Ufficialmente si chiama Goldman Environmental Prize, uno dei più prestigiosi riconoscimenti inerenti tematiche ambientali, ma per tutti è di fatto il Nobel dell'ecologia. Ogni anno, dal 1990, il premio riconosce l'impegno degli attivisti ambientali più meritevoli. Ma spesso i riflettori si appuntano su personalità inaspettate, di insospettabile estrazione sociale, valorizzate proprio per il carisma e la tenacia che sanno dimostrare in condizioni difficili, davanti alla forza di multinazionali e alla corruzione di amministratori locali. Nel 2016, per esempio, il premio era finito in Perù, illuminando la battaglia della contadina andina Maxima Acuna, impegnata a rivendicare il diritto alla terra e all'agricoltura contro gli interessi di una potente compagnia mineraria. E non molto distante – per orizzonti geografici e similitudini socio-economiche – è la storia di Rodrigo Tot, appena insignito del Nobel 2017 in occasione della cerimonia andata in scena a San Francisco.
Rodrigo Tot. Il contadino maya contro le compagnie minerarie
Il contadino guatemalteco appartiene alla comunità maya Q'eqchi, che abita le montagne di El Estor nel distretto di Izabal a 300 chilometri di distanza dalla capitale Città del Guatemala. Qui, da più di un trentennio (oggi di anni ne ha 59), Rodrigo porta avanti le rivendicazioni di una sessantina di campesinos che hanno subìto l'esproprio di terre e proprietà per agevolare gli interessi commerciali di diverse imprese minerarie che nella zona si riforniscono di oro e nichel. Pagando a caro prezzo il suo impegno: nel 2012, uno dei suoi quattro figli è rimasto ucciso durante un agguato intimidatorio, tragica conclusione per nulla inedita in molti Paesi del Sudamerica, dove le battaglie di tanti attivisti finiscono nel sangue. Oggi la lotta di Rodrigo e della sua comunità continua – nel 2001 la Corte Costituzionale gli ha riconosciuto il diritto di proprietà, ma il governo ancora tergiversa nell'applicare la sentenza - e il campesino ben rappresenta la realtà di tante comunità agricole locali che spesso si vedono negare il diritto alla terra.
Uros Macerl. La battaglia (vinta) contro il cementificio
Ma pure non troppo lontano dal confine italiano, quello nord-est che separa la Penisola dalla Slovenia, il Goldman arriva a premiare la costanza di Uros Macerl, agricoltore biologico e allevatore della regione di Trbovlje, Slovenia Centrale. La fattoria di famiglia, che un tempo apparteneva a suo nonno, risente dell'inquinamento industriale di un cementificio alimentato a coke petrolifero, che ha compromesso la qualità di aria, suolo e acqua. Dal 2009 al 2015 l'uomo ha intrapreso contando solo sulle proprie forze una battaglia legale contro le istituzioni, che all'azienda avevano concesso l'autorizzazione di incenerire rifiuti industriali pericolosi. E solo l'intervento della Corte di giustizia europea, sollecitata dalla costanza dell'agricoltore, ha determinato la vittoria di Macerl, richiamando la Slovenia alle proprie responsabilità, nel rispetto degli standard comunitari sui parametri inquinanti. Tutto il mondo è paese, e l'impegno dell'agricoltura virtuosa può contribuire a salvarlo.
a cura di Livia Montagnoli