Dale DeGroff è uno dei più influenti bartender a livello internazionale: è stato lui, per intenderci, a ispirare il rinascimento dei cocktail negli anni ’90 alla Rainbow Room del Rockefeller Center. Ted Breaux, invece, è un distillatore famoso soprattutto perché il suo Lucid Absinthe Supérieure è stato il primo assenzio disponibile negli Stati Uniti dopo gli anni del proibizionismo. Insieme, i due hanno creato ora il DeGroff New World Amaro, che va ad aggiungersi al Pimento Aromatic Bitters, due bottiglie che segnano una svolta significativa nell’evoluzione degli amari in America.
Il successo degli amari in America
Una moda cominciata già nei primi anni 2000, quando i bartender americani hanno iniziato a curiosare tra le bottiglie d’amaro della tradizione italiana per creare nuove miscelazioni. Oggi gli amari sono essenziali nel settore della mixology e molti dei cocktail iconici più comuni negli States – Black Manhattan, Paper Lane, Aperol Spritz, Jasmine, Little Italy – si basano proprio sulla complessità agrodolce restituita da questi prodotti. È un trend che vale la pena monitorare: la maggior parte degli amari made in USA cerca di imitare lo stile nostrano, usando erbe, radici e agrumi, come fa Francesco Amodeo della Don Ciccio e Figli, negozio di liquori italiani di Washington D.C. che riproduce ricette realizzate dalla sua famiglia sulla costiera amalfitana nell’Ottocento. Preparazioni antiche che rinascono, non si reinventano, come ci tiene a precisare nello slogan della ditta.
La storia degli amari italiani
Ma torniamo a DeGroff e Breaux e il loro New World Amaro. È una bevanda ricca, pungente, intensa: da gustare in purezza oppure utilizzare per cocktail originali. Per un dopocena o l’orario aperitivo: in fondo, il primo aperitivo della storia nasce così, con il vermut reso celebre da Antonio Benedetto Carpano, che nella seconda metà del Settecento a Torino comincia a diffondere il prodotto pensato per stimolare l’appetito. Un po’ come si faceva già nell’Antica Grecia: fu Ippocrate il primo a inventare un vino aromatizzato con assenzio ed erbe da usare in caso di inappetenza. Ma a dare vita ai primi infusi di radici e piante in alcol furono le abbazie, dove gli amari venivano somministrati come medicinali per facilitare la digestione o, di nuovo, per favorire la fame. Non bevande da gustare per piacere, ma per necessità: con il Rinascimento, erboristi e speziali iniziano a valorizzare invece l’aspetto gustativo grazie all’arrivo delle spezie dall’India e dal Sud America. Gli amari diventano così prima prodotti d'élite destinati alla corte di Caterina de Medici, e da metà Ottocento il simbolo dei salotti aristocratici. E ora, passo dopo passo, si prendono l’America.
a cura di Michela Becchi