Tutto sommato, i social a qualcosa servono! Se non altro a toccare con mano il livello di degrado culturale che in parte gli stessi social contribuiscono a creare (e purtroppo – doloroso mea culpa – anche in parte per “nostra” responsabilità) tra gli appassionati di cibo o tra chi comunque è attratto da foto e post relativi al cibo. Abbiamo scritto del “fenomeno Giorgione” che ha scatenato sui social reazioni scomposte con accuse di traviare palati e menti e di usare un terreno culinary trash non adeguato alla reputation di Gambero Rosso. Oggi siamo a rilanciare sul fronte “Panino Cegliese”: testo e video a cura di Luca Cesari che – a rigor di cronaca – non è cuoco bensì storico e studioso della gastronomia di cui scrive su carta, digital e libri.
Politically Correct: gli anatemi sul web
I commenti che leggiamo sotto ai post del Panino Cegliese fanno per certi aspetti rabbrividire: per l’ignoranza che dimostrano, ma anche per la spocchia e la prosopopea e il classismo di cui fanno (involontariamente?) sfoggio. Quel panino è a base di pane, tonno in scatola, mortadella, capperi e provola. Ed è un panino nato nel Secondo Dopoguerra per la razione quotidiana di manovali e carpentieri che avevano bisogno di un cibo completo, pratico, economico, sostanzioso e anche gratificante nel sapore. Sono, questi, i classici ingredienti che negli anni ’50 le drogherie-alimentari-coloniali dei nostri paesini offrivano al popolo per sfamarsi prima che nascessero i supermercati, i discount, gli iper.
Roba da archeo-antropologia industriale. Roba da storici. Roba così radicata nella cultura popolare del nostro Sud, per esempio, da aver tracciato – con alcuni dei commenti lasciati sotto al post – una piccola per quanto incompleta (ma ben significativa) mappa dei “panini trasgressivi” di questo tipo. A breve speriamo che Luca Cesari possa mostrarcene almeno qualcuno in video, ma intanto vi sveliamo qui la mappa antropologica del panino trash e delle sue varianti: Cegliese (di Ceglie Messapica) con mortadella, tonno, capperi, provola piccante (variante: con giardiniera); Cegliese con cazzatedda, panino di pasta fritta con farcitura uguale alla Cegliese; Pasqualino di Alberobello: variante del cegliese con salame al posto della mortadella; Crotone: mortadella, provola, sardella e olive verdi schiacciate; Mafalda siciliana: mortadella limone e pepe; Sicilia: sgombro, una fettina di limone sottilissima, mortadella. “Era il panino dei contadini – dice la commentatrice su Instagram – debbo dire che ultimamente è stato rivalutato, ed è ottimo”.
“Il tonno in scatola? Non è da Gambero Rosso”
Ma veniamo alle “cose brutte”. Dice uno: “Questo video è la cosa più disgustosa che ho visto stamattina. Nemmeno nelle peggiori salumerie di Caracas farciscono un panino in questo modo. Ma che contenuti propinate? Mi chiedo!”. Era Ceglie, non Caracas ed è il retaggio di una tradizione non antica ma sicuramente popolare che ci racconta l’evoluzione del gusto e dei consumi. E che alla fine non è poi neppure niente male al gusto. Tanto che, sempre su Instagram, c’è pure chi commenta: “Provate prima di chiacchierare”. Appunto: purtroppo spesso si va avanti per luoghi comuni dati per acquisiti rinunciando a curiosare e sperimentare. E queta non è una bella cos per chi ami il cibo.
Poi, c’è il commento di chi dopo la povertà aspira al riscatto sociale, quindi dal tonno in scatola al caviale (tanto per dire): “Spero che sia uno scherzo. Perché non ci voglio credere che un panino che io mangiavo quando in famiglia non avevamo soldi abbia bisogno di uno chef su Gambero Rosso... Penso che mio figlio faccia dei panini più equilibrati e sensati”. Dovremmo approfondire il significato di “sensato ed equilibrato”, ma una tradizione molto pop che regge botta per quasi un secolo probabilmente di prove ne ha passate abbastanza di gusto in gusto, di palato in palato: tante da dirsi anche equilibrata e sensata.
Ignoranza, spocchia, classismo
Poi ci sono la spocchia, l’ignoranza e il classismo. “Può essere buono per chi frequenta McDonald, ma non è ugualmente sano! Questo panino, è composto da cibo in scatola quale tonno, probabilmente il meno caro, insaccato di mortadella in offerta, formaggio di un supermercato a caso, il tutto avvolto da un panino di carta imbustato da giorni. Ma io dico, con tutti gli ingredienti freschi che offre la tua regione, ‘st’accozzaglia industriale vi dovete mangiare? Io la vedo così, poi ognuno è libero di mangiare ciò che più gli aggrada”.
E ancora: “Mi ricordavo che il gambero rosso, promuovesse il buongusto non di certo un panino con il tonno in scatola. Credevo inizialmente fosse un canale fake, ma invece controllando bene mi sono puramente meravigliato. Questo panino in questione potrà essere anche “buono”, ma mi immagino tante di quelle eccellenze in Italia e nel mondo, che di certo non mi aspetterei mai un video del genere in questo canale”, dice un altro commentatore.
Provolone e mortadella: scelte da foodie!
Intanto, cominciamo a dire che non c’entra proprio nulla con McDonald’s e poi andiamo ad analizzare se sia più o meno sano. Tonno in scatola, sott’olio o al naturale: cos’ha che non va? Per non andare ad analizzare quanto piò costare un ingrediente del genere: tanto da meritarsi anche un posto in qualche gioielleria del gusto. In foto ne vedete solo le prime marche che escono se digitate tonno in scatola! Mortadella: beh, quella che vedete nel video di Luca Cesari è la Favola del salumificio Palmieri di San Prospero (20 euro il chilo). Il provolone (o provola) se di qualità può costare dai 32 ai 40 euro al chilo (come quello “del Monaco” che ha almeno 6 mesi di stagionatura o come il caciocavallo podolico); ma anche il più “banale” provolone piccante Auricchio non lo trovate se non intorno ai 20 euro nelle versioni più economiche. E poi, ma qual è il problema di mangiare un tonno in scatola anche fosse del normalissimo supermercato? Perché dovrebbe essere pessimo? E perché non sarebbe da Gambero Rosso? Sinceramente si tratta di considerazioni che troviamo inaccettabili. Queste sì, non certo il panino cegliese!