Il Giardino Mistico degli Scalzi. Le origini
Degli oltre 500 piccoli e grandi giardini nascosti tra i canali e le calli di Venezia (di orti “segreti” in Laguna abbiamo già detto a proposito dell’orto carcerario della Giudecca), l'Orto degli Scalzi è indubbiamente il più esteso. Ma anche il più insospettabile, perché la sorpresa di scoprirlo si rivela, agli occhi di chi sa spingersi oltre ciò che è prevedibile, a pochi passi appena dalla stazione ferroviaria di Santa Lucia, primo punto di approdo “via terra” sull'isola per migliaia di visitatori delle nazionalità più diverse. Ad assicurarne la sopravvivenza, ormai da diversi secoli, è l'Ordine dei Carmelitani Scalzi, che dalla seconda metà del Seicento abita il convento adiacente la Chiesa di Santa Maria di Nazareth, progettata da Baldassarre Longhena e affrescata un secolo più tardi dal Tiepolo. All'atto della compravendita dei terreni, ceduti da Francesco Venier, i frati acquistarono anche orti e giardini presenti nell'area, poi confluiti in quello che oggi è (poco) noto come Giardino Mistico degli Scalzi, secondo la configurazione tipica degli antichi broli dei complessi conventuali, circondati da alte mura che li proteggevano da sguardi indiscreti.
Ed è probabilmente anche per questo che il Giardino Mistico ha custodito tanto a lungo il suo segreto, continuando a restare defilato all'invasione di turisti che ogni giorno transitano davanti alla porticina di accesso al complesso, senza prestarle troppa attenzione.
L’Acqua dei melissa dei frati Carmelitani
Ben più celebre, invece, è il prodotto che dell'orto ha garantito la sopravvivenza fino ai giorni nostri: l'Acqua di melissa è un rimedio terapeutico e digestivo la cui ricetta è stata ideata proprio dai frati dell’Ordine all’inizio del Seicento, a Parigi. All’epoca, il prodotto era noto come Alcolato di melissa, e conteneva nove spezie e quattordici piante; la più caratterizzante era appunto la melissa officinalis; quanto, all’inizio del Settecento, un carmelitano della comunità veneziana ebbe modo di conoscere il prodotto “miracoloso” a Parigi, rientrato in laguna, con l’aiuto di un erborista, decise di perfezionare una ricetta speciale, il cui ingrediente principe sarebbe stato la melissa moldavica, coltivata solo nell’orto veneziano. Nel 1710 nasceva ufficialmente l’Acqua di Melissa dei Carmelitani Scalzi di Venezia, oggi venduta nell’erboristeria del convento (che in Calle Priuli del Cavalletti conserva anche la sua distilleria): dalla metà del Settecento i frati ne possiedono il privilegio esclusivo di produzione e vendita, e persino Carlo Goldoni, ne La Locandiera, ne cita le virtù salutistiche, apprezzate largamente dalla popolazione dell’epoca, e ancora esaltate oggi (in passato antidoto contro la peste, oggi rimedio naturale contro il mal di stomaco, il mal di testa, gli svenimenti, la forfora, e chi più ne ha, più ne metta). Così, l’Acqua di Melissa – frutto principalmente della combinazione di quattro oli essenziali puri: cedro, chiodi di garofano, cannella e melissa moldavica, di cui si distillano in corrente di vapore foglie e fiori – si colloca a pieno titolo nel gruppo numerosissimo di “specialità” prodotte e custodite dalle comunità monastiche italiane. Oggi il registro delle vendite segna circa 20mila pezzi in un anno, negli anni Trenta il successo del preparato era incredibile, con 20mila confezioni vendute ogni mese.
La rinascita del Giardino Mistico. Il vino dei frati
Ma se è vero che proprio la produzione del preparato fitoterapico ha garantito la sopravvivenza dell’orto di Cannaregio, è soprattutto grazie all’operazione di restauro filologico condotta qualche anno fa dal Consorzio Vini Venezia se, dal 2015, il Giardino Mistico è nuovamente aperto al pubblico (solo su prenotazione, con visita guidata) nella forma che si presume avesse in origine. Il progetto, infatti, ha preso le mosse con l’obiettivo di ripristinare la biodiversità lagunare, partendo dalla riscoperta della viticoltura locale. Allo scopo, sono state necessarie numerose esplorazioni e analisi del Dna, che hanno permesso di impiantare nell’orto-giardino un vigneto, composto da antiche varietà autoctone. E la produzione vinicola, nell’orto degli Scalzi, si è regolarmente avviata fino a restituire, solo un anno fa, la prima produzione del vino dei frati: le oltre 700 piante di vite nascoste tra le mura del convento sommano 21 varietà antiche riscoperte con l’aiuto delle Università di Padova e Milano; i grappoli raccolti, con l’aiuto dei frati, sono confluiti insieme a quelli in arrivo dalle vigne di Torcello sulla terraferma, dove la prima produzione ha restituito due vini da tavola, un bianco e un rosso, di spiccata nota minerale, in edizione limitata, per un totale di 1500 bottiglie.
Il Giardino Mistico degli Scalzi. Alla scoperta dell’orto
Ma non finisce qui, perché il ripristino dell’orto-giardino ha riportato in auge anche le altre aree tematiche tipiche degli antichi orti conventuali, secondo una progettazione spaziale che asseconda le allegorie bibliche. Oggi, quindi, il Giardino Mistico si presenta ai visitatori suddiviso in sette aiuole che simboleggiano le sette dimore del Castello Interiore di Santa Teresa d’Avila. Quel che più ci interessa, però, è che ogni zona dell’orto è pienamente produttiva, coltivata dai frati della comunità (oggi sono rimasti in tre) con l’ausilio di giardinieri professionisti. Alla prima zona, destinata al prato verde, segue l’orto delle erbe officinali, che resta il cuore del giardino perché garantisce l’approvvigionamento di melissa per la distilleria del convento.
Poi c’è l’orto alimentare: ortaggi e verdure sono raccolti per foraggiare le attività monastiche, ma il surplus viene venduto a chi ne fa richiesta presso l’erboristeria/bottega dei Carmelitani Scalzi (aperta 9-17.30), previa disponibilità (su offerta libera).
Accanto al vigneto, articolato in 17 filari, c’è il cosiddetto frutteto “dei gusti perduti”, piantato con 40 varietà rare e antiche di frutti (tra alberi di noce, kiwi, cachi, susine, mele). Poi ancora l’orto con 13 ulivi (come gli apostoli e Gesù), e il bosco, che simboleggia la Passione. Al centro del giardino, un albero di melograno è forse il fulcro simbolico di questa rappresentazione teologica in chiave botanica.
Nel complesso l’orto si estende su un appezzamento regolare di 5mila metri quadri, un ettaro è destinato alla viticoltura. Tutt’intorno, gli edifici di Cannaregio costituiscono la quinta scenica di un luogo fermo nel tempo, che sa regalare un’oasi di quiete a pochi passi dal caos cittadino. Anche per questo le visite sono contingentate, seguite da volontari che guidano i visitatori alla scoperta dei segreti del giardino ogni giorno (da aprile a ottobre), ma nel rispetto delle necessità conventuali. Una visita (e un passaggio in bottega, per assicurarsi una confezione di Acqua di Melissa) è vivamente consigliata.
Giardino Mistico degli Scalzi - Venezia – Cannaregio, 54 – per info e prenotazioni [email protected]
a cura di Livia Montagnoli