Gli italiani in prima linea nella lotta allo spreco alimentare: Best Before Project e la rete di lastminutesottocasa.it

19 Set 2014, 07:54 | a cura di
Si mobilita in favore del recupero di cibo commestibile, dismesso fin troppo a cuor leggero dall’industria alimentare, l’organizzazione no profit londinese Best Before Project, oggi guidata da due torinesi trapiantati nella capitale inglese. Impressionanti i numeri: trenta tonnellate di cibo recuperate in tre anni. Nel frattempo proprio a Torino nasce lastminutesottocasa.it: il sito che mette in comunicazione i piccoli negozianti con i clienti, per proporre a prezzo ridotto il cibo rimasto invenduto a fine giornata.

Proprio mentre si avvicina l’appuntamento con l’Expo 2015, significativamente mirato a “nutrire il Pianeta”, continuano a moltiplicarsi le iniziative contro lo spreco alimentare, e allora perché non parlarne. Soprattutto se i protagonisti di un ambizioso progetto internazionale che ha già portato al recupero di trenta tonnellate di cibo sono due italiani.
Ci sono Davide Biasco e Elvira Del Valle Cenizo (coadiuvati da un team affiatato) dietro all’organizzazione no profit londinese Best Before Project, che nel suo piccolo – e neanche tanto visti i risultati – si è messa in moto per rispondere alla chiamata del Parlamento Europeo, che ha rilevato nell’ultimo rapporto il preoccupante dato di 89 milioni di tonnellate di cibo sprecato ogni anno nei Paesi dell’Unione (180 kg pro capite!). Due torinesi trapiantati a Londra che da subito si interessano alle attività dell’organizzazione fondata in città nel 2011: oggi Davide ne è il Direttore, Elvira il tesoriere.
L’obiettivo primario è quello di recuperare cibo scaduto da piccoli e grandi rivenditori (oggi una rete di decine di piccoli negozianti e qualche distributore all’ingrosso), per raccoglierlo e renderlo disponibile per enti e organizzazioni di beneficenza, ma anche tutti quei prodotti commestibili e buoni da mangiare che l’industria ritiene inadeguati solo per vizi formali, come una scatola ammaccata, un’etichettatura sbagliata, ricette leggermente diverse dalla formula prevista. Il gruppo, ormai radicato in modo capillare nella capitale inglese, può contare su numerosi magazzini in città, punti d’appoggio per il cibo raccolto in attesa che venga smistato: in tre anni il dato è impressionante e si parla di trenta tonnellate salvate dal macero.
Ma è fondamentale anche l’operazione di sensibilizzazione promossa dallo staff di BBP, mirata ad educare alla lotta allo spreco alimentare: newsletter, eventi nelle scuole, pic nic e brunch a prezzo simbolico con cibo recuperato e una campagna di informazione che riabiliti i cosiddetti prodotti “best before date” (da consumarsi preferibilmente prima di), in realtà perfettamente sani per un periodo di tempo superiore a quello indicato in etichetta, quando si avvia un lento decadimento qualitativo del prodotto, tuttavia ancora commestibile (da non confondersi con il “consumarsi entro il” che impone un aut aut all’acquirente). E i ragazzi cercano sempre nuovi volontari per rimpolpare un organico fin troppo esiguo di 7 persone.
Nel frattempo in Italia c’è chi sfrutta il potere del web per costruire una rete che combatta lo spreco alimentare; è ancora una volta un torinese, Francesco Ardito, l’ideatore di lastminutesottocasa.it: il sito permette ai negozianti della città, previa iscrizione, di segnalare in tempo reale ai cittadini gli alimenti rimasti invenduti alla fine della giornata, vendendoli a prezzo ridotto. Un progetto finanziato dall’incubatore per le imprese innovative del Politecnico di Torino che in sei mesi ha raggiunto 5mila utenti registrati e 130 negozianti coinvolti nella rete, secondo la formula Win Win Win, che arreca benefici a tutti: al cliente che acquista a prezzo ridotto, al negoziante che smaltisce il prodotto invenduto, e non ultimo al Pianeta. In attesa di un’app dedicata.

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