Giacomo Casanova, il grande seduttore che divenne Principe dei Maccheroni

12 Gen 2025, 13:04 | a cura di
Tra un'avventura amorosa e l'altra, dentro e fuori le corti regie, e spesso in fuga per l'accusa di libertinaggio, Casanova trovava sempre occasione per dare sfogo a un'altra grande passione, quella per i maccheroni

Giacomo Casanova passa alla storia come il più grande seduttore di tutti i tempi. Non è casuale che adesso il suo cognome venga usato quale sinonimo di rubacuori. Eppure, al di là di quanto si possa pensare, il ritratto da avventuriero e dongiovanni non basta a inquadrare pienamente il veneziano, uno dei personaggi più discussi del Settecento. Non tutti sanno infatti che Casanova era pure un buongustaio, quello che oggi potremmo considerare un buon gourmand. Una ricostruzione fondata, che ci arriva attraverso dei documenti scritti, il lascito letterario del protagonista.

Giacomo Casanova era un insospettabile gourmand

L’indole libertina e la raffinata arte di seduzione ne hanno fatto un “mito”, per qualcuno una sorta di antico maschio alfa da ammirare. Ma Giacomo Girolamo Casanova era molto altro. Secondo gli studiosi anche una delle prime spie della storia italiana, a servizio del doge della Repubblica di Venezia. Soprattutto, va detto che in pochi sono a conoscenza della consistente produzione letteraria, tanto in prosa quanto in versi, con cui ha fornito una rappresentazione di sé stesso sovradimensionata, come personalità desiderata persino presso le corti regie (la verità è che ha sempre nascosto male la propria ambizione a sentirsi uno dell’aristocrazia, viste le origini più umili). A scandire dunque le giornate del veneziano erano anche i momenti di scrittura, non solo di passione carnale. E dalle sue Mémoires, uno degli ultimi lavori, esce fuori tutto l’interesse per il cibo, come puro godimento culinario oppure, all’interno di una dimensione quasi afrodisiaca, come ouverture dell’altro piacere. Sempre alla ricerca del sapore deciso, per quanto semplice: «ho amato i piatti dal gusto forte: il pasticcio di maccheroni preparato da un buon cuoco napoletano, l’ogliapotrida, il merluzzo di Terranova con molto sugo, la cacciagione aromatica e ben stagionata, e i formaggi la cui eccellenza si manifesta quando i minuscoli esseri che li abitano cominciano a diventare visibili».

Casanova, Il Principe dei Maccheroni

A forza di viaggiare, girando per l’Europa e passando da una corte regia all’altra, Casanova affina gusto e palato. Viene a conoscenza di moltissime ricette, regionali e straniere (l’«olla potrida» citata precedentemente è una specialità spagnola preparata con uno stracotto di carni, salamini piccanti, verdure e spezie), ma alla fine nessuna leccornia riesce mai ad affievolire l’amore viscerale nei confronti dei maccheroni, che menziona più volte nella propria opera autobiografica Memorie, scritta in lingua francese e bandita come il resto dei lavori dell’autore, inseriti nell’Indice dei libri proibiti dalla Chiesa Cattolica.

Tanto è forte l’amore verso la pasta che, messo alla prova, gliene viene dato riconoscimento in una circostanza del tutto particolare: «[…] andai a fare una passeggiata a Chioggia […]. Vidi un caffè e ci entrai. Un giovane dottore in legge, che era stato mio compagno universitario a Padova, mi abbracciò e mi presentò al farmacista che aveva il negozio proprio accanto al caffè, dove, mi disse, tutti i letterati del posto si incontravano. Dopo un quarto d’ora sopraggiunse un grosso frate giacobino, orbo da un occhio, modenese, che si chiamava Corsini. L’avevo conosciuto a Venezia, e quando mi vide si avvicinò e mi fece le più grandi cerimonie. Mi disse che ero arrivato appena in tempo per prendere parte al pic-nic che avrebbero fatto gli accademici maccheronici l’indomani, dopo un convegno all’accademia, al quale ciascun membro avrebbe recitato una propria composizione in onore dei maccheroni. Mi esortò a onorare l’accademia recitando un mio brano, e di partecipare al pic-nic, e io accettai». Nel 1734, in linea con quanto scrive il grande seduttore, i circoli maccheronici in cui si ritrovano per diletto vari intellettuali si registrano pure a Chioggia. Per Casanova però non sarà un momento come un altro: dopo l’acclamazione per un sonetto di dieci strofe dedicato ai maccheroni, primeggia anche a tavola mangiando così tanti maccheroni da essere rivestito di un nuovo “titolo”, questa volta per meriti gastronomici: il Principe dei Maccheroni.

I Maccheroni di Casanova

Nel XVIII secolo, la pasta mostra già la sua ‘vocazione’ popolare. Per dire, a Napoli si diffonde come street food da mangiare con le mani. E i maccheroni si trovano un po’ ovunque, in molte trattorie dello Stivale, quanto meno nelle loro dispense (non solo quindi dentro a timballi e pasticci dei ceti abbienti). Ne dà conferma lo stesso Giacomo Casanova che nel suo Storia della mia vita del 1797 ci lascia un curioso aneddoto estrapolato dal racconto del viaggio a Parma, città ducale di cui erano originari padre e nonni. Scrive della propria esperienza all’interno di una locanda con tono seccato, lo sfogo di chi aveva un grandissimo desiderio, non prontamente soddisfatto: «morivo di fame, e mi dissero che non c’era nulla da mangiare. Ma convinto del contrario, ordinai al locandiere, ridendogli in faccia, di portarmi burro, uova, maccheroni, prosciutto e formaggio parmigiano, poiché so che queste son cose che in Italia si trovano dappertutto». Nascono da questa e altre testimonianze dirette i piatti di pasta diffusi oggi come i famosi Maccheroni di Casanova, insospettabile gourmand, e non solo un grande seduttore.

linkedin facebook pinterest youtube rss twitter instagram facebook-blank rss-blank linkedin-blank pinterest youtube twitter instagram