado di competere sul mercato odierno delle recensioni user-generated. Al contempo Zagat tornerà a coprire un più ampio raggio internazionale, grazie all’investimento e al know how offerto da Infatuation. Una dichiarazione d’intenti che farebbe ben sperare in una rinascita del brand: Nina e Tim si dicono fiduciosi, intuendo nelle intenzioni e nelle dinamiche del nuovo acquirente lo spirito dello Zagat delle origini, solo con più mezzi a disposizione. Amore corrisposto, dunque, ma sull’onda dell’entusiasmo dell’inizio non potrebbe essere altrimenti.
a cura di Livia Montagnoli